L’anziana che leggeva le carte estratte dai calzini e il reduce con l’orecchio fumante. Dino De Lucchi e la profezia (avverata) nel filò: “Tu racconterai storie”

“Tu racconterai storie”. Una profezia che, per Dino De Lucchi, 73enne di Levada (Pederobba), “affabulatore” instancabile (come ama definirsi lui), si è avverata in pieno.

A fargliela, quand’era ancora un bambino, un’anziana “col vestito lungo” che, in cambio di una scodella di vino, si fermava nei filò delle stalle a leggere le carte (che estraeva rigorosamente dai calzini).

“Ho passato la mia infanzia a sentire queste storie fantastiche da parte degli anziani nel filò in stalla e ne sono rimasto irrimediabilmente affascinato – spiega De Lucchi -. Vicende che oggi appaiono inverosimili, un po’ come i personaggi surreali che si incontravano durante queste lunghe veglie invernali, all’insegna della cultura popolare e contadina”.

Come quella volta in cui si presentò un reduce della Grande Guerra: “Si accese un toscano e il fumo iniziò a uscirgli da un orecchio – racconta il 73enne, allora solo un bimbo -. Scoprii che durante il conflitto era stato colpito proprio lì da una granata”.

Con simili premesse – e senza dimenticare la suddetta profezia – logico che la fantasia di un bambino, probabilmente già predisposto, galoppasse all’impazzata. “Ho studiato ufficialmente fino alla prima media, facendo anche tre anni di collegio dai Padri Cavanis – prosegue De Lucchi -. Poi ho lavorato in fabbrica e fatto sempre il contadino, ma questo non mi ha impedito di farmi una vasta cultura da autodidatta“.

Ciò che a Dino non è mai mancato, infatti, è stata la voracità nella lettura. Curioso e intellettualmente vivace, “divorava” libri di ogni genere, nutrendosi anche di storia locale. Poi, nel 2020, l’arrivo del Covid, con l’isolamento forzato e le sue restrizioni.

E’ in tale contesto che De Lucchi inizia a pubblicare i primi racconti sui social, passando dall’altra parte della barricata: da lettore a scrittore. Altra contraddizione tutta sua, in linea con il personaggio: i primi testi, forzatamente brevi a causa del limite dei caratteri, li scrive su Twitter (ora X). Usa i social con una certa disinvoltura, si avvale persino dell’intelligenza artificiale per accompagnare i suoi famosi post (ora “emigrati” su facebook): “Ma non sono ancora capace di fare un semplice copia incolla”. Appunto.

Il successo di questi primi racconti social lo porta a trasferire il prezioso materiale sulla carta. E così sono nati, ad esempio, i suoi primi libri: i “Racconti in clessidra” (finito anche su Mediaset grazie a una recensione nientemeno che di Mauro Corona) e i “Racconti al Torsolo”. E a settembre è già alle viste un nuovo romanzo, sempre con la storia locale sullo sfondo.

Il ritrovo del suo “circolo culturale” è al Bar Dai Oci di Levada, crocevia di storie, aneddoti e personaggi troppo spesso dimenticati. Ma l’appuntamento vero, per i suoi “fedelissimi lettori”, è soprattutto sulla sua pagina Facebook, dove ogni giorno appare un nuovo post dedicato alla storia locale (quella dei Conti d’Onigo soprattutto, ma non solo). Partendo da dati reali per poi inventare, romanzare, ricamare vicende verosimili. All’insegna del motto: “Mai rovinare una bella storia con la verità”.

“Un racconto al giorno che deve sempre avere due caratteristiche – sottolinea l’autore -. Brevità e una morale in sottofondo“. Sposato e con tre figli, fondatore anche della Confraternita del Fagiolo Borlotto Nano di Levada (“Mi presero per matto quando lanciai questa proposta, che poi invece prese piede”), De Lucchi continua ancora a girare sul territorio sempre con carta e penna a tiro, per segnare ogni eventuale spunto per il prossimo racconto.

Un instancabile “narratore”, insomma, proprio come aveva predetto la vecia nella stalla.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto: Alessandro Lanza)
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