Ottava puntata della rubrica di Qdpnews.it – Quotidiano del Piave, “Prendiamola con Filosofia”: accompagnati dal professor Simone Ferraro del Collegio vescovile Pio X di Treviso proseguiamo il viaggio a puntate alla scoperta di questa disciplina antica e fondamentale, quanto mai preziosa in questi tempi contrassegnati da cambiamenti (iper)veloci e a volte contraddittori. Buona lettura!
La ragione: Che cosa posso sapere?
Nell’ultimo video ci siamo chiesti “Quanto comprendo ciò che vivo?” e abbiamo visto che la comprensione di ciò che viviamo dipende dalla nostra capacità di interrogarlo, mettendo in campo un’indagine critica volta ad indagarne il fondamento, il significato e il senso.
Oggi ci interroghiamo sulla prima di queste tre dimensioni, il fondamento, che pone il problema della verità di ciò che viviamo, e ci chiediamo: “Che cosa posso sapere?”. Per capire cosa siano, e quale sia il rapporto tra sapere, verità e fondamento, possiamo pensare a una casa.
Una casa, per essere una “vera” casa, deve stare in piedi e svolgere la sua funzione di casa, che è rispondere al bisogno di un posto sicuro nel quale vivere. Deve quindi essere costruita “ad arte”, con materiali adeguati e criteri precisi, che assicurino coerenza strutturale e stabilità. Solo se è costruita così, la casa sta in piedi. Diversamente, rischia di non essere un posto sicuro in cui vivere.
Lo stesso possiamo dire del sapere. Come una casa, il sapere svolge la sua funzione solo quando è “vero” sapere, cioè quando è costruito “ad arte”. E la sua funzione è consentirci di comprendere la realtà che viviamo, che è un bisogno fondamentale per la nostra vita. Se il sapere non assolve a questo bisogno, non è affatto sapere, è semplice opinione, che in alcuni casi potrebbe non reggere alle sfide della vita e travolgerci, come il tetto di una casa che crolla.
Sia chiaro: avere un’opinione sulla realtà e sul nostro posto in essa non solo è lecito, è necessario e doveroso. Dobbiamo però stare molto attenti alla tenuta delle nostre opinioni, perché non sono tutte “vere” allo stesso modo. Ed essere fortemente convinti di un’opinione, o concordare con altri, non è sufficiente per renderla vera. Come possiamo, allora, rendere “vero” il nostro sapere ed evitare che il mondo ci crolli addosso?
Per rispondere a questa domanda proviamo a riprendere la metafora della casa. Come abbiamo detto, per costruire una “vera” casa abbiamo bisogno di materiali adeguati e criteri precisi. Tanto i materiali quanto i criteri sono forniti da quelle che chiamiamo “facoltà conoscitive”.
I materiali sono forniti da due facoltà che chiamiamo sensibilità e sentimento:
- la sensibilità è la facoltà di conoscere il mondo esterno, fisico, che esiste fuori di noi e che condividiamo con tutti gli altri esseri umani; grazie a questa facoltà, ad esempio, possiamo vedere un cane, sentire un suono, assaporare un gusto, toccare un oggetto, eccetera;
- il sentimento è invece la facoltà di conoscere il nostro mondo interiore, che esiste solo dentro di noi, al quale nessuno ha accesso ed è unico ed irriducibile; grazie a questa facoltà, ad esempio, possiamo sentire paura, tristezza, gioia, eccetera.
Per la funzione che svolgono, sensibilità e sentimento sono come finestre sulla realtà che ci forniscono il materiale grezzo che serve a costruire la nostra casa del sapere. Questo materiale non è ancora conoscenza, ma senza non possiamo averla. La conoscenza è infatti sempre “conoscenza di qualcosa”, cioè di questo materiale. Ed è qui che interviene una terza facoltà, che ci fornisce i criteri per costruire conoscenze: la ragione. Ma che cos’è la ragione? La risposta è complessa, ma proviamo a sintetizzare.
La ragione è una facoltà conoscitiva che ci caratterizza come esseri umani e che ha un legame profondo con il linguaggio. In buona sostanza, consiste in un sistema di regole, che chiamiamo logica, la cui funzione è “fare ordine” in ciò che viviamo. E lo fa in tre modi fondamentali.
