La sala della discoteca Odissea gremita: dirigenti di Polizia, forze dell’ordine, autorità civili e militari e semplici cittadini: tutti insieme per affrontare un tema importante, uno di quei “problemi della nostra società” che richiede la collaborazione di tutti perché possa essere definitivamente sconfitto.
“La violenza di genere, quella che accade dentro le mura domestiche, non è un problema di famiglia, ma di tutta la comunità” ha ribadito con forza il Questore di Treviso Alessandra Simone durante la serata organizzata proprio dalla Questura trevigiana e dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne.


E se negli anni lo Stato ha affinato gli strumenti per contrastare il fenomeno, “perché questa è una battaglia da vincere nel campo della prevenzione” ha aggiunto Simone è fondamentale la collaborazione di tutti. “Non possiamo dire che quello che accade in una famiglia riguarda solo quell’uomo e quella donna. Quando avviene un femminicidio, perde tutta la società” ha concluso il Questore dal palco dell’Odissea.
Il modo scelto per sensibilizzare le donne sugli strumenti a disposizione delle forze dell’ordine, per evitare che un insulto, una sberla o “solo” un divieto si trasformi nell’ennesima tragedia, ma anche per far capire agli uomini che è possibile uscire da quella spirale di violenza è stato la proiezione del documentario “Un altro domani”, firmato da Silvio Soldini e Cristiana Mainardi: un’ora e quaranta di testimonianze intense, con le voci di donne vittime di violenza – come due siciliane che hanno perso rispettivamente madre e figlia – ma anche quelle di uomini autori (redenti) di maltrattamenti.


“È un viaggio all’interno delle relazioni affettive, che sappiamo essere uno dei nodi centrali della violenza di genere e dell’approccio per combatterla – ha commentato Mainardi –. Questo progetto nasce da un’intuizione di Alessandra Simone, che a Milano aveva ideato il Protocollo Zeus, comprendendo che anche uno strumento attuativo aveva bisogno di essere accompagnato da un percorso culturale”.
Il Protocollo Zeus, fortemente voluto dall’attuale Questore di Treviso, mira a intervenire sui soggetti ammoniti, invitandoli a seguire percorsi di rieducazione e consapevolezza per prevenire la recidiva. Il protocollo prevede inoltre un monitoraggio delle vittime per garantirne la tutela.


“Chi commette violenza non è una persona malata – ha sottolineato il criminologo Paolo Giulini – ma un cittadino che può arrivare a certi comportamenti per una subcultura maschilista di cui siamo ancora intrisi, per problemi relazionali o perché ha subito episodi di bullismo”.


“L’Italia ha fatto passi avanti importanti: nel 1980 esisteva ancora il matrimonio riparatore – ha concluso il criminologo – Oggi riusciamo a intervenire prima che la violenza sfoci in tragedia. Dobbiamo maturare la consapevolezza che, se qualcosa non funziona in una relazione amicale o affettiva e degenera in violenza, bisogna chiedere aiuto”.
(Autore: Simone Masetto)
(Foto e video: Simone Masetto)
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