Oggi, 16 anni fa, la tragedia di “Falco”. “L’umanità della montagna non dimentica”

Erano le 15.04 del 22 agosto 2009, esattamente 16 anni fa. In località Rio Gere, a Cortina d’Ampezzo, cadeva l’elicottero del Suem 118 di Pieve di Cadore impegnato in una missione di ricognizione e perlustrazione alla base del Monte Cristallo, alla ricerca di possibili infortunati lungo il fronte di una frana causata da un evento meteo piuttosto intenso abbattutosi in zona solo qualche decina di minuti prima.

L’impatto con i cavi elettrici di una linea di media tensione a servizio degli impianti di risalita della zona, aveva provocato lo strappo del rotore principale, quindi dell’intera trasmissione, facendo precipitare l’elicottero nel sottostante torrente, dopo 50 metri di volo inanimato.

In quella tragedia morirono all’istante il pilota Dario De Filip, il tecnico del Soccorso Alpino Stefano Da Forno, il medico del 118 Fabrizio Spaziani ed il tecnico aereonautico Marco Zago, anch’essi entrambi appartenenti al Soccorso Alpino. I corpi venivano recuperati dal personale del Soccorso Alpino di Cortina d’Ampezzo e personale della Guardia di Finanza.

“Appena compresi il tenore delle numerose chiamate radio fatte dal 118 e che rimanevano senza risposta, partii immediatamente da Belluno assieme ad un volontario della mia Stazione. Arrivai in zona assieme al dottor Angelo Costola, primario del Suem 118, in poco meno di un’ora. Una corsa folle verso un luogo che ha segnato per sempre la mia vita e la sta tuttora segnando“.

Fabio Bristot “Rufus”

A parlare, ricordando quei drammatici momenti, è Fabio Bristot, per tutti “Rufus“, 57 anni, bellunese, all’epoca dei fatti responsabile del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico (CNSAS) “Dolomiti Bellunesi”, con una lunga esperienza nella gestione di emergenze e criticità legate ad attività complesse di soccorso (oltre ad alcuni incarichi politici e al titolo di Cavaliere della Repubblica). Ma soprattutto amico delle quattro vittime di quel tragico giorno.

“Arrivato, nonostante avvertissi una forza straordinaria che mi suggeriva di scappare ovunque, non potei sottrarmi dal traslare, assieme ad altro personale del Soccorso Alpino, i corpi che venivano elitrasportati con l’elicottero del 118 di Bolzano alla sede della Stazione Soccorso Alpino di Cortina d’Ampezzo dove, successivamente, vennero ricomposte le salme e dove vennero effettuati i riconoscimenti, oltre gli accertamenti previsti per legge – ripercorre ancora Bristot – Ricordo come i minuti e le ore successive siano state un coacervo di emozioni devastanti, indicibilmente pesanti anche nel comunicare quanto successo ai famigliari e parenti, poi alla comunità bellunese tutta, da subito straordinaria nel condividere questo dolore e sostenere tutti noi”.

Da quell’ora, in cui le lancette di un’intera collettività sono sembrate fermarsi in una zona senza tempo, in quegli attimi rallentati da una eco di morte che è sembrata rimbalzare ovunque con le sue note stridule, si sono accavallate in tutto il corpo del Soccorso Alpino “Dolomiti Bellunesi” e del 118 le sensazioni ed emozioni più forti e contrastanti.

“Registravo da una parte un dolore misto a rabbia in molte persone, dall’altra lo stupore congiunto ad incredulità per quanto successo; in altre ancora, poche per fortuna, un profondo disorientamento e una marcata voglia di rinuncia; in molte, fermezza e tenacia nell’affermare solo noi stessi ed il nostro servizio – continua nel suo ricordo il 57enne – Registravo anche tanto altro ancora, di cui nessuno potrà dire e scrivere perché troppo doloroso”.

Tuttavia, grazie alla collaborazione della contermine provincia di Treviso, il servizio di elisoccorso in quelle giornate non subì interruzioni: con le lacrime agli occhi ed il cuore spezzato già da un vuoto incolmabile, il personale del Soccorso Alpino e quello del 118, nella stessa giornata della sciagura e nella domenica successiva, riuscirono a portare a termine undici interventi di soccorso con l’elicottero del 118 di Treviso Emergenza.

Poi, qualche giorno dopo, venne il silenzio ovattato della Piazza Duomo di Belluno, il 25 agosto, giorno delle esequie.

La folla nel giorno del funerale delle quattro vittime a Belluno

“Il profumo intenso dei fiori in chiesa ha avvolto quei tantissimi manichini vestiti di rosso che accompagnavano quei quattro amici fragili all’ultimo saluto – rammenta Bristot – In uno spazio irreale senza orizzonte, 10mila mani salutarono con un battito composto, pieno di calore, Dario, Fabrizio, Marco e Stefano… con il passaggio dell’elicottero sopra Belluno quasi a portare loro il saluto finale”.

Ma in quelle ore, in quei giorni, in quelle settimane, alle parole di rito, alle frasi di circostanza, ad una certa retorica funebre propria di circostanze similari, fece da contraltare la straordinaria riconoscenza che la comunità della montagna (o come preferisce chiamarla lui “umanità della montagna”), seppe tributare a Dario, Fabrizio, Marco e Stefano, congiuntamente alla vicinanza offerta ai famigliari, al Soccorso Alpino “Dolomiti Bellunesi” e al Suem 118 di Pieve di Cadore.

“Le strette di mano vigorose, i volti riflessivi e gli abbracci avvolgenti che tanti di noi hanno ricevuto anche a distanza di tantissimo tempo dalle persone comuni sono state il segno più evidente ed il miglior viatico per il proseguo di un’attività complessa e spesso contrastata, ma fondamentale e decisiva per la montagna bellunese e per l’utenza turistica”.

