Semplice, efficace e amica dell’ambiente: l’idea innovativa di Vittorio Berton, enologo e legale rappresentante della cantina “Castello di Berton Vini” di Vidor, si propone di affrontare una delle sfide più complesse del settore vinicolo negli ultimi anni.
“La mortalità nei vigneti è sempre esistita. – esordisce Berton – Ma, negli ultimi anni, a causa della flavescenza dorata, abbiamo perso patrimonio genetico e produttività, e questo ha comportato di segnare l’impianto di nuove barbatelle come appuntamento annuale a calendario”.
“Così – racconta – quando ho visto l’esperimento di Gianpaolo, viticoltore e amico, che aveva posto intorno alle piccole barbatelle di glera dei cartoncini ritagliati artigianalmente per impedire la crescita di erbe infestanti, ho voluto monitorarlo per un anno intero”.
Si tratta – spiega Berton – di “un metodo totalmente ecosostenibile che ci permette di evitare il diserbo nel primo anno di coltivazione delle piccole barbatelle, in quanto il cartone funge da pacciamatura ed evita lo sfalcio meccanico dell’erba: quest’ultimo, infatti, potrebbe causare delle necrosi a livello dei vasi linfatici lasciando un danno irreparabile nello sviluppo del fusto”.


Entrando nello specifico del materiale utilizzato, Berton sottolinea che “il progetto risulta ecosostenibile proprio perché parliamo di cartone riciclato che si degrada in modo autonomo dopo un anno”: “Il suo costo – afferma – è irrisorio rispetto ai metodi di pacciamatura che solitamente si trovano in commercio, come i dischi in fibra di cocco che contengono lignina e si degradano più lentamente”.
L’enologo vidorese ha dato poi un ulteriore valore al progetto: “Lo ho reso rotondo – dice – per renderlo più comunicativo. Vista l’importanza di tutte le pratiche agronomiche nel primo anno di coltivazione, ho deciso di stampare delle rappresentazioni grafiche dei vari lavori da svolgere per ottenere dei pezzi stampati pronti all’uso”.
“In questo modo il mio dipendente, che è straniero e in queste fasi ha ancora delle difficoltà con la lingua italiana – prosegue -, ogni volta che si recherà in vigna, avrà una memoria grafica dei lavori svolti e di quelli ancora da svolgere. Seguendo passo a passo le viti si avrà un accrescimento vigoroso e quindi la possibilità di cancellare quanto prima la fallanza”.
Berton guarda anche al futuro dell’agricoltura in pendenza, tra tecnologia e tradizione: “Così riduciamo le ore di lavoro nelle nostre colline. Come ben sappiamo, lavorare in collina richiede innanzitutto passione. Si sta già studiando l’utilizzo di droni che ci aiuterebbero nei trattamenti fitosanitari, ma servirà una deroga che cancelli il divieto di utilizzo per via aerea. Oppure si andrà verso un macchinario robotico: non è un pensiero troppo futuristico”.
Infine, lancia un appello: “Non deve passare il messaggio sbagliato: vendiamo bottiglie costose perché abbiamo una qualità superiore che solo in collina si può ottenere”.
(Autore: Dplay)
(Foto: Società Agricola Castello – Vittorio Berton)
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