Upupa, la regina degli uccelli

Benvenuta, o upupa, guida e messaggera di verità in ogni valle”. Così comincia “Il verbo degli uccelli”, poema del mistico Sufi Farld ad-Din ‘Anar scritto nel XIII° secolo. Prima di lui, nella Bibbia e nel Corano troviamo paragrafi dedicati a questo splendido uccello che affascinò Aristofane e Ovidio e, per rimanere in tempi e luoghi a noi più vicini, Ugo Foscolo ed Eugenio Montale.

Il motivo di tale successo appare scontato a chiunque abbia mai osservato un’upupa. Piumaggio sgargiante, volo ondulato intervallato da scarti repentini e la vistosa cresta sul cranio hanno, da sempre, attirato l’attenzione di artisti e poeti che davanti a quei colori e a quelle forme le hanno assegnato attributi regali e qualche raro, ma purtroppo sempre presente nella cultura contadina, presagio di sventure.

Certo è che quando passiamo dalla superstizione alla conoscenza scientifica, si saltano a pié pari sciocche credenze che identificavano l’upupa come uccello notturno e nidificante sulle tombe e quindi, se non messaggero degli dei, oggi l’ecologia l’appella sicuramente messaggero di primavera e nidificante, quando glielo permettiamo, in un albero cavo tra i vigneti.

Non so se qualcuno di voi ha mai visto un nido di upupa; se si, sicuramente ne avrà sentito l’odore acre e intenso. Ebbene, la causa di questo cattivo odore non è altro che l’effetto di un naturale antibiotico prodotto dalla femmina prima e durante la cova. L’ecologia dell’upupa ci insegna che la femmina depone le uova in nidi preesistenti e la zoologa Silvia Diaz-Lora, in un bellissimo esperimento, ha messo in evidenza come la femmina preferisca non solo nidi già costruiti, ma quelli realizzati con materiali caratterizzati da un certo grado di morbidezza e già utilizzati in precedenti stagioni riproduttive.

Di fronte alla possibilità di nidi costruiti con materiali nuovi e quelli preesistenti nessun dubbio, l’upupa preferisce il vintage, ma il riutilizzo di vecchio materiale ovviamente rappresenta un alto pericolo d’infezione, ed è qui che interviene il processo evolutivo. A differenza del maschio, l’upupa femmina convive con dei microorganismi che rappresentano la soluzione contro le probabili contaminazioni della nidiata; così, appena avvenuta la deposizione, la femmina spande sulle sue uova un fluido ricco di batteri secreto dall’uropigio (la ghiandola che tutti gli uccelli hanno sopra la coda); questi batteri rilasciano degli antibiotici che impediscono a microbi più pericolosi di infiltrarsi all’interno delle uova e risultare dannosi per i pulcini. Upupa quindi non solo specie regale, ma un meraviglioso esempio di coevoluzione tra microorganismi e uccelli.

(Autore: Paola Peresin. Foto: Flickr).
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