I tre re Magi sono oramai figure da noi molto conosciute, perché da sempre rappresentate nel tradizionale sfondo della Natività con l’Epifania ma, allo stesso tempo, sono delle immagini tuttora ricche di mistero.
I loro profili, infatti, rappresentano ancora molti elementi riconducibili sia alla tradizione che alla leggenda. Leggenda sono i loro nomi, ovvero Melchiorre, Baldassarre e Gaspare, come il fatto che fossero dei re.
Si stima che fossero i sacerdoti dei Medi, ovvero gli antenati degli attuali Curdi, un popolo montanaro sottomesso dai Persiani nel VI secolo a.C.: secondo lo storico greco Erodoto, essi interpretavano i sogni e studiavano gli astri. Inoltre, praticavano la religione del mazdeismo, ovvero basata sugli insegnamenti del profeta Zarathustra (o Zoroastro) e sul simbolo del fuoco.
Citati soltanto dal Vangelo di Matteo, nei primi dodici versetti del secondo capitolo, tra le ipotesi c’è quella che li vede provenienti dalla Persia o dalla Mesopotamia, ma di fatto l’apostolo non specifica il loro numero, i nomi e il fatto che fossero o meno dei re. Gli studiosi ritengono che il Vangelo di Matteo volesse lanciare un messaggio al di fuori della Palestina, sostenendo che Gesù si era rivelato anche ai non ebrei (per gli ebrei i Magi erano infatti pagani).
Risultano inoltre esserci delle profezie bibliche che predicevano che al Messia sarebbe stato donato dell’oro d’Arabia e che i re degli Arabi e di Saba gli avrebbero offerto dei tributi.
Molti dei dettagli da noi conosciuti sui tre Magi sono stati tramandati anche da quattro testi apocrifi (ovvero esclusi dalla Bibbia) molto diffusi e cioè il Vangelo arabo-siriaco, il Vangelo armeno dell’infanzia e Pseudo-Matteo (tutti e tre scritti dal V secolo in poi) e il Protovangelo di Giacomo, quest’ultimo scritto pochi decenni dopo il testo di Matteo.
Il Vangelo armeno, ad esempio, sosteneva tra le varie cose che i Magi erano tre re fratelli, i quali avevano compiuto nove mesi di viaggio per giungere a destinazione, seguiti da 12 mila cavalieri, preceduti da Eva, risorta per l’occasione.
I Magi possono essere stati più di tre (e infatti Matteo non ne specifica il numero e dice genericamente che venivano da Oriente): le immagini antiche ne raffigurano due, quattro e addirittura dodici, mentre è possibile che provenissero dall’Iran, la patria del mazdeismo, ma anche dall’attuale Yemen e dal sud dell’Oman, regione che produceva tutti e tre i doni dei Magi (oro, incenso e mirra).
Alcune informazioni derivano dall’interpretazione di alcuni passi dell’Antico Testamento: il numero 3, simbolico nelle Sacre Scritture, si riferiva al numero dei continenti all’epoca conosciuti e al fatto che tutto il mondo aveva reso omaggio a Cristo. Un simbolismo completato dalla presenza di un magio di colore, che rappresentava le popolazioni africane. Il numero di tre Magi, inoltre, potrebbe essere stata una deduzione dal numero stesso dei doni, anch’essi simbolici.
Ciò che pare certo è che i veri Magi indossassero pantaloni aderenti, tuniche corte, scarpe a punta ricurva e ampi mantelli sulle spalle, con il capo coperto dai tipici “berretti frigi”, così come li raffiguravano le immagini paleocristiane e un mosaico un tempo presente sulle facciate della Basilica della Natività a Betlemme.
Matteo parla inoltre di una stella generica, mentre la stella cometa che noi conosciamo trae origine dall’affresco di Giotto “L’adorazione dei Magi”, dipinto nella Cappella degli Scrovegni a Padova, che prendeva spunto dal passaggio della cometa di Halley nel 1301. La stella dei Magi, invece, si riferiva ai fenomeni celesti realmente avvenuti tra il VII e IV secolo a.C. (l’epoca effettiva della nascita di Gesù), che rivelò un effetto ottico straordinario.
Infine, una leggenda racconta che i Magi sarebbero morti a Gerusalemme, dove si erano recati dopo la resurrezione di Gesù, per testimoniare la fede. Le loro spoglie vennero ritrovate da Sant’Elena e trasportate a Costantinopoli, poi donate a Eustorgio, vescovo di Milano dal 343 al 355. Il vescovo fece trasferire le reliquie nella sua città e in loro onore venne fatta edificare la basilica di Sant’Eustorgio, dove il carro trainato dai buoi che trasportava il sarcofago si era impantanato nel fango.
Le reliquie rimasero lì fino al 1164, quando Federico Barbarossa se le portò a Colonia, dove sono tuttora custodite nel duomo. Negli anni ottanta del Novecento vennero svolti degli esami scientifici sulle reliquie di Colonia e ne è risultato che i tessuti provengono da tre stoffe distinte, due di damasco e una di taffettà di seta, di provenienza orientale e databili tra il II e IV secolo.
La figura dei Magi, pertanto, suggerisce ancora numerose ipotesi ed è da stimolo per diverse ricerche scientifiche, ma sul tema è da ricordare l’omelia di papa Francesco del 6 gennaio 2016: “I Magi rappresentano gli uomini di ogni parte della terra, che vengono accolti nella casa di Dio. Davanti a Gesù non esiste più divisione alcuna di razza, di lingua e di cultura: in quel Bambino, tutta l’umanità trova la sua unità”.
(Foto: web).
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