Un flash mob non violento a Porta San Tomaso, dove nella serata dello scorso 6 dicembre si è consumato il pestaggio, questo sì violento, di quattro ragazzi trevigiani ad opera di una baby gang di giovanissimi, che prima ha rivolto insulti alle vittime designate per poi passare alle vie di fatto.
Un episodio che ha destato grande scalpore nel capoluogo, riportando di nuovo al centro delle cronache il tema della sicurezza. Da qui l’idea dei familiari dei ragazzi aggrediti e di altre mamme e papà di organizzare un’iniziativa di sensibilizzazione, un momento aperto a tutta la cittadinanza per dire “stop” alla violenza.
“Mio figlio è traumatizzato, ormai ha paura ad uscire di casa e soprattutto di tornare qui in centro”, sono state le parole della mamma di uno dei ragazzi aggrediti.
Erano circa un centinaio, soprattutto genitori preoccupati, le persone che nel tardo pomeriggio di oggi, sabato, si sono ritrovate davanti a Porta San Tomaso, dove sono state anche lette alcune testimonianze dei familiari delle vittime. Presenti alla manifestazione anche diversi politici locali, di Treviso e dei comuni vicini, e di “colori” diversi. Un sostegno bipartisan a mamme e papà. C’era soprattutto il sindaco di Treviso, Mario Conte, che nel suo intervento ha ribadito come “questa forma di aggressività che manifestano i giovani, tra giovani o nei confronti della comunità, è qualcosa che ormai è intollerabile. Ci sono delle persone che poi stanno male, altre volte gli epiloghi sono stati ancora più drammatici”.
“Quindi credo che debba essere un momento di grande riflessione comunitaria, dove ognuno deve fare la propria parte – ha sottolineato il primo cittadino – E noi, come istituzioni, dobbiamo chiedere a gran voce che cambi anche il quadro normativo, perché se ci fossero state pene più severe e soprattutto certezza della pena, i 4, 5, 6 aggressori di Porta San Tomaso non sarebbero stati qui quella sera ma probabilmente a scontare le loro pene per i reati precedenti“.
Da qui l’esigenza di una “reazione istituzionale”. E sul Daspo Conte ha aggiunto: “Abbiamo già visto che è uno strumento in mano alle Forze dell’ordine, che ringrazio per il grande lavoro che fanno, però evidentemente non è una pena. Idem per i fogli di via e altri provvedimenti simili. C’è solo una parola per chi compie certi tipi di reati violenti, aggressivi: galera!”.
E infine su impunità e integrazione: “Un giro di vite? È evidente, io sono il sindaco, il primo cittadino e oggi la comunità mi dice che ha paura, che non si sente più sicura, quindi serve una reazione da parte delle istituzioni forte. Bisogna cambiare le regole, non deve passare il messaggio di impunità, chi sbaglia deve pagare, è semplice. Il tema di integrazione? Mi pare abbastanza evidente che l’integrazione sia fallita, non è un mistero e non penso che sia uno scandalo dire questo”.
Divieti e provvedimenti emessi dal Questore
Per i fatti avvenuti nella serata del 6 dicembre nei pressi di Porta San Tomaso, a Treviso, quando quattro ragazzi trevigiani erano stati insultati e poi aggrediti fisicamente da un gruppo di giovanissimi, scattano ora divieti e provvedimenti nei confronti dei responsabili emessi dal Questore della Provincia di Treviso Alessandra Simone.


La dinamica dei fatti ricostruita inizialmente dagli operatori della Squadra Volanti intervenuti sul posto e, successivamente, dalle indagini esperite dagli investigatori della Squadra Mobile trevigiana hanno permesso di individuare sette giovani, due maggiorenni e cinque minorenni, ritenuti responsabili degli stessi.
Al termine della attività istruttoria svolta dalla Divisione Anticrimine, il Questore di Treviso ha erogato sette avvisi orali, 6 Daspo “Willy” e un foglio di via obbligatorio con divieto di ritorno al Comune di Treviso.
Le misure disposte sono fondamentali per il contenimento dei reati nei confronti di soggetti vulnerabili e della collettività, cercando di “arrivare prima” per evitare che beni giuridici fondamentali quali la vita e l’incolumità dei singoli e pubblica vengano irrimediabilmente compromessi.
Di particolare rilievo è il fatto che grazie al recente “decreto Caivano” sia possibile applicare tali misure anche ai minori di 18 anni che abbiano compiuto i 14, quando manifestino condotte di particolare pericolosità sociale come nel caso di specie.
Tutti i soggetti responsabili sono stati colpiti dall’avviso orale, misura attraverso cui l’Autorità di Pubblica Sicurezza richiama all’ordine i soggetti ritenuti pericolosi per evitare conseguenze peggiori nei loro confronti.
Inoltre, uno dei maggiorenni residente in altro comune è stato destinatario di Foglio di via dal Comune di Treviso, misura adottata dal Questore nei confronti di quei soggetti che sono da considerare socialmente pericolosi e che, non avendo un legame con il territorio dove hanno commesso fatti di reato che hanno offeso o messo in pericolo la tranquillità e la sicurezza pubblica, sono diffidati a lasciarlo con l’obbligo di non farvi rientro; la sua violazione è punita con la reclusione da sei a diciotto mesi e con la multa fino a 10.000 euro.
Nei confronti dell’altro maggiorenne, e dei 5 minorenni, tutti residenti a Treviso, è stata disposta la misura del Divieto di Accesso ai Locali ed Esercizi pubblici detto “D.A.C.Ur.” che impedirà loro di fare accesso nei 18 locali presenti nell’area dove sono avvenuti i fatti.
In caso di violazione di questa misura i responsabili saranno punti con la reclusione da uno a tre anni e con la multa da 10.000 a 24.000 euro.
Resta alta la attenzione della Polizia di Stato nel perseguire gli episodi che turbano l’ordine e la sicurezza pubblica e minano la serena e libera fruibilità degli spazi urbani da parte dei cittadini.
(Autore: Redazione Qdpnews.it)
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