K3: sede provinciale della Lega di Treviso. Il clima è quello delle grandi occasioni: alle pareti ci sono ancora i manifesti delle regionali di cinque anni fa “Dopo Zaia vota Zaia” era lo slogan. La Lega a cinque anni di distanza è il partito più votato in Veneto, superando persino quello di Giorgia Meloni.
Per molti qui, nella sede di Villorba, Luca Zaia è semplicemente “Luca”, e tanti se lo ricordano giovane militante agli esordi. Brindisi e applausi hanno accompagnato il suo arrivo al K3. “Qui vinciamo con gli obiettori di coscienza (Zaia che non ha fatto il servizio militare ndr), non con i generali”, mormorano alcuni militanti.
Oggi, dopo essere stato governatore per quindici anni, è tornato a essere decisivo in questa tornata elettorale. “Mi hanno negato la lista, il nome nel simbolo e così, in accordo con Stefani, ho deciso di essere un problema – commenta Zaia – guardate i numeri e capite cosa intendevo”.


Le sue preferenze, seppur ancora parziali, sono “da capogiro”: oltre 20 mila in provincia di Venezia, circa 23 mila nella “sua” Treviso, numeri comunque in crescita esponenziale. “Le promesse vanno mantenute – aggiunge – e io l’ho detto chiaramente: sarò in Consiglio”.
Io intanto ringrazio tutti quelli che mi hanno scelto, votato e sostenuto, ovviamente insieme ad Alberto Stefani. Devo dire che non è stata una passeggiata. Ora posso anche raccontarlo: è vero che ero uscente ed ero capolista, ma molti pensavano che il capolista venisse eletto d’ufficio. E, umanamente, alcuni colleghi dicevano che “a Zaia non servono preferenze”. “Non è stato facile”, ammette.
C’è però sempre quel pathos delle elezioni. “Un risultato come questo, dopo 15 anni e mezzo, mi apre il cuore, perché significa che i cittadini ti vogliono ancora bene. È un segnale forte”. Zaia parla anche delle critiche: “Zittisce tante voci – poche, direi omeopatiche – di chi aveva sempre qualcosa da dire sulla nostra amministrazione”.
Il governatore uscente guarda ai numeri e al significato politico: “Se avessimo avuto la Lista Zaia, questa maggioranza avrebbe avuto ancora più consiglieri. Si governa con i consiglieri, non con le chiacchiere”. E aggiunge: “Alla fine ho detto: se sono un problema, cercherò di renderlo reale. Ora tutti hanno capito cosa intendevo”.


Sul quadro complessivo: “Abbiamo fatto una mission impossible. Un partito che un anno fa alle Europee era al 12-13% oggi vola. La Lega, quando si presenta sul territorio e lavora sul territorio, è ancora il partito di riferimento”. Zaia torna poi sul nodo del terzo mandato: “Io tifo per lo sblocco. Guardate l’assurdità: fino a ieri ero non candidabile, oggi sono candidabile. È la follia della legge” e chiarisce uno dei temi più discussi in campagna elettorale: “Quando un consigliere è eletto in più collegi non sceglie lui la provincia, ma decide il calcolo matematico della Corte d’Appello. Non potevo scegliere nulla. Altro che “Zaia sceglierà Treviso”: erano informazioni messe in giro ad arte”.
“Per me cambia poco perché comunque entrerò in Consiglio, ma è importante per chi viene dopo di me: scatteranno i seggi nelle altre sei province”, sottolinea. Ora la priorità è la Regione: “Ho sostenuto Stefani e avrà molto da fare. Solo le Olimpiadi del 6 febbraio valgono 5 miliardi e 300 milioni, di cui 1 miliardo e 800 investiti dallo Stato. Bisogna lavorare”. Sul suo futuro: “Non lo so. Temi come Venezia o le supplettive dopo l’uscita di Stefani arriveranno verso aprile-maggio. Per ora mi concentro sul lavoro”.
(Autori: Simone Masetto)
(Foto e video: Simone Masetto)
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