In questi giorni si è parlato molto del sospetto che qualcuno, anche in vista della cena di Capodanno, abbia chiesto il test al proprio medico, senza doverlo pagare, per capire se è positivo al Covid.
Molti medici veneti, inoltre, sono rimasti perplessi che alle aziende sanitarie locali sia stato chiesto di verificare la natura delle impegnative per controllare che non ce ne siano di inappropriate o, aspetto ancora più grave, per ottenere il Green pass.
Continua anche la discussione sulla famosa “stretta sui tamponi”, e sulla conseguente reazione delle Ulss, per far fronte all’assalto ai Covid point registrato negli ultimi giorni anche in Veneto.
“Sospettare che un medico possa prescrivere un tampone per soddisfare un’esigenza di Green pass di pazienti non vaccinati – affermano il dottor Salvatore Cauchi, presidente Regionale Snami Veneto (Sindacato Nazionale Autonomo Medici Italiani), e la dottoressa Elisabetta Drusian, addetto stampa regionale di Snami Veneto – o di partecipazione ad eventi ludici quali veglioni o pranzi, vuol dire assolutamente sospettare sulla poca professionalità dei medici convenzionati con il Servizio Sanitario Nazionale e operanti nel territorio Regionale quali i Medici di Medicina Generale e i Pediatri di Libera Scelta”.
“Che la Regione Veneto sia una delle regioni in Italia con un alto numero di positivi per SARS-CoV2 è trasmesso da tutti i social media – continuano – ed è stato sempre attribuito dalle Istituzioni Regionali dall’alto numero di tamponi effettuato. Ora questo diventa un problema? Forse, se la criticità della tenuta dei Covid point è vacillata, le cause andrebbero probabilmente cercate da altre parti e non nella professionalità di operatori sanitari che prescrivono accertamenti in scienza e coscienza per preservare la salute pubblica cercando di accertare ed isolare pazienti Covid positivi”.
Snami ha aggiunto di non poter sapere se esistono dei “furbetti” ma ha anche ribadito che, in questa nuova fase dell’emergenza sanitaria, i medici veneti continuano ad agire diligentemente, accuratamente, minuziosamente e meticolosamente per preservare la salute dei pazienti.
“Ci sentiamo ancora una volta sotto inquisizione – aggiungono -, senza motivazioni dopo aver cercato in tutti i modi di aiutare a superare le gravi carenze di personale presenti e palesi, attese e, almeno da noi, denunciate in tempi non sospetti con richieste di incontri per l’attuazione di una programmazione sanitaria che non portasse a tale scenario. Richieste sempre disattese. Sicuramente il tutto peggiorato e reso più difficile dalla pandemia, ma meno grave se si fossero presi i giusti provvedimenti per tempo”.
“Ci pare decisamente assurdo che un paziente voglia fare 5 ore di coda a un Covid point per fare il veglione quando starebbe decisamente prima, e con prezzi non decisamente esorbitanti, ad andare in farmacia – concludono – Che in questo periodo in cui siamo veramente in una gravissima situazione pandemica si trovi il tempo per fare statistiche, contando i tamponi, ci sembra assolutamente assurdo. Ma come sempre, se l’amministrazione sanitaria veneta cade, ovviamente le colpe è più facile attribuirle altrove”.
(Foto: web).
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