Porta San Tomaso diventa il simbolo di una Treviso che vuole combattere – in maniera pacifica, s’intende – la violenza giovanile. Proprio nel luogo dove, la sera del 6 dicembre, quattro giovani furono violentemente aggrediti da un gruppetto di coetanei, ieri sera genitori, istituzioni e famiglie si sono ritrovati per un flash mob.
Se da un lato, al termine delle indagini della Questura Trevigiana, sono saliti a sette gli aggressori individuati e sanzionati – con sette avvisi orali, sei Daspo “Willy” e i Dacur che vietano loro l’ingresso in 18 locali della città – dall’altro genitori e amministratori chiedono pene più severe.
“Il Daspo abbiamo visto che non basta – commenta il sindaco di Treviso Mario Conte – trovo inutile impedire a un ragazzo di commettere reati in città lasciandogli però la possibilità di farlo altrove. La comunità ha paura, non si sente sicura. Serve una reazione forte da parte delle istituzioni”.
Al fianco del primo cittadino, numerosi esponenti politici di diversi schieramenti, a dimostrazione di come la lotta alla violenza giovanile – almeno a Treviso – non indossi una precisa casacca politica. Presenti consiglieri comunali e i neoeletti consiglieri regionali Rossella Cendron, Nicolò Rocco e Paolo Galeano, oltre alla deputata del Partito Democratico Rachele Scarpa.
Tra il centinaio di persone che hanno partecipato al flash mob, oltre ai familiari dei giovani aggrediti all’inizio di dicembre a Porta San Tomaso, anche i genitori del giovane castellano brutalmente picchiato a Castelfranco Veneto. “Nessuno deve avere paura di uscire”, “La violenza non è potenza”, “Violenza scoperta, pena certa”: questi alcuni degli slogan comparsi sui cartelli dei partecipanti.
(Autore: Simone Masetto)
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