L’ultimo saluto a Giorgio Fabris: “Grazie a nome della città”

La comunità di Conegliano si è riunita oggi pomeriggio nella chiesa di San Rocco, per dare l’ultimo saluto a Giorgio Fabris, figura nota del mondo della cultura cittadina, che tanto si è speso nell’ambito teatrale (con la direzione artistica dell’Accademia di piazza Cima) e l’impegno nel cinema (quando ancora si chiamava Méliès).

A rendere omaggio al suo ricordo sono stati il sindaco di Conegliano Fabio Chies, consiglieri di maggioranza e minoranza dell’amministrazione, il comandante della Polizia locale Claudio Mallamace, l’assessore Claudia Brugioni, rappresentanti di associazioni e realtà varie della città.

A dare l’inizio alla cerimonia funebre sono state le parole del sindaco Fabio Chies, che ha ringraziato Fabris per tutto quanto fatto in ambito culturale.

“Grazie a nome della città di Conegliano – ha esordito – Giorgio ha portato tanti artisti: ci teneva alla crescita culturale della città e del territorio”.

Figura istrionica, sapeva a mettere a suo agio chiunque – ha affermato, ricordando il rapporto mantenuto da anni con l’amministrazione comunale – Sono gli uomini d’altri tempi come lui che ci mancano”.

“Grazie Giorgio per tutto quello che hai fatto – ha concluso – Un ringraziamento va alla sua famiglia: il filo che ci tiene legati sarà ancora più solido”.

Parole a cui poi si è aggiunto il messaggio da parte di monsignor Roberto Bischer.

“Uomo eclettico, ha dedicato la sua intera vita allo spettacolo – ha detto il monsignore – Sapeva trasmettere i valori: ha lasciato un vuoto che resta tra noi”.

Monsignor Bischer ha quindi ricordato che, tra le varie attività, Giorgio Fabris nella sua vita ha diretto anche dei film: uno di questi era “Ritratto d’alpino” del 1976.

“Ha inteso il cinema e il teatro come un’eredità spirituale – ha continuato -. Ha sempre trasmesso i valori civili che nella cultura e nell’arte vengono riportati, anche ultimamente, vivendo nella sofferenza e nella malattia”.

“Quando vediamo nella società che alcuni valori vengono persi, bisogna sperare nella fede – ha spiegato il monsignore -. Anche il Vangelo è frutto di speranza”.

“La vita passa, ma l’impegno per il prossimo resta, come il cinema, l’arte, la cultura e la musica”, ha concluso.

Poi, i presenti hanno potuto rivolgere un pensiero al defunto, indirizzando lo sguardo verso la bara cosparsa di rose rosse. Feretro che è stato accompagnato all’esterno della chiesa, prima dell’ultimo viaggio verso il cimitero di via San Giuseppe.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Arianna Ceschin)
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