Quasi due mila giovani che hanno lasciato la marca nel 2024, lavoratori sempre più anziani e il numero degli immigrati lavoratori che non cresce. Sono solo questi alcuni dei dati presentati questa mattina durante il resoconto sociale del 2024 dell’Inps trevigiano.
Dal 2022, accanto al resoconto nazionale, viene pubblicato anche quello provinciale, curato dal comitato e dalla direzione territoriale, con l’obiettivo di misurare il valore pubblico, ascoltare il territorio e orientare i servizi rafforzando sinergie.
Dati comunque sicuramente migliori quelli della provincia di Treviso rispetto a quelli nazionali ma che preoccupano anche Paolino Barbiero, presidente del Comitato Inps di Treviso. “Se il dato resta così, se la tendenza resta identica, tra dieci anni ci troveremo in una società dove dovremo pagare sulla spesa sociale, perché è inevitabile – ha avvertito Barbiero –. O si inverte la tendenza e si creano maggiori entrate, più lavoro e lavoro meglio pagato, oppure qualsiasi governo, di destra o di sinistra, sarà costretto a tagliare la spesa sociale, allungare l’età pensionabile, ridurre la redditività delle pensioni e spostare parte della sanità verso il privato. Il rischio è una divaricazione crescente tra chi ha più ricchezza e chi, pur avendo redditi medi, scivolerà verso la soglia della povertà”.
Sul piano demografico, la provincia registra da anni un saldo naturale negativo: –0,4% nel 2022 e –0,3% nel 2023, segno di una natalità ancora in difficoltà. La speranza di vita resta superiore alla media veneta e nazionale, con una lieve eccezione per i maschi over 85. L’emigrazione giovanile, invece, continua a crescere: 2.029 giovani emigrati nel 2023, pari allo 0,2% della popolazione, mentre l’immigrazione si mantiene stabile attorno allo 0,6%.
“La provincia di Treviso a livello economico sta tenendo – ha osservato la direttrice provinciale dell’Inps di Treviso Roberta Carone – ma si notano segnali di cambiamento nella composizione del tessuto produttivo. C’è dinamismo, ma bisogna prestare particolare attenzione alle categorie più deboli e al tema demografico. L’aumento delle persone che hanno bisogno di sostegno per motivi di salute, come invalidità civile e indennità di accompagnamento, è un fenomeno che crescerà con l’invecchiamento della popolazione”.


Il saldo demografico nel 2023 è tornato leggermente positivo grazie al contributo migratorio, ma l’età media della popolazione continua a salire. “Il calo demografico è il problema dei problemi – ha aggiunto la direttrice –: la società italiana si è accorta troppo tardi della portata di questo fenomeno. È come se fosse sparita un’intera città come Milano a livello generazionale. Bisogna lavorare sul sostegno alle famiglie e anche sull’integrazione dei lavoratori extracomunitari, di cui abbiamo un bisogno evidente”.
Il mercato del lavoro si conferma solido, con 402 mila occupati complessivi: un tasso di occupazione leggermente sotto la media veneta ma superiore a quella nazionale. I lavoratori dipendenti sono cresciuti di 2.099 unità, mentre calano autonomi artigiani e agricoli. Gli extracomunitari rappresentano il 14% del totale, con forte concentrazione nella fascia produttiva.
“Il mercato del lavoro è molto in movimento – ha spiegato Barbiero –: ci sono oltre 90.000 cessazioni di rapporto e 97.000 nuove assunzioni all’anno, ma solo 27.000 sono a tempo indeterminato. Tutti gli altri hanno contratti precari: serve rafforzare le posizioni lavorative strutturate, perché solo quelle garantiscono reddito continuativo e stabilità”.


