700 anni di storia: il Seminario di Belluno e le biblioteche Gregoriana e Lolliniana

Nel cuore di Belluno, all’interno dell’antico convento francescano di San Pietro, oggi Seminario Gregoriano, sorge il chiostro gotico, il più antico della città. È un luogo che profuma di storia e spiritualità, un luogo che ha custodito per secoli il sapere e la fede. Accanto si trova la chiesa di San Pietro, che nel 2026 celebrerà i 700 anni dalla sua consacrazione. La chiesa che vediamo oggi, però, non è quella originaria: fu infatti ricostruita nel 1750, ma resta visibile la cappella gotica al primo piano, riconoscibile dalle sue caratteristiche finestre trilobate. Essa rappresenta uno dei pochi segni rimasti dell’originaria architettura medievale, che doveva essere imponente e suggestiva.

Il convento, nei secoli, fu abitato da figure di spicco dell’ordine francescano. Tra queste spiccano Urbano Bolzanio, che divenne precettore di Leone X Medici, figlio di Lorenzo il Magnifico, e Francesco Bolzanio, raffigurato nel suo monumento funebre mentre riposa su tre libri, simbolo di una biblioteca che un tempo era tra le più ricche del territorio e che oggi purtroppo non esiste più. La storia cambiò radicalmente nel 1807, quando, a seguito della soppressione napoleonica, i francescani furono costretti a lasciare Belluno e il convento conobbe un periodo di decadenza. Negli anni Trenta del XIX secolo, la struttura venne però riaperta come seminario e intitolata a Papa Gregorio XVI, originario di Belluno, e a San Gregorio Magno. Nacque così il Seminario Gregoriano, che per quasi due secoli ha formato generazioni di seminaristi, diventando un pilastro della vita spirituale e culturale della città.

Oggi, in un momento in cui la funzione religiosa si intreccia sempre più con quella culturale, il seminario sta riscoprendo un nuovo ruolo, puntando soprattutto sul valore delle sue straordinarie biblioteche: la Biblioteca Gregoriana e la Biblioteca Lolliniana.

La Biblioteca Gregoriana rappresenta il cuore del seminario. Nata grazie al lascito di Papa Gregorio XVI, custodisce oggi circa 83.000 volumi, diventando punto di riferimento per la formazione di sacerdoti e studiosi bellunesi. I testi spaziano dalla teologia alla filosofia, dalla storia all’arte, e includono anche lasciti preziosi donati da ecclesiastici e intellettuali. È un patrimonio che continua ad arricchirsi, mantenendo vivo lo spirito di studio e riflessione che caratterizzava l’ordine francescano.

Accanto alla Gregoriana, la Biblioteca Lolliniana è un autentico gioiello. Fu costituita grazie al lascito del vescovo Alvise Lollino, figura centrale della Controriforma veneta. Lollino, grande bibliofilo, decise di risiedere a Belluno per tutto il periodo del suo episcopato, donando al Capitolo della Cattedrale una parte significativa della sua collezione di manoscritti e libri a stampa. La biblioteca, che prese il suo nome, custodisce oggi opere di eccezionale valore, comprese alcune miniature veneziane realizzate in filigrana d’oro, corali medievali e un rarissimo codice della Divina Commedia.

Quest’ultimo rappresenta uno dei tesori più preziosi: una delle cosiddette “copie dei Danti del 100”, prodotte intorno al 1340. Secondo gli studiosi, questo manoscritto fu probabilmente utilizzato per la prima edizione a stampa della Commedia nel 1472, dato che presenta gli stessi errori filologici. Una testimonianza che lega in modo diretto Belluno alla storia della letteratura italiana. Altro manoscritto famoso è l’antifonario del XIV secolo, utilizzato per l’officiatura della cattedrale di Belluno. Un libro di grande formato, unico superstite di quattro, con all’interno i canti della tradizione divisi a seconda della stagione relativa.Le miniature raffigurano episodi sacri, come la morte della Vergine, e sono attribuite a una bottega veneziana forse legata al miniatore Guerino da Forlì.

La Biblioteca Gregoriana conserva anche lasciti più recenti, come quello del vescovo Vincenzo Savio, che guidò la diocesi negli anni Duemila prima di scomparire prematuramente. Il suo fondo, donato al seminario, rivela i suoi interessi culturali e teologici, includendo testi di ecumenismo, arte e perfino un romanzo di Oriana Fallaci con dedica personale.

Passeggiando per la struttura si incontrano i busti di due papi legati a Belluno: Gregorio XVI, che diede nuova vita al seminario nell’Ottocento, e Giovanni Paolo I, Albino Luciani, che nel suo breve pontificato lasciò un’impronta indelebile nella Chiesa universale.

Questo complesso non è solo un luogo di memoria, ma un laboratorio di cultura e spiritualità per il presente. L’obiettivo dichiarato dal rettore monsignor Giorgio Lise è di aprire sempre di più il seminario non soltanto agli studiosi ma all’intera cittadinanza, trasformandolo in una “piazza del sapere” dove i libri diventano strumenti di dialogo e confronto.

Il 2026 sarà un anno cruciale per Belluno: si celebreranno i 700 anni della chiesa di San Pietro e gli 800 anni dalla morte di San Francesco dAssisi. Sarà un anno che la città potrà definire pienamente francescano, in cui storia, fede e cultura torneranno a intrecciarsi. Per i bellunesi, il seminario e le sue biblioteche rappresentano un’eredità preziosa, un patrimonio da preservare e da rendere vivo, capace di raccontare il passato ma anche di offrire nuove prospettive per il futuro.

(Autrice: Mihaela Condurache)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
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