Abbazia di Santa Bona, da un passato secolare e glorioso alla nuova vita

L’Abbazia di Santa Bona

Tra le dolci colline che costeggiano il corso del Fiume Piave, nel Comune di Vidor (TV), sorge l’elegante complesso dell’Abbazia di Santa Bona, un edificio che rivela strati di storia e cultura, e che oggi offre al visitatore la possibilità di immergersi in un passato tanto mistico quanto concreto. La visita all’abbazia è un’esperienza che mescola devozione, arte romanica e suggestioni paesaggistiche.

La vicenda di questo luogo inizia all’inizio del XII secolo quando un cavaliere locale, rientrato dalla Crociata, portò le reliquie di Santa Bona – vergine egiziana divenuta monaca – e volle che fossero custodite in un nuovo monastero affidato ai benedettini. Il sito era favorevole: dove il fiume e le colline si incontrano, dove traffici, guadi e pellegrinaggi si intersecavano. La chiesa fu edificata tra il 1107 e il 1110 e nei secoli successivi il complesso si ampliò fino a costituire un vero centro religioso ed economico della zona.

Purtroppo come per molte abbazie medievali, la decadenza non tardò. Con il passare del tempo il monastero perse il suo vigore: fu affidato in commenda, le risorse diminuirono e la Serenissima ne decretò la soppressione nel 1773. La Prima Guerra Mondiale infine colpì il complesso con forza: gran parte degli edifici furono gravemente danneggiati, soprattutto per la posizione strategica vicino al fronte.

Oggi la visita all’abbazia si propone come tappa ideale per chi vuole un momento di riflessione, accompagnato da bellezza architettonica e da un contesto naturale suggestivo. La facciata della chiesa, sobria ma piena di forza, porta tracce romaniche e gotiche: il portale si mantiene semplice, la trifora superiore ancora visibile, e la pietra racconta secoli. Entrando, lo sguardo viene attirato dall’affresco duecentesco che raffigura sotto il portico la figura di San Cristoforo: un’immagine potente che lega l’abbazia al fiume, ai traghettamenti, alle vite che si affacciavano sul Piave.

Il chiostro, elemento centrale della struttura monastica, rimane oggi uno spazio silenzioso e raccolto. Le sue arcate gotiche, le colonne in pietra, il pozzo al centro: tutto ricorda l’altro ritmo del tempo, quello del “ora et labora” benedettino. Se il rumore del traffico sembra lontano, è forse perché il sito invita a fermarsi, a contemplare le tracce della storia che coesistono con la natura della Marca Trevigiana.

Prima di tornare verso le vie abitate, vale la pena scorgere i dintorni: l’abbazia è collocata in una posizione che domina leggermente il paesaggio, offrendo una vista sul Piave e sull’arco delle colline che chiudono l’orizzonte. In una giornata limpida la luce valorizza la pietra antica, la campagna, i campi circostanti. È un momento perfetto per un respiro più lento, per dare peso alle sensazioni che nascono nello spazio tra sacro e quotidiano.

Se stai organizzando una visita, ti suggerirei di arrivare nel tardo pomeriggio, quando la luce dolce accentua le texture della pietra e l’ombra si allunga. Controlla in anticipo se l’abbazia è aperta al pubblico – trattandosi di proprietà privata, gli accessi possono essere occasionali – e magari abbina la tappa ad una passeggiata lungo il Piave o a una visita alle cantine della zona delle Colline del Prosecco.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata

Related Posts