«Mejo brusar un paes che perder ’na tradizhion»: nel Quartier del Piave questo vecchio detto non è solo una frase fatta, ma un modo di sentire condiviso. Anche la sera del 5 gennaio 2022, nonostante un’edizione molto ridotta, segnata dalle restrizioni sanitarie e dalla pioggia insistente, i Panevin – o, come vengono chiamati in alcune zone, buberate o fogherate – si sono comunque accesi, mantenendo vivo uno dei riti invernali più radicati nelle comunità tra Piave e Soligo.


Pur con fuochi simbolici e partecipazione contingentata, il Quartier del Piave non si è arreso: associazioni, amministrazioni e volontari hanno scelto di dare continuità a una tradizione popolare molto sentita, trovando un equilibrio tra prudenza e desiderio di stare insieme. Invece dei grandi roghi di un tempo, sono comparsi piccoli falò, accesi alle 20 in punto, tutti idealmente collegati tra loro.
L’“esito” della serata è stato letto, come vuole l’usanza, osservando la direzione delle fuische, le faville sollevate dal fuoco. Nel 2022 le scintille dei falò allestiti dalle associazioni locali si sono dirette verso sera, cioè verso occidente, e questo, nel linguaggio dei contadini, è di buon auspicio: «Fuische verso sera, poenta pien caliera», la polenta piena in caldaia, simbolo di un anno generoso nei raccolti e nel lavoro.


L’occasione è utile anche per ricordare il significato più profondo del Panevin. Un tempo, bambini e adulti preparavano grandi cataste di rovi, canne di granoturco, sterpaglie, tralci di vite, ginepro, stoppie, frasche e fascine, recuperando fogliame e trucioli inutilizzati nelle campagne. Il falò veniva acceso verso sera, allo scoccare dei rintocchi dell’Ave Maria, alla presenza di tutta la gente della contrada o della borgata. Non era soltanto una festa, ma un rito dal forte contenuto sacrale e simbolico, che serviva a salutare l’anno appena trascorso e a invocare fortuna per quello nuovo.
Nel 2022 la tradizione si è svolta in diretta solo in alcuni Comuni del Quartier del Piave, con la presenza delle amministrazioni comunali, dei parroci e di almeno un rappresentante per ogni associazione del territorio. I falò simbolici sono stati accesi a Col San Martino, Combai, Farra di Soligo, Moriago della Battaglia (con Mosnigo), Refrontolo e Vidor, in un circuito che ha unito paesi e frazioni sotto la stessa luce.


A San Pietro di Feletto, invece, si è scelto di affidare il rito alla modalità digitale: qui il Panevin è stato registrato in video il 3 gennaio e diffuso poi la sera del 5 gennaio alle 20, in contemporanea con le altre accensioni. Anche questa scelta, seppur diversa dal raduno in presenza, si è inserita nel filo rosso che collega tutti gli appuntamenti coordinati dal Consorzio delle Pro Loco del Quartier del Piave, dimostrando come la tradizione sappia adattarsi ai tempi senza perdere il proprio significato.
Particolarmente sentita è stata la partecipazione a Moriago della Battaglia, dove la Pro Loco locale, la Pro Loco Mosnigo e gli Amici di Guido hanno dato vita a un momento condiviso con sindaco, parroco e una folta rappresentanza del mondo associativo: Avis Moriago-Mosnigo, Associazione Cis Mosnigo, Artiglieri Moriago-Mosnigo, Corpo Bandistico di Moriago della Battaglia, Gruppo Alpini Mosnigo e Gruppo Alpini di Moriago della Battaglia. Attorno al falò, anche se in forma più raccolta, si è ricreato quel clima di comunità che caratterizza da sempre il Panevin.


Atmosfera festosa anche a Col San Martino, dove la Pro Loco, gli Amici di Canal Nuovo, il Comitato Borgo Giussin, gli Amici di San Vigilio e il Comitato Cavre si sono ritrovati per accendere un piccolo falò allestito presso la sede della Pro Loco, guidata da Luciano Stival. Qui, come negli altri paesi, il Panevin 2022 è stato volutamente sobrio, ma non per questo meno significativo: un segno concreto di come, anche in anni complessi, la comunità scelga di ritrovarsi attorno al fuoco per augurare il meglio ai propri concittadini.
(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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