Vittorio Veneto punta ad avere il suo Distretto urbano del commercio e, nel frattempo, punta a individuare le esigenze dei commercianti e i punti bui da risolvere.
Cosa si aspettano i commercianti della città?
Una città più attrattiva, più sinergia tra i professionisti del comparto, una miglior fruizione degli spazi urbani (nel senso di maggior illuminazione urbana, più pulizia, sicurezza e politiche di mobilità), eventi e manifestazioni che facciano da volano per nuovi clienti: è quanto emerso ieri sera durante un incontro promosso da Confcommercio e Comune in sala Convegni, nella biblioteca civica di Ceneda.
Esigenze che hanno condotto a concepire i prossimi passi da compiere in vista della realizzazione del Distretto, ovvero la convocazione di un tavolo di partenariato, la creazione di un canale di comunicazione dedicato.
Come ha spiegato Michele Bianco di Gemba, società incaricata di seguire tutto il processo, la scorsa estate si era svolto un incontro per ragionare sulla situazione del comparto, sentendo i lavoratori del settore.
“Penso che sia importante affrontare il tema del commercio in maniera tecnica – ha affermato la sindaca vittoriese Mirella Balliana, la quale ha ringraziato Ascom Confcommercio, tutte le associazioni di categoria presenti, Banca Prealpi SanBiagio (presenti ieri sera il vicepresidente Flavio Salvador e il direttore della filiale vittoriese) -. Abbiamo bisogno dell’aiuto di tutti, bacchette magiche non ne abbiamo. Il fatto che gli hotel Terme e Flora siano stati venduti indica che qualcosa si sta muovendo”.
“Ringrazio i commercianti per l’impegno che ci mettono nel mantenere aperte le attività in città: non è facile” ha aggiunto.
Da parte sua, il presidente del comparto vittoriese di Ascom Confcommercio, Giuseppe Partata, ha evidenziato un dato che fa riflettere: in 12 anni hanno chiuso 140 mila attività.
“Le difficoltà maggiori riguarderanno i negozi di vicinato, ma ricordatevi che un minor numero di negozi equivale a meno servizi – ha dichiarato -. È necessario condividere una strategia comune, che dia forza al commercio di prossimità”.
Quello di ieri sera è stato il primo appuntamento ufficiale di un percorso che vuole essere definito e che prende come punto di partenza i dati emersi da un questionario somministrato ai commercianti lo scorso 28 luglio.
Un questionario diviso in 7 sezioni, per una quarantina di domande a cui hanno risposto per il 35% attività del commercio al dettaglio, il 21% della ristorazione e strutture ricettive, il 29% dell’artigianato.
Si tratta per lo più di imprese locali, con una media di 1-5 dipendenti. Realtà che contano una clientela della fascia di età 36-50 anni per il 59%, 51-70 anni per il 31%. Di questi, il 54,3% hanno clienti abituali residenti in città.
Dal punto di vista delle nuove tecnologie, il 38,6% degli operatori non hanno un sito web oppure, per l’11,4%, è ancora in fase di costruzione.
Il 45,7% delle attività possiede un archivio digitale dei clienti, contattati tramite il canale WhatsApp per il 43% e via social nel 37% (il 44% usa Facebook e il 41% Instagram). Quindi molti feedback vengono raccolti verbalmente.
Meno di un’ora alla settimana è il tempo medio dedicato ai social dal 49%, mentre il 58,6% non ha fatto ristrutturazione dei propri locali negli ultimi 5 anni. Il 67,1% non ha introdotto nuovi prodotti e servizi negli ultimi due anni.
Sul fronte delle aperture domenicali, il 42,6% le fa solo nei periodi di festa, ma sarebbe disposto ad allargarle a fronte di comunicazioni anticipate di eventi e agevolazioni. Nel 47% l’assenza di aperture straordinarie è dettata dal problema di mancanza del personale.
Un dato interessante riguarda le principali questioni affrontate dalle attività, ovvero il ricambio generazionale per il 20% e il cambiamento organizzativo per il 19%.
E quali sono le maggiori problematiche secondo i commercianti? Il 31% pensa che sia lo scarso afflusso di potenziali clienti in zona, il 31% la necessità di più eventi e manifestazioni per attrarre clienti, il 24% crede che ci voglia una comunicazione più efficace.
Quali le soluzioni proposte? Il 39,5% dei commercianti crede che un possibile cambiamento possa derivare dalla riqualificazione e valorizzazione degli spazi, mentre il 22,8% pensa che un miglioramento possa arrivare da una maggiore innovazione e digitalizzazione.
Le aspettative dei commercianti sono quindi chiare: il 34,2% attende nuove iniziative per attrarre clienti, il 22,6% vorrebbe un aumento di clienti locali e turisti e il 16,5% si aspetta da tutto ciò una crescita della notorietà della città.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Arianna Ceschin)
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