Chiesa di San Tiziano – Frontin
La chiesa frazionale di Frontin, in parrocchia di Trichiana, è l’unica della forania zumellese ad essere intitolata a San Tiziano, patrono del comune di Borgo Valbelluna e patrono di tutta l’antica diocesi di Ceneda, oggi di Vittorio Veneto.
Albino Luciani, come vescovo di Vittorio Veneto, nel 1961 affermò che “dire diocesi di Vittorio Veneto e dire diocesi di San Tiziano è la stessa cosa”. Il Santo infatti è molto venerato in tutto il territorio tra il Piave e il Livenza, ma il suo culto è particolarmente diffuso nelle parrocchie della forania zumellese che, trovandosi in provincia di Belluno, si pone quasi come baluardo dei limiti settentrionali della diocesi stessa.
La chiesa di Frontin, collocata in un crocicchio, ma vicina alla villa Alpago-Novello, si presenta con un curato sagrato caratterizzato da due pilastri e delimitato da un muretto di recinzione; la sua facciata è ingentilita da un grande timpano.
Entrati nell’edificio sacro si vive una profonda emozione dovuta al connubio di arte sacra e luce che entra calda dalla finestra sulla parete occidentale.
La chiesa, agli inizi del Seicento, venne interamente affrescata, ma a causa di un grave danneggiamento, fu necessario, in seguito, provvedere al distacco degli affreschi dalla posizione originaria, per conservarli su appositi pannelli.
Ancora un unicum per questo interessante e sorprendente edificio sacro, dal momento che è la sola chiesa della forania zumellese a conservare un intero ciclo di affreschi dedicato alla vita e ai miracoli di San Tiziano, vescovo di Oderzo. Il frescante sceglie di narrare in sette riquadri, alcuni episodi che solitamente venivano tralasciati da altri artisti. Abbiamo infatti: la Consacrazione episcopale di San Tiziano, avvenuta ad Oderzo, l’Elemosina di San Tiziano, San Tiziano anima il clero cenedese, San Tiziano insegna a pregare, San Tiziano insegna ad amare, il Transito di San Tiziano dove nella lotta per impossessarsi del corpo del Santo spuntano soldati con spade e alabarde e infine il Corpo del Santo risale miracolosamente il Livenza controcorrente, fino a giungere a Ceneda, dove venne deposto nell’ antica Basilica Sanctae Mariae.
Ancora oggi le sue reliquie sono custodite e venerate nella cripta della cattedrale di Santa Maria Assunta e di San Tiziano Vescovo a Vittorio Veneto e il giorno 16 gennaio il santo patrono viene ricordato in tutta la diocesi.
La chiesa di San Martino – Morgan


Alcuni soldati marciano lungo le strade di Morgan, con loro un povero mendicante trattenuto a forza. In distanza si sente avvicinarsi sempre di più il rumore degli zoccoli di un cavallo che procede lentamente al passo: un militare coperto da un largo e abbondante mantello rosso cavalca con atteggiamento forte e sicuro, osservando tutto dall’alto del suo destriero.
È l’11 novembre, la festa di San Martino, patrono di Morgan, una frazione di Borgo Valbelluna, poco distante dal paese di Trichiana. Il paese festeggia e inscena l’episodio più noto della vita del Santo Patrono.
La chiesetta frazionale è intitolata infatti a San Martino. Al suo interno nella parete di fondo spicca l’altare in legno elegantemente intagliato. È facile notare alla base del dossale la data della sua realizzazione: 1680. Fa da cornice alla pala ottocentesca in cui si possono osservare due soggetti di arte sacra; in alto due paffuti angioletti sorreggono una cornice che ritrae la Madonna con il Bambino tra San Giuseppe e San Rocco(?), in basso, in uno spazio più ampio, protagonista della scena narrativa è San Martino che taglia il mantello a favore del mendicante. Il cavallo, un sauro chiaro, bardato elegantemente sostiene San Martino vestito con corazza ed elmo e dotato di lunga spada. San Martino, un miles Christi, un soldato che dopo aver militato agli ordini degli imperatori, scelse di militare al servizio di Dio, fino alla sua morte avvenuta nel 387, quando aveva circa ottant’anni. L’11 novembre il suo corpo venne portato a Tour dove furono celebrati i funerali e dove si conservano le sue reliquie. Qui è ritratto nel gesto di dividere il suo mantello di soldato con il mendicate a terra, vestito di stracci, sorretto da due stampelle che accentuano la debolezza del povero e il valore della generosità del Santo.
Merita sicuramente uno sguardo attento anche il settecentesco paliotto in cuoio, elegante e ricercato che pone al centro un altro miles Christi: San Giorgio che viene colto nell’atto di colpire il drago. Si presenta come un cavaliere con elmo, corazza e lungo mantello rosso, seduto in alto sul suo cavallo bianco.
Due santi che portano la vittoria del Bene sul male, della generosità e della solidarietà sull’egoismo e l’intolleranza.
(Autore: Paola Brunello)
(Foto e video: Simone Masetto)
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