Prendiamola con filosofia. La decisione: Perché la filosofia?

Quinta puntata della nuova rubrica di Qdpnews.it – Quotidiano del Piave, “Prendiamola con Filosofia”: accompagnati dal professor Simone Ferraro del Collegio vescovile Pio X di Treviso proseguiamo il viaggio a puntate alla scoperta di questa disciplina antica e fondamentale, quanto mai preziosa in questi tempi contrassegnati da cambiamenti (iper)veloci e a volte contraddittori. Buona lettura!

Abbiamo iniziato la nostra ricerca chiedendoci che cosa significhi “prenderla con filosofia”, e abbiamo subito capito che si tratta di qualcosa che ha a che fare con l’atteggiamento che assumiamo di fronte a ciò che ci accade. Ma ha a che fare anche con la decisione di non subirlo e di prendere nei suoi confronti una posizione autonoma e consapevole, per non farci sopraffare, per non rischiare di perdere il controllo della nostra vita e non sprofondare nell’infelicità.

Se abbiamo compreso e condividiamo quanto detto fin qui, allora abbiamo già parecchi elementi per rispondere alla domanda di oggi: “Perché la filosofia?”, “Perché decidere di filosofare?”.

Proviamo ad indagare ulteriormente in questa direzione prendendo in prestito da Platone una delle immagini più note della filosofia: il Mito della Caverna.

Immaginiamo di essere sempre vissuti in una caverna, incatenati a un muro che sta dietro di noi e al di sopra del quale filtra una luce che proietta sul fondo della caverna delle ombre. Impossibilitati a muoverci, non possiamo far altro che guardare quelle ombre. Non vivremmo convinti che la realtà sia tutta lì, davanti e intorno a noi, fin dove può arrivare il nostro sguardo?

Ecco, secondo Platone, questa è esattamente la condizione in cui ci troviamo a vivere se ci fermiamo alle apparenze, convinti che tutto ciò che c’è da sapere sia disponibile davanti a noi. È una vita da schiavi, nella quale ci illudiamo di essere liberi solo perché possiamo decidere a quali ombre prestare attenzione, un po’ come quando stiamo davanti al nostro smartphone e scrolliamo con il dito fino al post che ci interessa. Ma chiediamoci: “Chi o cosa proietta quelle ombre?”

Tutti desideriamo essere liberi, ma è cruciale capire che la libertà non consiste nel “fare ciò che si vuole”, come decidere quale video guardare. La libertà, piuttosto, è qualcosa che ha a che fare con la “possibilità di scegliere” e ancor di più con la “consapevolezza di scegliere”. Ed è importante sottolineare che ci sono scelte che rendono liberi, mentre altre riducono il proprio grado di libertà. In ogni caso, se non ho scelta, o se sono obbligato a scegliere tra le sole opzioni che mi vengono date da qualcuno che sta dietro il muretto al quale sono incatenato, non sono veramente libero.

Per provare a capirci, riprendiamo l’esempio dello smartphone. Avere uno smartphone, oggi, non è propriamente una scelta. Tutti ce l’hanno e non averlo preclude molte possibilità. In linea di principio, quindi, avere uno smartphone sembra aumentare il grado di libertà personale. In realtà, un uso inconsapevole può ridurre di molto la nostra libertà, in casi estremi azzerarla, perché può creare diverse forme di dipendenza, al punto che lo smartphone smette di essere uno strumento al servizio della vita concreta, mentre la vita virtuale che ci consente di vivere diventa uno scopo, un fine. E allora, di fronte al fatto che non posso scegliere se avere o meno uno smartphone, mi devo fermare e chiedermi: che cosa è questo che ho in mano? Che uso decido di farne? Che significato ha per la mia vita?

Insomma, accettare passivamente la realtà per come si presenta, dandola per scontata e aderendo senza consapevolezza al modo in cui si presenta, ci toglie libertà. È un po’ come rimanere incatenati a guardare le ombre sulla parete di una caverna, credendo che quella sia l’unica realtà. Decidere invece di fermarci, di meravigliarci, di ammettere la nostra ignoranza, di interrogarci sulla realtà che viviamo e di avviare una ricerca, ci consente di voltarci verso la luce per capire da dove vengono quelle ombre che stanno davanti a noi e intraprendere un cammino liberatorio, capace di aprirci a nuove possibilità elaborate in modo autonomo.

