Rolle: un borgo intrecciato con la storia, la terra e l’uomo

Si arriva a Rolle attraverso le colline morbide che segnano il paesaggio del Prosecco Docg, dopo aver lasciato che il verde dei vigneti e dei boschi accompagnino lo sguardo. Rolle non è solo un punto geografico: è un luogo dove l’antico e il presente dialogano, consapevoli entrambi del valore che custodiscono.

In queste colline la viticoltura è quasi magia. Non semplice piantare viti, ma coltivare radici che parlano di tradizione, genetica locale, fatica e amore per la terra. Le vigne che circondano Rolle raccontano di un’eredità agricola che viene portata avanti con cura, tra potature lente, raccolti attenti, memoria di varietà antiche che rischiavano di perdersi. È questa attenzione, unita al paesaggio, al clima e all’impegno degli abitanti, che ha fatto guadagnare a Rolle voti e riconoscimenti importanti: luoghi del Cuore del Fai, contributi per progetti di valorizzazione, attenzione da parte dei media.

Rolle vive della sua semplicità ma anche della sua forza. Abitare qui significa coltivare un senso di comunità, custodire saperi che vengono da lontano, preservare il profumo della terra mentre si accoglie il cambiamento. Non è facile: la modernità avanza, le pressioni ambientali della produzione agricola su larga scala, la tentazione di una vita più comoda altrove. Ma Rolle risponde non con la nostalgia, bensì con iniziative concrete che cercano un equilibrio tra protezione e innovazione.

Camminando per Rolle, si percepisce un ritmo diverso. È scalare una collina al mattino con l’aria fresca, guardare le vigne disposte come tessiture sul versante, ascoltare le raccomandazioni degli anziani sulle potature, osservare il lavoro delle mani nei filari. È fermarsi in una cantina per assaggiare un Prosecco che porta in sé non solo acidità e bollicine, ma anche terra, fatica, memorie. È godere del paesaggio che apre verso Conegliano e Valdobbiadene, mostrando la dolcezza di un territorio che sembra scolpito perché chi lo abita lo ami profondamente.

Durante certe stagioni Rolle è toccata da una luce speciale: la vendemmia, o il momento della potatura, o i colori dell’autunno che incendiano le foglie delle viti. In quel che era un servizio del Corriere della Sera si è parlato proprio di questo, di come Rolle sia diventato un simbolo della “agricoltura eroica”, un termine non usato a caso ma custode di molte responsabilità.

L’idea che il borgo diventi museo statico non è accettata: la sfida è invitare la modernità, governarla, permettere che il progresso sia compatibile con un paesaggio coltivato, con le stagioni che scandiscono le vite, con i silenzi che hanno molto da dire. Rolle vuole restare viva, per chi ci abita, per chi la visita, per chi ci lavora nei filari. I vignaioli locali, volontari del Fai, amministratori condividono questa visione: proteggere senza fossilizzare, accogliere senza perdere identità, valorizzare senza snaturare.

Visitare Rolle significa lasciarsi attraversare da un’altra temporalità, quella che nasce dall’ascolto lento del vento, dai profumi del terreno, dalle storie che parlano di vino e contadini, eppure si intrecciano con le sfide dei nostri tempi. È un luogo che non richiede fretta: invita invece a fermarsi, a cercare i dettagli, a godere dei panorami che centellinano la bellezza. Perché Rolle è, prima di tutto, un’esperienza che mescola autenticità e cura, storia viva e futuro.

(Autore: Matteo De Noni)
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