25 novembre, la storia di Lidia Poët: fu la prima avvocatessa, si spese per la tutela delle donne (e ha ispirato Netflix)

Lidia Poët. Foto Wikipedia

Il 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, è l’occasione per ricordare la vicenda di chi si spese per la tutela delle donne, vivendo in prima persona le difficoltà derivanti dagli stereotipi di genere.

Un esempio è la storia di Lidia Poët (1855-1949), ovvero il primo avvocato donna d’Italia che, nel 1883, entrò nell’albo dell’Ordine degli avvocati.

Originaria della provincia di Torino, si laureò in Giurisprudenza (dopo una prima parentesi a Medicina), con una tesi sulla condizione femminile nella società e sul diritto di voto per le donne.

Un traguardo, l’entrata nell’albo, raggiunto per la prima volta da una donna anche se, solo pochi mesi dopo, venne radiata dall’albo, a seguito di una decisione della Corte d’Appello.

Già in fase di iscrizione all’albo, questo atto venne osteggiato e non mancarono le proteste, mentre il procuratore generale del Regno d’Italia impugnò questa stessa iscrizione.

Richiesta di impugnazione accolta dalla Corte d’Appello e confermata dalla Corte di Cassazione (nonostante il ricorso presentato da Lidia), con la motivazione che “la donna non può esercitare l’avvocatura”.

La sentenza, oltre a richiamare il fatto che l’ammissione delle donne agli uffici pubblici doveva essere prevista per legge, conteneva argomentazioni frutto di numerosi stereotipi di genere.

Il fatto sollevò un dibattito pubblico.

Fu così che, per 37 anni, lavorò nello studio legale del fratello, senza poter mettere piede in tribunale o firmare un atto ufficiale, dando comunque dei contributi importanti per la realizzazione dell’attuale diritto penitenziario e partecipando attivamente alla realizzazione del programma del Primo congresso delle donne italiane, tenutosi a Roma nel 1908.

Lidia affrontò quindi 37 anni di un’autentica battaglia silenziosa, dimostrandosi attiva nella difesa dei diritti dei minori, degli emarginati e delle donne, sostenendo la causa del suffragio femminile.

Solo nel 1920 riuscì a rientrare nell’albo degli avvocati, a seguito di una nuova legge che consentiva tale ingresso anche alle donne. 

Nel 1922 divenne presidente del Comitato pro voto donne di Torino.

Una vicenda, quella di Lidia Poët che, sicuramente, deve far riflettere, e che ha ispirato – in tempi recenti – anche una serie di Netflix.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Wikipedia)
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