Dalla danza al boom sui social, Silvia Funes si racconta: “I giovani d’oggi? Troppo fragili”

“A volte vorrei far lezione a degli orfani”. Una battuta detta col sorriso sulle labbra, ma utile a far riflettere su un problema quantomai serio e reale: la fragilità dei giovani d’oggi, spesso causata da genitori iper protettivi.

Quelli, sia allievi che mamme e papà, con cui la trevigiana Silvia Funes, ballerina, coreografa, influencer e direttrice artistica della Scuola di danza e Centro di formazione professionale Fifth Treviso, si confronta tutti i giorni dal suo osservatorio “privilegiato” di insegnante e, ormai, “anche un po’ psicologa”.

Dalla sua scuola di via Zermanese, infatti, nata una ventina d’anni fa, transitano aspiranti ballerine seguite dalla tenera età fino ai 19 anni, quando finiscono le superiori. Un arco temporale, a cavallo tra infanzia e adolescenza, che le ha permesso di farsi un’idea precisa delle difficoltà dei giovani d’oggi.

“C’è una fragilità diffusa, conseguenza di un problema educativo di base – spiega Funes -. Un rimprovero costruttivo, che è spesso frutto di un atto d’amore dell’insegnante, manda subito in crisi chi lo riceve. Basta una piccola difficoltà per destabilizzarsi”.

Ma il vero problema, secondo Funes, arriva dopo: “Quando, dopo una banale correzione dell’insegnante, l’allieva o allievo di turno va a casa e, anziché sentirsi dire dai genitori che forse è giusto così, che gli errori e le sconfitte servono a crescere, ricevono degli input inversi, che sono quelli di una ‘bolla’ in cui vengono iper protetti e sempre giustificati. Il problema, a prescindere, è sempre l’insegnante”.

Un’attitudine che, alla lunga, poco si addice a un mondo duro come quello della danza, soprattutto per chi ambisce a farne una professione e vorrebbe entrare in una delle tre Accademie presenti in Italia: quella della Scala di Milano, l’Opera di Roma e il teatro San Carlo di Napoli.

“Servono talento, volontà e sostegno morale ed economico della famiglia per diventare professionisti – sottolinea Funes -. Io, ad esempio, consiglio sempre di aspettare almeno fino ai 15 anni prima di provare a entrare in Accademia, quando si è magari più strutturati. Perché se si vogliono bruciare le tappe a tutti i costi e poi le cose non vanno bene, rialzarsi da una simile delusione diventa veramente dura“.

Specialmente, tornando al discorso di prima, per una generazione fragile come l’attuale. Aveva invece 12 anni lei, Silvia, quando la sua vita e le aspirazioni da ballerina professionista, si scontrano con una prima ma importante sliding doors. “Ho sempre voluto fare danza, sin da piccolissima – racconta -. Infatti all’età di 4 anni ho iniziato a frequentare l’unica scuola che c’era allora a Treviso. Diciamo che ero portata, tanto che a 12 anni venivo già mandata dalle insegnanti nel corso delle ‘grandi’, quelle di 18 anni, per mostrare loro esercizi come l’arabesque, che a me veniva naturale”.

Un talento che, oltre a farle avere subito ruoli da solista, la porta a fare un primo stage dove viene notata da un maestro dell’Opéra di Parigi: “Il quale chiese all’insegnante che avevo all’epoca di poter parlare con i miei genitori, per andare a fare un provino all’Opéra, che, in caso di esito positivo, avrebbe significato doversi trasferire nella capitale francese”.

E iniziare così, verosimilmente, una vita e una carriera molto diverse. Quella proposta, tuttavia, non arrivò mai alle orecchie di mamma e papà: “L’insegnante decise per noi, dicendo al maestro che sicuramente i miei non mi ci avrebbero mai mandata e così non se ne fece nulla. Era un’opportunità importante, certo, ma non vivo di rimpianti”.

Poi Silvia all’Accademia (di Roma) c’è entrata, quando aveva già 20 anni e per poi laurearsi nel corso di formazione per insegnanti, diventando così una docente certificata. Da lì poi varie esperienze, oltre che a livello didattico, anche facendo stagioni operistiche con il balletto classico e lavorando in tv in alcune trasmissioni Rai e dell’allora Telemontecarlo.

“Quando c’era ancora il corpo di ballo, che ora non esiste più. In televisione, ormai, ci sono solo gli ‘stacchetti’, purtroppo”. Tante le soddisfazioni ricevute da allora fino a oggi, sia come insegnante che come coreografa (vincendo diversi premi anche a livello internazionale). “Il miglior riconoscimento però è quello che arriva dagli ex allievi che ancora mi scrivono, mi tengono aggiornata sulle loro attività e mi ringraziano”, sottolinea Funes.

Che nel frattempo, come se non bastasse, all’attività con la scuola di danza ha affiancato da qualche anno quella decisamente inattesa, ma altrettanto di successo, da influencer, con foto e social che, ogni mese, macinano milioni di visualizzazioni (13 milioni, solo lo scorso ottobre, per la sua pagina Instagram!).

“Ovviamente tutto è partito dalla danza, quando ho iniziato a postare alcune foto legate alla mia attività, magari mentre facevo lezione – racconta Funes -. Ho subito notato che quegli scatti, rispetto ad altri, registravano molte più interazioni“.

Finché, posta che ti riposta, si è ben presto creato uno “zoccolo duro” di fans, che ha portato come conseguenza all’apertura della sua pagina Instagram ufficiale: “Ben distinta da quella della scuola perché, ad un certo punto, è stato evidente che serviva differenziare i due ambiti”, spiega lei.

Una notorietà inaspettata ma piacevole, tanto che ancora adesso alla sua scuola di danza arrivano fiori e dediche di ammiratori. Per non parlare delle migliaia di messaggi privati sui social. Un’attenzione spesso morbosa che, come per ogni influencer che si rispetti, ha attirato anche alcuni più o meno innocui stalker. “Come quel turco di Istanbul che, senza alcun motivo, si era autoconvinto di essere il mio ‘salvatore’ e così si inventava di sana pianta presunti pericoli in cui mi sarei trovata e da cui lui mi doveva proteggere”.

Che, detta così, appara abbastanza tragicomica come situazione. “Senonché questo tizio, ad un certo punto, si è messo a scrivere persino a Zaia e al sindaco di Treviso Mario Conte, per dire a tutti che io ero in pericolo di vita – conclude Funes – Quando poi è andato addirittura a fare un esposto ai carabinieri su fantasiose minacce alla mia incolumità, e mi sono ritrovata i militari sotto casa, ho capito che la cosa stava degenerando e ho fatto denuncia”. E da allora, per fortuna, sono rimasti solo i fiori e i complimenti.

(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto: Silvia Funes)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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