Il Giubileo della Speranza apriva il suo corso nelle diocesi il 29 dicembre 2024. A dodici mesi esatti, ieri 28 dicembre l’Anno santo si è concluso nelle Chiese particolari con la messa solenne dei vescovi, e si chiuderà definitivamente nella Basilica di San Pietro con Papa Leone XIV il 6 gennaio 2026.
Il Giubileo
Il motto del Giubileo 2025 sono state le parole “Peregrinantes in Spem” – Pellegrini della Speranza, indicate da Papa Francesco nella bolla di indizione. Il pontefice, morto il 21 aprile di quest’anno, aveva sottolineato che spesso si incontrano persone scoraggiate che guardano al futuro con scetticismo e pessimismo, e quindi aveva espresso l’auspicio che il Giubileo fosse occasione per tutti di ravvivare la speranza.
In quest’Anno santo tanti sono stati gli eventi che hanno portato a Roma e nella Città del Vaticano milioni di pellegrini. Cinque basiliche papali hanno ospitato la Porta Santa; nelle Cattedrali e negli altri luoghi sacri diocesani individuati dai vescovi, invece, era possibile acquisire l’indulgenza.
Vittorio Veneto, Battocchio: “Contagiato dall’entusiasmo dei giovani”
Domenica pomeriggio a Vittorio Veneto la lunga processione di sacerdoti verso la Cattedrale gremita è iniziata dalla Cappella del Sacro cuore del Seminario vescovile. Nella sua omelia, il vescovo Riccardo Battocchio ha esordito ricordando il senso del pellegrinaggio verso Roma, e il suo moto inverso che invece lo ha portato nella Chiesa di San Tiziano, dove il presule è stato ordinato proprio a metà dell’anno giubilare, il 25 maggio scorso.


“Il Giubileo ci ha messi in movimento come pellegrini di speranza – ha sottolineato -. Ha messo in movimento la diocesi, tante parrocchie, tanti gruppi, tante aggregazioni. In tanti siete partiti per andare a Roma: io ho fatto la strada inversa, e da Roma sono arrivato qui”.
Battocchio ha ricordato le varie esperienze diocesane, e in particolare quella del Giubileo dei Giovani – “È stato molto coinvolgente anche per me”, ha detto – ringraziando tutti coloro che si sono prodigati nell’organizzazione.
“Abbiamo accolto l’invito a metterci in movimento, non solo macinando chilometri – ha osservato – ma facendo spazio dentro e attorno a noi alla speranza, questa piccola virtù che prende per mano e conduce la fede e la carità verso il futuro che Dio intende donarci. Abbiamo sperimentato bellezza e fatica del cammino condiviso, con una umanità sofferente e bisognosa di tanta speranza”.
In 2000 a Treviso. Tomasi: “Ora tracciamo cammini nuovi”
Il tempio di San Nicolò, la chiesa più grande di Treviso, ha accolto – riportano le fonti diocesane – duemila persone. Un centinaio i sacerdoti che hanno concelebrato con il Vescovo Michele Tomasi; hanno concelebrato anche monsignor Andrea Bruno Mazzocato, arcivescovo emerito di Udine e il vicario generale della diocesi, monsignor Mauro Motterlini.


La celebrazione è stata animata dai cori trevigiano, ucraino e ghanese. Molte altre le comunità cattoliche provenienti da altre Nazioni e che vivono in diocesi, che hanno preso parte alla messa, tra cui le giovani dello Sri Lanka, che hanno accompagnato con candele e fiori la processione dell’Evangeliario dal presbiterio all’ambone.
Tra le autorità, hanno partecipato il presidente del Consiglio comunale di Treviso, Antonio Dotto, in rappresentanza del sindaco Mario conte, il vicario del Questore, Domenico Demaio, l’assessore Diego Zanchetta per la Provincia di Treviso, Massimo Ribaudo, comandante provinciale dei Carabinieri, Michele De Luca, comandante della Guardia di Finanza di Treviso, in rappresentanza del comandante provinciale, Daniele La Gioia, Fabio De Luca, comandante del 51° Stormo di Istrana, e Mario Pozza, presidente della Camera di Commercio Treviso – Belluno.


“Abbiamo vissuto un tempo nuovo? – ha esordito Tomasi – Sono convinto che per molti sia stato così. Un tempo di cambiamento interiore, di relazioni rinnovate, di impegni di bene assunti e realizzati”.
“Sono stati momenti di grazia sicuramente i tantissimi pellegrinaggi – ha ricordato -. Quelli verso le porte sante di Roma di parrocchie, collaborazioni pastorali, vicariati. Quelli delle innumerevoli categorie di cristiani che sono stati convocati a Roma nel corso dei mesi, e che là hanno celebrato i loro rispettivi giubilei. Solo a titolo di esempio: le famiglie, gli adolescenti, i giovani, i catechisti, i carcerati… Numerose sono state le famiglie ed i singoli che si sono messi in cammino verso Roma, per il Giubileo della speranza”.
“È stato un tempo nuovo, un tempo di grazia – ha spiegato il presule trevigiano – tutte le volte che abbiamo trovato momenti quotidiani di preghiera, in cui abbiamo dato ascolto alla Parola di Dio, e lo abbiamo sentito parlare a noi personalmente, da cuore a cuore, nel santuario della nostra coscienza, guida sulla via del bene. Lo è stato tutte le volte in cui siamo stati capaci di incontrarci tra noi gratuitamente, in cui ci siamo lasciati sorprendere dalla bellezza di essere insieme discepoli e discepole di Gesù Cristo.


“Anche certo per fare – ha osservato ancora -, per costruire, per gestire, per amministrare le nostre comunità e le tante nostre attività, ma sempre consapevoli di condividere in esse soprattutto tempo, amicizia, fraternità, speranza, vita. È stato un tempo nuovo, un tempo di grazia quando siamo stati pellegrini dal Cristo che aspettava la nostra visita, nell’incontro con infermi, carcerati, anziani in solitudine, persone con diverse abilità, persone che non riescono più a sperare”.


“Ora chiudiamo l’esperienza dell’anno giubilare – ha concluso Tomasi – La speranza sta germogliando: prendiamocene cura, fino a che produca frutti di novità e di bellezza. Sappiamo camminare, non torniamo a fermarci. Tracciamo cammini nuovi, nutriti e sorretti dalla speranza che ci è stata donata. Disegniamo mappe per cammini agili e sicuri, da percorrere insieme, senza fughe in avanti e senza rimpianti”.
(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto: Qdpnews.it e Diocesi di Treviso)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata







