Veneto, vaccinazione contro il Covid nelle donne in gravidanza, la dottoressa Cattelan: “È altamente consigliata e raccomandata”

“La vaccinazione nella donna gravida è altamente consigliata e raccomandata”: lo ha affermato nei giorni scorsi la dottoressa Annamaria Cattelan, primario di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliera di Padova.

Tra i pazienti Covid ricoverati nel reparto in cui lavora, oltre a persone della fascia 50-60 anni, ci sono stati anche dei ricoveri di un 24enne, di un 32enne e di due donne in gravidanza.

“Tra i pazienti non vaccinati c’erano anche due donne gravide – ha precisato la dottoressa Cattelan – Anche qui adesso stiamo cercando di insistere sulla vaccinazione in questa categoria specifica di popolazione, perché è vero che non c’erano delle linee guida ben definite ma adesso ci sono, sia a livello italiano che internazionale, per cui la vaccinazione nella donna gravida è altamente consigliata e raccomandata. Quindi questo è un tema sul quale dobbiamo impegnarci proprio prossimamente”.

Il primario di Malattie Infettive dell’Azienda ospedaliera padovana si è espressa anche sulla situazione dell’emergenza Covid in generale.

“La situazione non è sicuramente da bollino rosso, ma merita molta attenzione ed impegno – ha spiegato – I ricoveri purtroppo stanno aumentando: noi eravamo arrivati a giugno ad avere 14 ricoveri complessivi in un mese di pazienti Covid, siamo andati a luglio ad averne 35 mentre ad agosto sono già 48, quindi il trend è in ascesa”.

La dottoressa ha sottolineato che la maggior parte dei pazienti ricoverati non si sono vaccinati contro il Covid-19.

Due terzi della nostra attività viene fatta su persone che potevano vaccinarsi, che avrebbero potuto usufruire del vaccino e che forse non sarebbero mai state ricoverate – continua -, tanto che alcune di queste dicono: ‘Caspita, se mi fossi vaccinato non sarei qui’, e che ci permetterebbero di dedicare i posti letto e poi le risorse umane alla cura di tutte le altre patologie che purtroppo in questo anno e mezzo abbiamo in parte trascurato per ovvi motivi”.

Il primario ha detto che molte persone ricoverate provengono da Paesi dell’Est Europa dove erano andate a fare le vacanze estive.

“Abbiamo dei dati scientifici pubblicati molto recentemente che ci mostrano come l’infettività è maggiore nei due giorni prima della comparsa dei sintomi fino ai tre giorni successivi – aggiunge – Queste persone, che sono rientrate in autobus con tanti altri connazionali, ovviamente hanno rappresentato un vero possibile inizio di focolaio”.

Ci sono anche dei pazienti, vaccinati con doppia dose a partire da gennaio e febbraio, che hanno sviluppato l’infezione: la dottoressa Cattelan ha spiegato che si tratta di persone molto debilitate, anziani con patologie che non hanno avuto risposta anticorpale a causa delle malattie ematologiche sottostanti.

“Queste persone meritano una risposta ancora maggiore – conclude – Meno circolazione di virus c’è e meno queste persone possono venire a contatto con il virus e quindi ammalarsi. Anche questa è un’ulteriore spinta alla vaccinazione. Io sono convinta che il vaccino sia la nostra arma vincente perché ci ha permesso di mantenere questo relativo basso numero di ricoveri nonostante vi sia stata una ripresa direi quasi totale della vita comunitaria. Però il vaccino non è la soluzione completa, perché abbiamo bisogno di altre attenzioni: tenere sempre alta l’asticella soprattutto nei riguardi delle persone che sono un po’ più deboli e più fragili, che poi sono quelle che effettivamente possono essere colpite dall’infezione”.

(Foto: Facebook).
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