Mentre la crisi climatica e la perdita di biodiversità accelerano, i framework ESG (Ambientale, Sociale e Governance) sono diventati centrali nelle strategie di sostenibilità aziendale. In questo panorama, le foreste giocano un ruolo particolarmente critico: funzionano come ecosistemi multifunzionali che contribuiscono alla mitigazione del cambiamento climatico, alla conservazione della biodiversità e alla fornitura di servizi ecosistemici.
Tuttavia, nonostante il crescente riconoscimento aziendale dei rischi legati alle foreste, l’integrazione significativa di queste preoccupazioni nelle attività core del business rimane limitata. Ricerche recenti suggeriscono che meno del 30% delle aziende con le migliori valutazioni include contenuti sostanziali relativi alle foreste nei propri report ESG, e gran parte di ciò che esiste tende verso attività dichiarative e occasionali piuttosto che un impegno strategico sostenuto.
Le aziende di vari settori, dall’agricoltura all’energia, dalla moda all’alimentare, possono avere impatti ambientali significativi attraverso emissioni di gas serra, perdita di biodiversità e cambiamenti nell’uso del suolo. Questi impatti ambientali generano a loro volta rischi finanziari, tra cui instabilità della catena di approvvigionamento, perdite economiche derivanti dal degrado dei servizi ecosistemici e una maggiore esposizione ai disastri naturali.
Sebbene sempre più aziende stiano allocando risorse per affrontare il degrado degli ecosistemi, la maggior parte fatica ancora a integrare questi rischi nelle operazioni aziendali principali. Tra le principali società globali, relativamente poche divulgano informazioni sostanziali sulla protezione della biodiversità e delle specie, con le divulgazioni esistenti spesso mirate più al miglioramento dell’immagine che all’implementazione pratica.
Un esempio emblematico della necessità di una collaborazione più efficace tra stakeholder si può osservare nel contesto delle Olimpiadi Invernali 2026 di Milano-Cortina. Numerose organizzazioni ambientaliste e comunità locali hanno espresso preoccupazioni e proteste riguardo ai progetti infrastrutturali previsti, in particolare per l’impatto sugli ecosistemi alpini e forestali dell’area dolomitica, patrimonio naturale di eccezionale valore. Le critiche si concentrano sulla mancanza di trasparenza, consultazione pubblica e coordinamento interistituzionale, elementi centrali di un approccio ESG maturo. Questo caso dimostra come l’assenza di una gestione integrata tra governi, imprese e ONG possa trasformare un evento internazionale in un catalizzatore di conflitto anziché in un modello di sostenibilità territoriale. L’esperienza di Cortina evidenzia l’urgenza di strutture istituzionali e processi partecipativi che garantiscano decisioni condivise e basate su evidenze scientifiche, affinché grandi progetti infrastrutturali possano contribuire realmente agli obiettivi ESG legati alla tutela delle foreste e alla resilienza climatica.
L’implementazione ESG efficace e sostenibile focalizzata sulle foreste richiede più della sola ambizione aziendale. La collaborazione con governi e organizzazioni non governative (ONG) assicura che le aziende contribuiscano in modo professionale e sostenibile alla gestione delle risorse naturali. La regolamentazione governativa e le politiche di supporto esercitano un’influenza sostanziale sulle strategie aziendali, mentre le ONG contribuiscono sensibilizzando gli stakeholder e fornendo competenze sul campo.
Uno studio recente che applica la teoria della Resource-Based View ha identificato ruoli distinti ma complementari per questi stakeholder. Le agenzie governative possiedono risorse che spaziano da asset fisici (come foreste e strutture pubbliche) a capacità tecnologiche (come sistemi di monitoraggio e infrastrutture di ricerca e sviluppo), fino a strutture organizzative. I loro ruoli più apprezzati includono la creazione di modelli ESG basati sulle foreste, l’istituzione di sistemi di governance multi-stakeholder e la definizione di fondamenti legali e istituzionali.
Le ONG, al contrario, detengono principalmente risorse umane e informative radicate nell’esperienza sul campo e nelle relazioni con le comunità. I ruoli chiave includono lo sviluppo di programmi ESG integrati, il potenziamento delle capacità regionali e la raccolta di dati derivanti dall’implementazione sul campo.
Le aziende devono andare oltre gli impegni dichiarativi per sviluppare capacità tecnologiche, organizzative e informative sostanziali, inclusi sistemi di monitoraggio, dipartimenti ESG dedicati e sistemi di gestione fondati sulla consapevolezza interna.
Il consenso degli esperti ha identificato le risorse legate all’informazione e alla tecnologia come le più critiche sia per i governi che per le ONG. Dal punto di vista della Resource-Based View, queste rappresentano risorse altamente preziose che le aziende spesso non possono assicurarsi in modo indipendente. Le barriere principali includono conoscenze limitate, incertezza metodologica e assenza di sistemi di misurazione robusti quando le aziende cercano di integrare la biodiversità e il clima nella pratica aziendale.
I ruoli governativi enfatizzano funzioni a livello macro, fornendo dataset nazionali, evidenze scientifiche e framework di valutazione. I ruoli delle ONG si concentrano su dati a livello di campo, programmi ESG integrati e conoscenze contestuali specializzate. È significativo notare che le risorse finanziarie sono state l’unico tipo di risorsa per cui nessun ruolo ha raggiunto consenso, indicando che la responsabilità del finanziamento dovrebbe ricadere principalmente sulle aziende.
Per raggiungere una collaborazione efficace tra stakeholder, emergono due strategie complementari. Tutti gli stakeholder devono migliorare la quantità e la qualità delle proprie risorse. Le aziende dovrebbero continuamente accumulare e condividere informazioni e dati generati attraverso attività ESG focalizzate sulle foreste per mantenere ecosistemi forestali sostenibili. Devono anche costruire fiducia e riconoscimento sia internamente che esternamente per garantire una partecipazione ampia e impegni finanziari a lungo termine.
I governi necessitano di sistemi integrati di gestione dei dati accoppiati con framework di valutazione basati sulla scienza. Le ONG devono rafforzare le competenze nel monitoraggio, nella progettazione di progetti e nella collaborazione multi-stakeholder. Una collaborazione efficace richiede che le organizzazioni condividano obiettivi comuni, comprendano gli interessi reciproci e riconoscano i rispettivi ruoli, così che le decisioni congiunte possano essere prese in modo efficiente e trasparente. Sono essenziali strutture istituzionalizzate di deliberazione e coordinamento, che garantiscano autorità decisionale equilibrata a tutti i gruppi di stakeholder coinvolti nell’implementazione ESG aziendale.
Mentre la crisi della biodiversità si interseca con il cambiamento climatico, gli ecosistemi forestali si trovano al centro delle sfide di sostenibilità aziendale. Andare oltre il greenwashing verso un impatto genuino richiede non solo l’impegno aziendale, ma un’azione coordinata tra settori. Sfruttando le risorse e le capacità distinte di governi, ONG e aziende attraverso una collaborazione strutturata, gli stakeholder possono trasformare l’ESG relativo alle foreste da dichiarazioni astratte a contributi sostanziali alla sostenibilità ecologica e sociale.
Il percorso da seguire richiede sia lo sviluppo dei singoli stakeholder sia framework istituzionali collettivi, assicurando che le voci della natura nel processo decisionale socio-ecologico siano ascoltate, dotate di risorse e autorizzate a guidare un cambiamento significativo.
(Autore: Paola Peresin)
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