Una presenza importante per l’illustre marito, ma anche e soprattutto per la comunità di cui è stata “ambasciatrice” nel mondo. In tanti questa mattina, mercoledì, hanno voluto rendere omaggio a Marisa Michieli, vedova del poeta pievigino Andrea Zanzotto, scomparsa sabato scorso all’età di 89 anni.
L’ultimo saluto in un Duomo di Pieve di Soligo gremito e commosso, alla presenza di familiari, amici e amministratori locali, tra cui il sindaco, Stefano Soldan, e la vicesindaca di Sernaglia della Battaglia, Eleonora Antoniazzi.
A celebrare il rito funebre il parroco, monsignor Luigino Zago, che nella sua sentita omelia ha preso spunto proprio da una poesia di Zanzotto: “Così siamo”.
“Marisa era eclettica, esuberante, una donna appassionata e inquieta nel senso più profondo, mai ferma, mai appagata dalla superficie delle cose, sempre in cerca, sempre in movimento, mai statica – le parole del sacerdote -. Laureata in Lettere, insegnante e preside, sapeva bene il significato delle parole e che forza hanno, se usate con intelligenza e proprietà, nel dare forma e significato alla vita. Marisa era questa. Oltre ogni definizione standardizzata, non solo moglie, non solo ‘musa’. Era invece parte essenziale della comunione di vita matrimoniale con Andrea e la famiglia che insieme hanno costruito. E poi Marisa è stata la professoressa e la preside che ha aperto l’orizzonte a generazioni di studenti, colei che davvero visse con energia e passione, lasciando un ricordo indelebile”.
Quel ricordo che, verso la fine della cerimonia, è stato condiviso anche dallo scrittore Francesco Carbognin, che ha dedicato alla compianta Marisa parole molto toccanti: “Ho sempre percepito Marisa come una vera e propria forza della natura. Personalmente ho conosciuto Zanzotto a 24 anni, iniziando però a frequentarlo verso i 30, all’inizio del dottorato. E fu un vero e proprio trauma per me, la prima volta che feci colazione con lui, assistere a una ‘sfuriata’ di Marisa circa il suo proposito di ottenere il divorzio dal marito. Ricordo lui osservarla muto, impassibile, ma stupefatto e quasi ammaliato, per poi voltarsi furtivamente verso di me e sussurrarmi: ‘E non è meraviglioso tutto questo’. Pensai di essere finito in una ‘gabbia di matti’. Col tempo, con lo studio di Zanzotto e con la frequentazione assidua di Marisa, ho capito che in realtà quelle commedie infuocate erano frammenti di un ininterrotto discorso amoroso”.


E infine. “La vitalità, la passione, la forza di Marisa mi vietano ancora di riconoscere in questa situazione attuale il suo funerale, che mi sembra piuttosto una delle più acrobatiche prove della sua ironia – ha concluso Carbognin -. Io non penso che Marisa presterebbe attenzione proprio al suo stesso funerale, più che qualche manciata di minuti. Per questo motivo mi piace ricordarla con una frase, tra le prime che mi ha detto, e che lei era solita pronunciare a qualunque suo interlocutore, di qualunque specie, ruolo, grado, livello o estrazione fosse. A partire dal suo stesso marito, il grande poeta Andrea Zanzotto. E dunque, mi vedo al funerale di Marisa, ascolto il modo goffo e inadeguato con cui cerco di esprimere il mio immenso affetto e la mia sterminata gratitudine a ‘quella splendida, cortese donna mia’, scriveva Zanzotto, a quella ‘donna dai capelli rosso fiamma e dagli occhi incendiati di passione’. Ed ecco che lei mi risponde, ‘ti te si un mona‘. Grazie”.
Altri ricordi sono stati letti dal Gruppo “Giardino storico” dell’Università di Padova: “E’ stata per tanti anni una presenza costante in Veneto e in Italia, nei più importanti convegni di poesia e letteratura, o dedicati alla salvaguardia dell’ambiente. Proprio il forte interesse per la difesa della natura, del suolo, dei campi, dalla devastazione della speculazione edilizia, ha avvicinato Marisa e Andrea Zanzotto al nostro gruppo e consideriamo un vero privilegio l’attenzione che entrambi, in varie occasioni, hanno dimostrato per la nostra attività”.
Infine il cordoglio dell’Associazione “I Luoghi di Andrea Zanzotto”: “Una pioniera di impegno e partecipazione attiva alla vita culturale, artistica e civile dei luoghi in cui ha vissuto”. Poi, subito prima dell’uscita del feretro dalla chiesa, i versi di Andrea Zanzotto letti da Monica Stella e Marta Baldassì, accompagnati dal commosso applauso dei presenti.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Alessandro Lanza)
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