Riceviamo e pubblichiamo da Sidi, storica azienda di scarpe per ciclismo e motociclismo
“Al buio, sulla sua poltrona, ad occhi chiusi. Così in tutti questi anni ha continuato a correre la mente di Dino Signori. Libera come quando andava in vespa da Maser a Vigevano con mille macchinazioni nella testa. Cosa fare, come farlo, come arrivare. Pensava molto, dormiva poco. In certi momenti pure il sonno sembrava una perdita di tempo. Così, mentre la guancia toccava il cuscino, la testa continuava a viaggiare. A tenerla desta, quella cosa che nessuno potrà mai imbrigliare: l’attaccamento feroce ad una passione costante.
Anche oggi che compie novant’anni, il suo pensiero continua ad essere fisso come una stella polare su ciò che nella vita ha amato di più: il ciclismo, il motociclismo e – di conseguenza – il suo lavoro. Dino non sapeva immaginare una vita diversa dal costruire, dal produrre, dal migliorare. Non per dovere ma per istinto. Un’attitudine che si ritrova nella sua stretta di mano – anche oggi – che continua ad essere forte, vigorosa, come una decisione senza sconti. Sono qui per lasciare il segno.
E così è stato. Fin dalle prime notti in bianco, da quei traguardi conquistati tutti da solo. La fortuna – se è mai esistita – l’ha inseguita a colpi di sveglie all’alba e sacrifici. Ancora nei suoi occhi c’è lo spirito del ragazzino che amava le moltiplicazioni e le addizioni. Ha sempre preferito sommare, costruire, crescere. Una metafora perfetta per descriverlo, lui che lavorava sedici ore al giorno, imparando la precisione ossessiva per ogni dettaglio.


Quando tutto è iniziato non c’erano telefoni e non c’erano uffici. Il suo studio era una stalla e i clienti chiamavano il numero del bar lì accanto. Era quello il microcosmo di Dino Signori, ragazzo con miliardi di sogni, campionari e chilometri macinati per convincere gli altri a fidarsi di lui, almeno la metà di quanto si fidasse di sé stesso. All’improvviso, la svolta, il primo ordine: ottocento paia di scarpe. Poi sono arrivati i campioni, i grandi nomi, i ciclisti e i motociclisti. E lui sempre lì, in azienda, in sella alla sua bici, a provare tutto. La tacchetta semi-movibile è nata così, dopo un dolore al ginocchio che non lo lasciava pedalare. Non la brevettò, e fu subito copiata da tutti. Ma non importa. Ne è ancora fiero. E il resto conta poco.
Perché Dino ha sempre creduto che la scarpa non fosse un elemento povero, come dicono in tanti. È la base. È dove tutto inizia. Per chi pedala, per chi corre, per chi lavora. Era il suo mestiere – o forse molto di più.
Anche dopo il vortice di successo, i suoi operai lo hanno visto varcare ogni mattina, per primo, la soglia della sua azienda: la Sidi. Era lui ad accendere le luci, a mettere in moto la manovia, a controllare che tutto fosse pronto, ancora prima che arrivasse qualcuno.


Ha lavorato fino a 87 anni eppure ancora oggi non riesce a stare fermo. La mente corre, si affina, cerca nuove soluzioni. Ogni tanto, si ritrova con altri vecchi amici imprenditori e, davanti a un caffè, tira fuori idee e progetti come se il tempo non fosse mai passato davvero. Come se ancora dovesse vincere la prossima sfida. La verità è che oggi, in questa mattina di ottobre in cui novanta autunni sono passati, ha ancora negli occhi la fame di quel ragazzo in vespa che correva in autostrada verso Vigevano. Non si è mai dimenticato da dove venisse ogni cosa: dal niente al tutto con le sue sole forze. In fabbrica ogni mattina, come se fosse la prima volta. Ogni volta. Buon Compleanno Dino!“.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto: At Communication)
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