Elaborare quel lutto – perché tale fu per tutto il Soccorso Alpino Bellunese ma anche per la grande famiglia del 118 –, è stato un processo lungo, articolato e non ancora concluso.

“Elaborazione, nella quale il ricordo di Dario, Fabrizio, Marco e Stefano si è unito e si è sovrapposto incessantemente al colore pallido dei nostri monti, ai boschi ormai ramati dell’autunno arrivato quell’anno molto velocemente e al rumore soffuso dell’elicottero che continuava a solcare i nostri cieli in quei mesi e continua a farlo tutt’ora in questi anni – conclude Bristot – Il dolore, però, dopo 16 anni si è parzialmente saputo trasformare anche nella gioia nel ricordo delle loro risa autentiche, delle loro facce buffe, quando intente nel gioco e nello scherzo tra compagni, trasformarsi anche in serenità nello scorgere il profilo dei loro volti orgogliosi per aver offerto, sino a morire, tutto se stessi alla montagna e a chi la frequentava”.

La criticità (irrisolta) degli “ostacoli al volo”

Oltre a queste emozioni ed aspetti che riguardano l’intimità del cuore e dell’animo umano, sottolinea “Rufus”, rimane però “aperta e del tutto irrisolta” la problematica legata agli ostacoli al volo, causa della caduta dell’elicottero e della morte dell’equipaggio di “Falco”.

“Rispetto a questa potente criticità, per quanto mi è stato possibile fare, mi ero mosso prima in Regione Veneto con l’approvazione della L.R. n. 16/2012, legge però limitata operativamente dalla mancanza di una norma a valenza e caratterizzazione nazionale; successivamente, in accordo con la Direzione nazionale del CNSAS, ho tentato di promuovere analoghe iniziative a livello romano in modo del tutto trasversale con l’unico obiettivo di arrivare a far licenziare una legge degna di questo nome sul tema degli ostacoli al volo – sottolinea Bristot – Vennero, infatti, trasversalmente presentati addirittura tre Disegni di Legge, rispettivamente a cura dell’on. D’Incà, dell’on. De Carlo e dell’on. De Menech… restati però trasversalmente… lettera morta e decaduti, come prassi, a fine legislatura”.

E ancora. “Sono certo che, sino al prossimo dramma, resterà tutto inalterato, cioè nulla verrà fatto in termini legislativi – l’amarezza del 57enne – Poi, come è sempre successo ad ogni tragedia (troppe stante i numeri), il politico di turno si strapperà di nuovo le vesti in modo enfatico per cambiare le cose e legiferare al riguardo. Mutuando Giuseppe Tomasi di Lampedusa nel Gattopardo mi sento di affermare con certezza che ‘Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi’, cioè prenderemo ancora una volta atto dell’ampollosità gridata del cambiamento apparente che, in realtà, non arriverà mai per garantire maggiore sicurezza a chi opera con l’elicottero assicurando servizi essenziali salva-vita come quelli del 118 o degli Enti dello Stato per altre fattispecie operative”.

Zaia: “Rispetto per la montagna e per i sacrifici dei soccorritori”

“In questa giornata rinnoviamo l’abbraccio a tutti i familiari dei Caduti di Rio Gere e partecipiamo a un dolore che sappiamo non esaurirsi col tempo. Ma è anche il momento per ricordare che ognuno è chiamato ad essere consapevole che gli equipaggi di soccorso non sono composti da supereroi dai poteri magici le cui abilità solleva i cittadini da un’attiva responsabilità in montagna. Le cronache ci hanno fornito, purtroppo anche in questi mesi, modelli negativi di persone improvvisate nell’approccio con sentieri e pareti in situazioni che hanno richiesto l’arrivo dei soccorritori. Finché ci sarà qualche irresponsabile che affronta la montagna prendendola sottogamba senza basi di preparazione, accorgimenti minimi e attrezzature adeguate, veniamo meno al rispetto che merita il sacrificio dei nostri operatori”.

Così il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, ricorda le vittime della tragedia del 22 agosto 2009, in cui perirono i quattro componenti dell’equipaggio di “Falco”, l’elicottero del Suem 118 e del Soccorso Alpino, precipitato durante un intervento nei pressi di Cortina d’Ampezzo.

“Dario, Fabrizio, Marco e Stefano: quattro nomi che oggi tutti ricordano come gli Eroi di Falco: un intero equipaggio di elisoccorso che ha trovato la morte garantendo la sicurezza e il soccorso sulle nostre montagne – aggiunge il Governatore -. Sono trascorsi 16 anni ma come quel giorno riviviamo lo stesso sgomento per la scomparsa di questi grandi professionisti, abituati al rischio e ai pericoli, che ogni giorno intervenivano in aiuto di chi è in difficoltà tra le cime o di chi necessita di assistenza sanitaria. Il loro nome rimane scolpito nella storia del Veneto, un vero esempio da cui giunge un messaggio che invita all’ammirazione per quella grande famiglia che, a vario titolo e con divise differenti, svolge una missione tanto preziosa per la comunità”.

“Anche quest’anno, quindi, – conclude Zaia – il triste anniversario è l’occasione per ringraziare il Soccorso Alpino, le Forze dell’Ordine, le Forze armate, il SUEM 118, la Protezione Civile, i Vigili del Fuoco per tanta abnegazione che rende più sicuro il nostro territorio”.

Oggi venerdì alle ore 18, nella Basilica dei Santi Filippo e Giacomo di Cortina, si terrà una messa in suffragio di tutti i caduti nelle operazioni di soccorso in montagna.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto: Fabio Bristot Rufus)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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