Vita e Miracoli di un Santo: la Chiesa di San Giacomo

Raggiungere la chiesa di San Giacomo Maggiore può far vivere il significato del pellegrinaggio, non solo per il diretto riferimento al Cammino di Santiago de Compostela, fortissima espressione cristiana che attrae da secoli numerosi pellegrini da ogni parte del mondo, ma per la sua stessa posizione.

La chiesa di San Giacomo Maggiore si trova in parrocchia di Lentiai, nella frazione di Colderù. Gode di una splendida ubicazione, sopraelevata rispetto al piano stradale, eretta su un meraviglioso balcone panoramico su tutta la Valbelluna, costellata dalle guglie dolomitiche.

Si raggiunge attraverso una scalinata che aiuta chi sale a sentire anche simbolicamente la fatica di ascendere verso il sacro. Un muretto a secco delimita il verde e suggestivo sagrato, lasciando in basso il luogo del profano. 

La valle del Piave, le cime delle Dolomiti, gli agglomerati dei borghi sparsi tra le pendici dei monti della destra orografica del fiume sacro conferiscono un’immagine di rara bellezza.

 A tutto ciò si aggiunge la presenza del passaggio della storia antica, testimoniata da una pietra di centuriazione, conservata sul sagrato.

San Giacomo Maggiore è sicuramente il protagonista di questo luogo sacro. Egli fu uno degli apostoli di Gesù, figlio di Zebedeo e fratello di San Giovanni Evangelista; per la sua fede e la determinazione della testimonianza venne arrestato e condannato a morte.

All’interno della chiesa di Colderù tutto parla di lui, della sua vita e dei suoi miracoli. 

Gli artisti che gli dedicarono in questa chiesa attenzione, impegno e creatività si concentrarono sulle parole narrate da Jacopo da Varagine nella Legenda Aurea per trasferirle in affresco, leggibile e comprensibile da tutti.

I due fratelli Marco e Giovanni Da Mel nella prima metà del Cinquecento scelgono di raccontare in affresco il Miracolo del pellegrino, con protagonisti un padre e un figlio tedeschi che dapprima cenano in un ostello presso Tolosa, coricatisi vengono gabbati e falsamente accusati di furto di un vaso d’argento, fino all’ingiusta condanna a morte per impiccagione del giovane ragazzo e alla sua salvezza per intervento miracoloso di San Giacomo, pregato dal padre che aveva devotamente raggiunto Santiago de Compostela. Il racconto della meraviglia di trovarlo ancora vivo dopo tanti giorni, suscita l’ilare incredulità del giudice che sta mangiando un pollo, che riprende vita per smentire l’infelice accostamento che il giudice stesso si era permesso di fare tra il pollo morto e il ragazzo impiccato.

Lorenzo Paulitti, nella seconda metà del Cinquecento realizza poi gli Episodi della vita di San Giacomo Maggiore, la sua predicazione, la sua testimonianza, le conversioni di chi lo ascolta, fino alla condanna, l’incatenamento e il martirio, straordinario esempio della forza della sua fede. L’artista non manca di concludere il racconto con la traslazione del corpo di San Giacomo a Compostela, luogo da sempre di pellegrinaggio e preghiera. (San Giacomo predica in Giudea e converte il mago Ermogene, San Giacomo condotto davanti ad Erode Agrippa, San Giacomo incatenato e condotto al martirio, la decapitazione dello scriba Iosia, la traslazione del corpo di San Giacomo a Compostela).

La figura e l’esempio di fede del santo titolare di questo edificio sacro continuano anche sulla pala d’altare per opera dell’artista Egidio Dall’Oglio che ha voluto raffigurare la Madonna con il bambino in gloria tra i Santi Filippo e Giacomo maggiore.

La parete nord, come spesso si può osservare nelle chiese, ripropone un’Ultima Cena, databile alla metà del Quattrocento, forse opera del maestro di San Donato, la chiesa-eremo che si trova a poca distanza, raggiungibile anche a piedi, attraverso un facile sentiero che riporta all’esperienza del pellegrinaggio.

(Autore: Paola Brunello)
(Foto e video: Simone Masetto)
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