Zaia spiega come funziona l’applicazione: “L’alternativa è mettersi sulla porta dell’ospedale e attendere i pazienti”

I dati sull’emergenza Coronavirus in Veneto, forniti dal governatore Luca Zaia nel punto stampa di questa mattina, martedì 21 marzo 2020, sono: 268.069 tamponi (7.259 più di ieri), 11.059 persone in isolamento (600 in meno di ieri), 16.404 positivi ad oggi (277 più di ieri rispetto ai tamponi che arrivano), 1.407 ricoverati (46 in meno rispetto a ieri), 177 terapie intensive, 2.175 dimessi, 972 morti in ospedale (1.154 in totale) e 93 nati nella giornata di ieri.

Il bollettino della Regione, seguendo quanto detto da Zaia, conferma quindi la discesa che, ormai, si è consolidata ma il virus c’è e i veneti non sono indenni dallo stesso e dal contagio. La grande preoccupazione è leggere l’eventuale apertura (parziale o totale) del 4 maggio come la necessità di dire “è finita”.

“Non sarà la Festa della Liberazione – ha dichiarato il presidente della Regione Veneto – ma sarà l’inizio di un percorso di convivenza con il virus. L’applicazione è la volontà di mutuare le esperienze che si sono già fatte ovvero la Cina, la Corea, Singapore e altri Paesi. È uno strumento digitale che si scarica, che permette a livello nazionale di tracciare i contatti”.

L’esempio fatto dal presidente Zaia per capire il meccanismo dell’applicazione è molto chiaro: “Ci sono due viaggiatori che si incrociano per caso, non si conoscono.

Uno è siciliano e uno è veneto. Si trovano davanti al banco del bar a distanza inferiore ai due metri. Il siciliano inizia con il veneto una conversazione che dura più di 15 minuti. Le applicazioni hanno questi due elementi: distanza inferiore ai due metri tra i due conversanti e più di 15 minuti di conversazione. I due telefonini, che avranno le applicazioni scaricate, dialogano fra di loro e registrano il contatto”.

“Il siciliano e il veneto si salutano e vanno a casa senza scambiarsi il numero di telefono perché la chiacchierata è fortuita – continua l’esempio -. Uno dei due diventa un Coronavirus sintomatico e viene ricoverato. I medici, che sanno che c’è l’applicazione, chiedono di vedere i contatti di quel telefonino e scoprono che c’è il contatto della persona incontrata dal contagiato nel banco del bar. Chiamano la persona e la invitano ad andare a fare un tampone in una struttura ospedaliera perché ha avuto un contatto con un positivo”.

“Quali sono i vantaggi? – aggiunge Zaia – Che chi è ignaro di essere positivo evita di andare a contagiare familiari, amici e nuovi contatti oltre ad essere curato subito se è positivo”.

Per il presidente Zaia sono giuste le questioni e le osservazioni sulla privacy ma, secondo il governatore del Veneto, “l’alternativa all’applicazione è mettersi sulla porta dell’ospedale e attendere i pazienti”.

I tecnici, secondo quanto precisato da Zaia, scrivono nella letteratura, anche internazionale, che le applicazioni funzionano se almeno il 60% della popolazione le ha installate.

(Fonte: Andrea Berton © Qdpnews.it).
(Foto: archivio Qdpnews.it).
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