Nulla per scontato

Si trova  spesso alla base di difetti, cortocircuiti e criticità dal punto di vista comunicativo, applicato nei settori più ampi e diffusi della vita quotidiana: dare le cose per scontate, acquisite, consolidate e ovvie, senza insistere sull’effettiva verità, conformità, chiarezza e correttezza di quanto viene trasmesso e acquisito, crea in molti casi spiacevoli inconvenienti, incomprensioni sicuramente non volute o ricercate, fraintendimenti poco inclini a essere elementi costruttivi di accordi e dialoghi. 

Tutto si genera per una sorta di acquiescenza al fatto che la questione all’oggetto non potrebbe avere – a giudizio dei protagonisti – esisti diversi da quelli che sarebbero contenuti inevitabilmente nel messaggio inviato a chi di dovere.

Tradotto: la cosa va fatta in questo modo, la sostanza della vicenda non conosce alternative, la consuetudine ci mette nella condizione di realizzare questo obiettivo nella maniera di sempre. Così si è operato nella generalità dei casi, così si è sempre inteso, e così allora si procede.

Allo stesso modo, con le stesse attenzioni e considerazioni, con la stesse concrete applicazioni. Bene. La “tradizione” è un fattore importante, il consolidato aiuta, il dato acquisito è sicuramente importante.

Ma spesso cambiano i contesti, le persone, le modalità, i destinatari, e allora bisogna intervenire con un “di più” di comunicazione puntuale, effettiva, circostanziata. Mai dare nulla per scontato: quando ci si rapporta con un’altra persona, specialmente dal punto di vista professionale, non basta fare un generico riferimento a quello che si è sempre fatto, a quello che valutiamo ormai acquisito e certo.

Occorre aggiungere sempre un elemento di dialogo ulteriore che accerti il recepimento della nostra istanza, della nostra richiesta, della nostra comunicazione, anche nei dettagli, nei passaggi apparentemente minori, sui temi a prima vista non particolarmente importanti e determinanti.

E’ meglio chiarire tutto subito, con un supplemento di parole d’intesa, rispetto alla possibilità che l’ovvio e lo scontato ci mettano nella condizione di dar vita a percorsi problematici, poco chiari e trasparenti, alla fine per nulla efficienti, incapaci di raggiungere l’obiettivo prefissato.

E la vicenda assume una valenza di rilievo, che non va mai sottovalutata: è preferibile valutare tutto al meglio prima di iniziare, confermare in partenza anche gli aspetti  particolari e meno visibili, cominciare avendo chiarito fino in fondo la cosiddetta “consegna”, l’effettivo “da farsi”, l’ambito esatto entro il quale muoversi per poter conseguire il risultato atteso.

E’ fondamentale, decisivo, basilare che questa cura nella comunicazione avvenga sia da parte di chi indica e chiede la progettualità e operatività, sia da parte di chi è chiamato a svolgerla con puntualità e correttezza: è meglio una domanda in più, una precisazione in più, una richiesta di conferma in più, all’avvio della procedura, piuttosto che ritrovarsi a contemplare spiacevoli “qui pro quo” e incomprensioni che servono soltanto a minare i buoni rapporti di collaborazione tra le persone in questione.

Infatti, poi nascono i “pensavo”, “credevo”, “avevo capito” che alimentano soltanto giustificazioni tardive per le situazioni che non sono andate a buon fine. Ripetiamo: non diamo mai nulla per scontato, da una parte e dall’altra, e facciamo in modo che i percorsi del lavoro e delle azione insieme – anche in tante dinamiche associative legate all’attività in campo sociale – abbiano sempre a fondamento  la giusta chiarezza e il doveroso rispetto dei ruoli, con quel briciolo di umiltà nei rapporti interpersonali che non guasta mai nelle varie circostanze della vita.

Va detto, inoltre, che questi principi, queste attitudini, questo stile di attenzione  andrebbero applicati al meglio in tutte le dinamiche dell’esistenza, specialmente quando si parla di interiorità, di affetti, di legami. Ci ripetiamo: dare per scontati, acquisiti e certi i sentimenti di bene che contraddistinguono un rapporto d’amore fra due persone, ma anche a livello familiare tra genitori e figli, senza che questo diventi espressione costante di gratitudine, di creatività, di parole e gesti quotidiani eloquenti, non è mai buona cosa.

Si rischia di perdere progressivamente il calore, lo stupore, la novità e l’interesse che dovrebbero sempre animare queste profonde sintonie, simpatie e  corrispondenze. Non servono grandi manifestazioni, o iniziative con effetti speciali.

Occorre saper donare gusto e sapore, sorriso e vitalità all’esistenza decisa e vissuta insieme: la scontata “routine” dell’esistenza giornaliera spesso non aiuta, anzi, rischia di essere un fattore che complica, affatica, distrae.

Allora bisogna essere noi a non trascurare coloro che amiamo, a tenere vivo l’interesse, a mantenere slancio e  passione, a esprimere riconoscenza e gioia. Sarà tutto più facile e felice: in questo caso, davvero, il risultato finale è scontato!    

(Autore: redazione Qdpnews.it)
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