Il problema della decisione che pone la domanda “perché la filosofia?”, in conclusione, possiamo riformularlo nei seguenti termini: quanto sono interessato alla mia autonomia di pensiero? E ancora di più: quanto sono interessato alla mia libertà?

Se nutriamo un interesse vivo per la nostra autonomia di pensiero e libertà, allora ci si impone il dovere di metterci in cammino e di dare inizio alla nostra ricerca filosofica.

Ma di che tipo di ricerca si tratta? E a che risultati può portarci? Insomma, è sia arrivato il momento di chiederci: che cosa è la filosofia? Questa è la domanda ci porremo nel prossimo video.

Abstract

Il video risponde alla domanda sul perché filosofare, collegando la filosofia al concetto di libertà. Partendo dal celebre Mito della Caverna di Platone, si paragona la vita di chi accetta passivamente le apparenze e le convenzioni a quella di un prigioniero incatenato che guarda solo le ombre proiettate su una parete. Questa condizione, pur dando l’illusione della libertà di scegliere tra le ombre, è in realtà una schiavitù.

La vera libertà, si sostiene nel video, non è “fare ciò che si vuole”, ma avere la consapevolezza di scegliere. Il filosofo, a differenza degli altri uomini incatenati, decide di voltarsi verso la luce per comprendere l’origine delle ombre, liberandosi dalla passività e dall’inconsapevolezza. L’esempio dello smartphone viene usato per illustrare come un uso acritico di un oggetto, apparentemente liberatorio, possa in realtà creare dipendenza e limitare la nostra autonomia di pensiero.

Filosofare, quindi, significa intraprendere un cammino liberatorio che si oppone alla passività. La filosofia non è infatti un mero esercizio intellettuale, ma una scelta di vita dettata dall’interesse per la propria autonomia di pensiero e per la propria libertà.

Nel video successivo si affronterà da vicino la domanda “Che cosa è la filosofia?”, per capire cosa significhi filosofare.

La parola ai filosofi: Epicuro

“Nessuno, quando è giovane, esiti a filosofare, né, quando è vecchio, si stanchi di filosofare. Non è infatti né troppo presto né troppo tardi per quel che riguarda la salute dell’anima. Chi dice che il tempo di filosofare non è ancora giunto o che è già passato è simile a chi dice che il tempo per la felicità non è ancora giunto o che è già passato.”

(Epicuro, Lettera a Meneceo)

Epicuro, in queste parole, ci offre un potente invito a considerare la filosofia non come un’occupazione accademica o un lusso per pochi, ma come un’attività essenziale e accessibile a tutti, in ogni fase della vita. Per lui, filosofare è prendersi cura della propria “salute dell’anima”, un percorso indispensabile per raggiungere la vera felicità e la serenità. Non ci sono scuse legate all’età: la decisione di indagare la realtà e di cercare una vita autentica è sempre a nostra disposizione, proprio come il desiderio di essere felici. La filosofia, quindi, non è un sapere astratto, ma uno strumento concreto e universale per liberarci dalle ansie e dalle illusioni, e costruire una vita piena di significato e soddisfazione.

Domande per la riflessione personale

  • Condividi l’idea che la libertà non sia far ciò che si vuole ma che abbia a che fare con l’avere a disposizione delle possibilità tra le quali poter scegliere in modo autonomo e consapevole? In che modo vivi la tua libertà? Quando e quanto ti senti libero?
  • L’esempio dello smartphone ha evidenziato come uno strumento di libertà possa diventare fonte di dipendenza. Nella tua vita, c’è un’altra area in cui credi di essere libero, ma che in realtà ti tiene “incatenato” a scelte dettate da abitudine o condizionamenti esterni?
  • Epicuro sostiene che non è mai troppo presto né troppo tardi per filosofare. Cosa ti spinge, o ti spingerebbe, a filosofare?


(Autore: Simone Ferraro)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
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