- Primo modo: istituendo differenze, innanzitutto tra realtà esteriore e realtà interiore, ma anche tra ciò che è fuori e tra ciò che è dentro di noi; in questo modo, ad esempio, possiamo dire che un cane è un cane e non è un gatto, o che la paura che sentiamo è ben diversa dalla tristezza;
- Secondo modo: stabilendo connessioni tra i diversi contenuti del nostro vissuto, ad esempio tra le cose fuori di noi o tra queste e i nostri sentimenti; in questo modo, ad esempio, possiamo formulare affermazioni come “questa camicia è bianca”, o “la telecamera mi imbarazza”;
- Terzo modo: costruendo ragionamenti, cioè catene di conoscenze dove alcune sono premesse e altre sono conclusioni; in questo modo, ad esempio, possiamo dire che “dove c’è fumo c’è anche fuoco”, o che “se studio, supero l’esame”.
Per riassumere, possiamo dire che se da un lato la sensibilità e il sentimento ci forniscono il materiale da costruzione, dall’altro la ragione ci fornisce i criteri di costruzione, cioè l’insieme delle regole che ci permettono di selezionare e assemblare quel materiale.
Ma facciamo attenzione: tutti siamo dotati di ragione e la usiamo, ma se non conosciamo e non applichiamo le sue regole, o se le applichiamo partendo da materiali che non hanno riscontro nella nostra esperienza e non si fondano su di essa, rischiamo di fare errori o di essere manipolati.
È importante avere consapevolezza di questo, perché il sapere è effettivamente il fondamento di ciò che viviamo, la casa stessa in cui viviamo. Prendercene cura è una responsabilità che dobbiamo assumerci nei confronti di noi stessi se vogliamo provare a “prenderla con filosofia”.
Pensiamoci bene: ogni nostra azione, in modo più o meno consapevole, è condizionata da ciò che sappiamo o pensiamo di sapere. Per cui, come quando ci muoviamo in casa, se sappiamo dov’è e a cosa serve ciò che cerchiamo, sappiamo anche come muoverci.
Certamente le nostre azioni non sono orientate solo da ciò che sappiamo ma anche da ciò che per noi ha valore e da ciò a cui aspiriamo, per cui rimane il problema di scegliere a cosa dare valore e a quale fine cercarlo. E questi sono gli interrogativi che ci portano direttamente alle prossime due domande: “Che cosa devo fare?” e “Che cosa posso sperare?”.
La prima di queste due domande, “Che cosa devo fare?”, e il suo profondo rapporto con il valore che attribuiamo a ciò che viviamo, sarà l’argomento del prossimo video.
Abstract
Nel video si affronta la prima delle tre domande kantiane, “Che cosa posso sapere?”, che pone il problema del fondamento e della verità di ciò che viviamo. Attraverso la metafora di una casa, si spiega che il sapere, per essere “vero”, deve essere costruito con solidità per resistere alle sfide della vita, a differenza di una semplice opinione che rischia di farci crollare il mondo addosso. La filosofia si impegna a costruire un sapere solido per consentirci di vivere in un luogo sicuro.
Per spiegare come si costruisce il sapere, il video introduce tre facoltà conoscitive umane: sensibilità, sentimento e ragione. La sensibilità e il sentimento sono le “finestre sulla realtà” che ci forniscono il materiale grezzo del nostro vissuto (il mondo esterno e quello interiore). La ragione, invece, è la facoltà che fornisce i “criteri di costruzione” per fare ordine in questo materiale.
La ragione organizza e struttura la conoscenza in tre modi fondamentali:
- istituendo differenze: distinguendo, ad esempio, tra il mondo esterno e quello interiore;
- stabilendo connessioni: collegando i contenuti del nostro vissuto (es. “la camicia è bianca”);
- costruendo ragionamenti: formando catene logiche di conoscenze (es. “se c’è fumo, c’è fuoco”).
Il video sottolinea l’importanza di usare la ragione in modo consapevole per evitare errori e manipolazioni, in quanto il sapere è il fondamento stesso in cui viviamo. Il video si conclude anticipando che la prossima lezione affronterà la domanda “Che cosa devo fare?”, con cui si esplora il problema del significato e del valore.
(Autore: Simone Ferraro)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
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