La disoccupazione si mantiene tra le più basse in Veneto, con circa 10 mila persone senza lavoro, mentre gli inattivi – cioè chi non studia e non lavora – sono cresciuti di 18 mila unità in un anno, con un’incidenza più marcata tra i giovani.
“Il dato degli inattivi è particolarmente interessante e preoccupante – ha sottolineato la presidente –. Bisogna capire le cause di questo aumento, perché si tratta di risorse su cui investire. Gli inattivi sono spesso giovani che non si stanno formando: servono percorsi di formazione e orientamento, anche per rispondere alla domanda di lavoratori che le nostre imprese segnalano da tempo”.
Il part-time femminile resta molto alto: riguarda il 40% delle lavoratrici contro il 7,5% degli uomini. “Molte donne scelgono di non lavorare – ha ricordato Barbiero – anche perché le retribuzioni sono basse e gli orari difficili da conciliare con la famiglia. Alcune leggi hanno introdotto novità per i padri, ma restano troppe misure una tantum e poche politiche strutturali”.
Il gender pay gap rimane marcato: nel settore privato le retribuzioni femminili sono mediamente inferiori del 30% rispetto a quelle maschili, nel pubblico del 25%. “Serviranno almeno vent’anni per colmare il divario, ammesso che ci si riesca – ha aggiunto la presidente –. Finché i carichi di cura, sia parentali che verso gli anziani, continueranno a gravare soprattutto sulle donne, sarà difficile costruire carriere continue e ben retribuite. Serve anche un cambio culturale: il lavoro femminile deve essere valorizzato al pari di quello maschile”.
“Le differenze salariali – ha aggiunto Barbiero – dipendono anche dal tipo di contratto: ci sono settori dove i contratti firmati dai sindacati confederali garantiscono più tutele e altri dove prevalgono i cosiddetti contratti pirata. Queste distanze vanno ridotte, altrimenti le persone cercheranno altrove condizioni migliori, anche all’estero”.
Nel 2024 risultano attive 24.764 aziende private, 320 pubbliche, 27.920 artigiane autonome e 26.416 commercianti, un quadro sostanzialmente stabile rispetto al 2022. Diminuiscono le imprese del privato non agricolo, ma aumentano le posizioni per impresa, segno di una crescita dimensionale.
“Il territorio resta attrattivo – ha commentato la presidente – anche se non c’è stato un aumento dei lavoratori stranieri, fermi poco sopra le 5.000 unità. Non credo che Treviso sia poco appetibile: forse serve lavorare di più sull’integrazione, sull’insegnamento della lingua e sull’accoglienza culturale. Sono numeri necessari per far funzionare il nostro sistema produttivo”.


“Se si adotta una politica seria di investimento sulle imprese, e non bonus a pioggia – ha aggiunto Barbiero – queste realtà possono crescere, offrire contratti migliori, retribuzioni più alte e condizioni di lavoro più sicure. È da lì che passa la qualità del nostro sistema economico”.
Sul fronte previdenziale, i pensionati aumentano, con una leggera prevalenza femminile e un’età di decorrenza più alta. Crescono anche le invalidità civili e le indennità di accompagnamento, in parte per l’invecchiamento demografico, ma i tempi medi di definizione sono scesi di 20 giorni. Le pensioni femminili restano inferiori a quelle maschili, ma la performance di Treviso è vicina alla media regionale.
Per quanto riguarda le misure di sostegno, nel 2024 sono state accolte 24.685 domande di NASpI, in aumento e con tempi di definizione più rapidi. Le ore di Cassa integrazione sono cresciute del 20% rispetto al 2023, con un +11% di beneficiari, in parte a causa della congiuntura internazionale.
Con la fine del Reddito di cittadinanza nel 2023, sono entrate in vigore le nuove misure Assegno di Inclusione (ADI) e Supporto per la Formazione e il Lavoro. L’Assegno Unico Universale ha registrato 94.029 domande, con figli beneficiari in aumento e importo medio mensile in crescita.
“Bisogna continuare a trasmettere ai ragazzi un messaggio di fiducia – ha concluso la presidente –. I dati del rendiconto sono complessivamente positivi e vanno raccontati, perché servono a far conoscere le opportunità del territorio. È importante far capire ai giovani quanto conti investire in capitale umano, studiare e costruire carriere regolari e continuative”.
Barbiero, infine, ha richiamato l’urgenza di un cambio di passo collettivo: “Serve un salto di qualità – ha detto –. Lo devono fare le imprese, le associazioni di categoria, il sindacato e la politica. Se si semina solo paura sull’immigrazione per ottenere consenso non si va da nessuna parte. Abbiamo bisogno di seminare positività, distinguendo tra chi viene qui per delinquere e chi invece è fondamentale per far funzionare le nostre imprese e famiglie. E poi va affrontato il nodo della casa: se arrivano persone per far girare il sistema economico e sociale, devono poter vivere dignitosamente. Continuare a parlare solo di affitti brevi significa rinunciare allo sviluppo”.
Alla presentazione del resoconto sociale hanno partecipato anche il sindaco di Treviso Mario Conte, il direttore generale dell’Ulss 2 Marca trevigiana Francesco Benazzi, la presidente della conferenza dei sindaci dell’Ulss 2 Paola Roma e di molte autorità civili e militari.
(Autore: Simone Masetto)
(Foto e video: Simone Masetto)
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