“Protection4kids racconta la missione in Calabria”. Questo il nome della serata, con tanto di cena e menù (“della cura”) a tema, che si è svolta ieri sera, venerdì, all’agriturismo Dal Moro di Castelfranco Veneto.
Un momento conviviale di ritrovo, di gioco e di riflessione su un’esperienza unica, che ha segnato le 8 volontarie della Fondazione diretta da Annachiara Sarto, che che opera a livello nazionale e internazionale nell’assistenza di minori vittime di violazioni di diritti umani e reati transnazionali, come la tratta di esseri umani.
Nell’occasione sono state allestite all’esterno del locale alcune “stazioni tematiche”, caratterizzate dai “giochi di una volta” realizzati dalle stesse volontarie con materiali di riciclo. Ma tra una portata e l’altra, tutte come detto pensate per far rivivere ai presenti le emozioni, le immagini e i sapori della missione umanitaria dello scorso luglio a Crotone, l’ingrediente vincente della serata sono state le testimonianze dirette delle ragazze che vi hanno partecipato.


“Quello che abbiamo fatto ha arricchito soprattutto noi” hanno spiegato Chiara, Matilde e Gisella, tre delle volontarie protagoniste della missione, in cui ad esempio alcuni bimbi rifugiati sono stati riportati a vedere il mare dopo tanto tempo. Un viaggio che, come detto, ha cambiato anche delle vite.
La missione in Calabria
Mentre a luglio molti preparano le valigie per le vacanze, il team di Protection4kids è infatti partito per una nuova missione umanitaria. Otto volontarie provenienti da tutta Italia sono partite da Treviso e da altri aeroporti con destinazione Crotone, in Calabria, una delle zone più coinvolte nei flussi migratori estivi.
Lì, dove l’estate porta con sé non solo turisti ma anche un incremento degli sbarchi, i telefoni dei reperibili squillano a ogni ora del giorno e della notte. Protection4kids è andata sul campo per offrire un training specializzato contro la tratta di minori agli operatori e alle operatrici di uno dei centri di accoglienza per richiedenti asilo più grandi d’Italia.
“Due anni fa proprio al Centro di Accoglienza per Richiedenti Asilo (C.a.r.a.) abbiamo individuato un indicatore di tratta mai attenzionato prima – ha raccontato proprio Annachiara Sarto, direttrice dell’organizzazione, con esperienza pluriennale in ambito internazionale con le Nazioni Unite e Save the Children – Protection4kids è nata nel 2019 proprio per questo: combattere la tratta di esseri umani, una vita alla volta”.
Il progetto calabrese non si è però limitato alla formazione. In collaborazione con la cooperativa Kairos, guidata da Luca Greco e Francesca Zimmatore, attiva da oltre 14 anni nell’organizzazione di centri estivi, Protection4kids ha co-progettato una settimana di centro estivo inclusivo per bambini e bambine in situazioni di vulnerabilità: minori richiedenti asilo, vittime di violenza assistita o giunti in Italia tramite corridoi sanitari in fuga dalle guerre in Medio Oriente.
Ispirato ai modelli pedagogici di Reggio Children e Goldschmied, il centro estivo aveva l’obiettivo di trasformare ogni spazio in un’opportunità educativa. Le attività previste hanno infatti spaziato dai laboratori artistici alle attività all’aperto, con un’attenzione particolare all’inclusione culturale.


A partire per la missione sono state otto volontarie, provenienti da diverse città italiane, ognuna con un bagaglio umano e professionale prezioso per il progetto. Tra loro anche Yassmine Al Hage, esperta in scienze e tecnologie alimentari, che ha ideato un menù speciale per i bambini e le bambine del centro estivo: un percorso attraverso i sapori del mondo, pensato per far scoprire culture diverse e promuovere l’accoglienza anche attraverso il cibo.
Insieme a lei, Matilde Bianco, già coinvolta in precedenti missioni umanitarie in Gambia e Grecia, con una solida formazione in relazioni internazionali e diritti umani, e Gisella Lucrezia Marino, proveniente dal mondo della diplomazia, che ha portato la sua esperienza nella progettazione delle attività laboratoriali. Attività che poi sono state condotte anche da Chiara Lollato, affezionata volontaria di Protection4kids, e da Marta Michieli, appassionata di arte e fiabaterapia, convinta del potere trasformativo dell’immaginazione nei percorsi educativi.
A documentare ogni momento della missione, con delicatezza e rispetto, c’è invece stata Alice Bianco, esperta di comunicazione e social media manager, direttamente dagli uffici della prestigiosa H-FARM. Il suo prezioso lavoro ha permesso a chi non era presente sul campo di seguire le attività quotidiane attraverso i canali digitali dell’organizzazione, perché Protection4kids crede profondamente nel valore comunicativo delle buone azioni.
Un training rivoluzionario: la prima Escape Room sulla tratta minorile
In un momento storico in cui Europol segnala la tratta di esseri umani come il crimine in più rapida espansione a livello globale, Protection4kids ha voluto rispondere con un’innovazione senza precedenti, trasformando il CARA di Crotone in uno spazio di formazione immersiva e dando vita alla prima Escape Room al mondo interamente dedicata al riconoscimento degli indicatori di tratta minorile.


Durante la missione, infatti, gli uffici del CARA di Crotone si sono trasformati in uno scenario immersivo senza precedenti. A idearla la stessa Annachiara Sarto, che ha unito l’esperienza umanitaria sul campo all’innovazione educativa, costruendo un vero e proprio ambiente interattivo dove gli operatori e le operatrici del centro verranno formati non con slide, ma vivendo in prima persona le dinamiche complesse che si celano dietro ogni potenziale caso di sfruttamento.
“Questo è il primo training al mondo contro la tratta in formato Escape Room – ha sottolineato la direttrice di Protection4kids, che ha condotto personalmente il laboratorio creato insieme alla project manager Giulia Pozzobon – È frutto di anni di esperienza sul campo e dell’idea che la formazione deve emozionare, coinvolgere e lasciare il segno”.
Lo scenario – basato su casi reali affrontati dall’organizzazione – è stato pensato per simulare situazioni estreme ma purtroppo ricorrenti: bambine travestite da bambini, storie di viaggio che non tornano, dettagli da cogliere in pochi minuti che possono cambiare un destino. Ogni indizio è stato un tassello per aiutare gli operatori a imparare a riconoscere e reagire in tempo reale davanti a una possibile vittima.
Questa modalità formativa rientra nel modello dell’edutainment (education + entertainment) e della gamification, applicati in contesti umanitari dove l’urgenza e la delicatezza richiedono nuove strategie di apprendimento.
“Vogliamo che ogni operatore, una volta fuori da quella stanza, sia più pronto, più consapevole
e più umano – ha concluso Annachiara Sarto – Perché dietro ogni errore di valutazione può nascondersi una vita da salvare”.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Alessandro Lanza)
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