Verso il reintegro del personale sanitario “no vax”. Zaia: “Non rinnego quanto fatto per il Covid, abbiamo necessità di medici”

Ha fatto parlare in questi giorni l’annuncio fatto dal neoministro della Sanità Orazio Schillaci in merito alla volontà di reintegrare negli ospedali il personale sanitario che ha scelto di non sottoporsi alla vaccinazione contro il Covid-19, a sei mesi dalla sospensione dello stato di emergenza e in considerazione all’andamento dei contagi. Una procedura che è stata attivata e avrà tempi brevi.

Una decisione che sta facendo discutere a livello nazionale tanto che è scattato il cosiddetto “caso Puglia”: la Regione in questione, infatti, ha annunciato che manterrà l’obbligo vaccinale anche contro il Covid per gli operatori sanitari. Obbligo che stabilisce che il personale sanitario deve ricevere tutte le vaccinazioni raccomandate a livello nazionale, antinfluenzale compresa.

Ma anche altre Regioni italiane, in queste ore, hanno levato gli scudi di fronte alla prospettiva voluta dal Governo: si tratta di Campania, Emilia Romagna e Lazio.

In Campania, il presidente Vincenzo De Luca ha inviato una direttiva ai direttori generali delle aziende ospedaliere, per mettere in campo le azioni necessarie al fine di evitare il contatto diretto tra personale non vaccinato e pazienti. Lazio ed Emilia Romagna, invece, intendono escludere il personale no vax dai reparti con pazienti a rischio.

Sulla questione si è espresso anche il presidente della Regione Veneto Luca Zaia: “Non rinnego tutto quello che è stato fatto per il Covid, – ha dichiarato ai microfoni dei giornalisti – questi medici sarebbero rientrati tra due mesi”.

“Abbiamo necessità di medici, tanto è vero che solo nella mia Regione ne mancano 3 mila – ha aggiunto – È un momento di assoluta congiuntura astrale negativa, considerato che i medici e anche le altre professioni sanitarie sono la parte che ci mette in difficoltà”.

(Foto: Regione Veneto).
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