“Le sempre più tragiche vicende della guerra in Palestina ci chiedono con urgenza di porre un segno diocesano”: è così che la Chiesa di Treviso, attraverso gli uffici di Pastorale sociale – giustizia e pace, Caritas, Centro Missionario, Migrantes, Pastorale della Salute e Liturgico, scrive a tutte le parrocchie, per proporre un segno importante e forte: la preghiera del Rosario, nelle chiese o all’aperto, per esprimere, nella gravità della situazione a Gaza e in Cisgiordania, la voce di una Chiesa locale che, prima di tutto, si manifesta nella preghiera.
Una preghiera “non come l’ultimo rifugio della nostra impotenza, quanto per metterci in dialogo con Dio, affidare alle sue mani tutte le vittime prigioniere di questa situazione, e pure la nostra incapacità, ma anche ascoltare Lui che ci parla perfino in simili circostanze (presenti anche altrove nel mondo: Sudan, Congo, Ucraina…) e capire da Lui, dal Padre, come porre gesti e scelte che possano affermare il nostro ‘no’ a simili stragi, a tanta rovina del nostro essere umani – come scrive la Diocesi di Treviso – E’ scelta di fede: credere che Dio, in Gesù, sia presente come vittima tra le vittime di questa situazione disumana, e tornare ad ascoltare la sua voce di strazio e di chiamata a un impegno di solidarietà”.
“Fin dall’inizio della guerra, non dichiarata, innescata dall’azione terroristica di Hamas, papa Francesco e il patriarca di Gerusalemme Pizzaballa, il patriarca emerito Sabbah e oggi papa Leone hanno levato la loro voce, insieme a tanti altri, per chiedere la fine delle ostilità e una tregua che potesse dare inizio ad un processo di pace – prosegue la Diocesi – Innanzitutto per salvaguardare i civili e le persone più deboli, anziani, bambini, donne, malati… Oggi avvertiamo sempre più urgente esprimere la voce di una Chiesa locale che, prima di tutto, si manifesta nella preghiera”.
Ecco che, prendendo spunto da una proposta di “suonare le campane per rompere il silenzio”, il suggerimento è di suonarle per “chiamarci alla preghiera”, nelle modalità e nei tempi che ciascuna comunità sceglierà, a partire da uno schema di Rosario che, oltre alla Parola di Dio, propone le parole forti e coraggiose di papa Leone e papa Francesco, del patriarca Pizzaballa e del patriarca Teofilo III, ma anche del cardinale Zuppi e del presidente della comunità ebraica di Bologna, Daniele De Paz.
“Ci uniamo alle molteplici voci e iniziative che nella nostra società invitano a rompere insieme il silenzio e l’indifferenza – scrivono i responsabili degli uffici diocesani – Il silenzio dinanzi alla distruzione ha bisogno di voci di bene, perché la vita e il bene sconfiggano la morte e il male”.
(Autore: redazione Qdpnews.it)
(Foto: Diocesi di Treviso)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata