Mentre veniva soccorso, quella tragica sera, lui non pensava a sé stesso ma a come risolvere l’impegno che si era assunto per il giorno dopo e a cui non poteva adempiere.
Basterebbe questo piccolo ma grande esempio a dare la cifra della generosità di Mario De Marchi, il 39enne di Caerano di San Marco morto all’ospedale Ca’ Foncello lo scorso 23 ottobre, dopo essere rimasto coinvolto in una lite con un 62enne di Pederobba, ora indagato per omicidio preterintenzionale, durante la sagra di Fontigo.
Ed erano in tanti, circa un migliaio, oggi, lunedì, a tributargli l’ultimo saluto nella chiesa arcipretale di Caerano, stringendosi attorno a papà Claudio e alla sorella Tania. C’erano soprattutto le varie associazioni del paese a cui “Marietto”, com’era affettuosamente chiamato da tutti, era legato e ricambiato: Pro Loco, Alpini e Aido su tutte.
“Vogliamo salutarti e ricordarti con affetto – il ricordo letto in chiesa proprio dagli amici della Pro Loco -. Di te porteremo sempre nel cuore l’impegno, la passione e la generosità che mettevi in ogni cosa. Che si trattasse di preparare gli spiedi per le nostre feste o di dare una mano nei momenti più impegnativi, c’eri sempre, con il tuo sorriso e la tua voglia di fare”.
“Come sportivo, forse, non eri un grande campione, ma eri un vero trascinatore. Quando hai coinvolto i nostri giovani nella squadra di calcio acquatico, sei riuscito a farli appassionare e a creare un gruppo unito e pieno di entusiasmo. E quella coppa del torneo, che custodivi con orgoglio a casa, era il simbolo non solo di una vittoria, ma del tuo spirito allegro e della tua voglia di stare insieme”.
“L’anno scorso avevi voluto dare un’idea per il presepio, in ricordo del tuo santolo Luigino, un gesto pieno di affetto che racconta chi eri davvero, una persona che pensava agli altri, che sapeva ricordare e valorizzare ciò che conta davvero. E anche quest’anno avevi già dato un’altra idea, che noi porteremo a termine, per onorare il tuo ricordo e per sentire che in qualche modo continui ancora ad essere con noi. Ci mancherai, ma il tuo esempio rimarrà tra noi, nei sorrisi, nel lavoro condiviso, nella voglia di fare bene e con il cuore. Grazie, Marietto, per tutto quello che ci hai donato. Ti ricorderemo sempre con affetto e gratitudine”.


E’ stato poi il turno di altri amici, in particolare di quelli dell’Osteria da Caramea, dove Mario era di casa (abitava a pochi metri dal locale): “Hai lasciato tutti con la speranza di rivederti e invece sei volato in paradiso. Eri un ragazzo semplice, sempre pronto a donare un sorriso, sempre generoso e sempre disponibile ad aiutare chiunque avessi bisogno. Lo hai dimostrato fino alla fine, con il tuo ultimo gesto d’amore, donando la vita agli altri”.
“Eri un amico vero, di quelli che non fanno rumore, che non giudicano, che ti fanno sentire a casa. Un amico sempre presente, quella persona che si incontra quando la vita decide di farti un dono. Tu Mario c’eri sempre, con una chiamata, con una parola buona, con la tua presenza discreta e piena di calore. C’eri con tutti, per la tua famiglia, per i tuoi amici, per la tua comunità, per chi aveva bisogno di una mano o solo di un sorriso. Hai fatto tanto, a volte fino a sfinirti, perché donare era il tuo modo di stare al mondo. Amavi la tua casa, la curavi, la scaldavi d’inverno, tagliavi la legna, accudivi i tuoi gatti con la stessa tenerezza con cui ti prendevi cura delle persone”.
“Ora riposi accanto alla tua cara mamma, che certamente ti ha accolto come lei solo sapeva fare. Caro Mario, tutti si ricordano di te perché semplicemente tu eri il Mario, il Mario di tutti. Grazie per il sorriso, per la bontà, per la luce che ci hai lasciato”.
E ancora: “Resterai sempre con noi in quel piccolo posto speciale chiamato cuore. Caro Mario, Marietto così ci piaceva chiamarti, perché per noi eri un fratello. Ci manchi, non passa momento che il pensiero di non rivederti più ci riempie il cuore di tristezza e rabbia”.
“In un mondo dove spesso si corre e si parla tanto, tu sapevi fermarti, guardarci negli occhi e ascoltarci davvero, e questo è un dono che pochi hanno. Oggi ci resta un grande vuoto, ma anche una grande gratitudine per i momenti condivisi, per la tua bontà e per il tuo esempio di gentilezza e sincerità. Non sarà facile abituarsi alla tua assenza, ma chi ha avuto la fortuna di incrociare il tuo cammino porterà con sé il tuo ricordo, il tuo modo di essere e quella luce tranquilla che solo tu sapevi trasmettere”.
“Il tuo ricordo resterà come restano le persone che hanno saputo dare amore e gentilezza senza chiedere nulla in cambio. E poi ci sono i ricordi, quelli veri, quelli che ci fanno ridere anche adesso tra le lacrime. Ti ricordiamo nelle serate di karaoke con la tua energia e la voglia di stare insieme che sapevi trasmettere a tutti. Ti ricordiamo ai fornelli con la tua passione per la cucina, sempre pronto a preparare qualcosa di buono, sperimentare e condividere tutto ciò con un sorriso. Ti ricordiamo in sella la tua bicicletta, con quell’energia e quella libertà che ti rappresentavano al meglio. E poi c’erano le tue idee, i tuoi progetti, le risate con Lello mentre raccontavi le tue avventure, disavventure e barzellette, sempre pronte che facevano sorridere tutti”.
“Scherzavamo un po’ quando dicevi che un giorno saresti diventato il sindaco di Caerano e in fondo a modo tuo lo eri davvero, amato e rispettato da parte di tutti noi. Sono ricordi semplici ma pieni di te e saranno proprio questi momenti, queste immagini a tenerci compagnia ogni volta che sentiremo la tua mancanza. Ora resta il silenzio ma anche una calma profonda, quella che arriva quando sai di aver incontrato una persona speciale. Ci lasci tanto, più di forse quanto immaginavi. Ciao Marietto, grazie per quello che sei stato e per tutto ciò che ci hai lasciato. Riposa tranquillo, sarai sempre nel cuore di chi non lo smetterà ma di volerti bene”.


Dopo i toccanti ricordi letti dagli amici, l’omelia di don Paolo Marconato, parroco di Caerano: “Ci siamo stretti molti attorno al papà, alla sorella, ai nipoti, alle persone care come Mario. È un segno di una presenza che lui ha avuto nella vita di ciascuno di noi, anche nella vita della nostra comunità parrocchiale, nelle associazioni, con gli amici, lui era sempre presente. Adesso siamo noi qui a dirgli il nostro grazie, ma siamo noi qui anche per affidarlo a quel Signore”.
“Quello che lui è stato non scompare, non viene annientato dalla violenza, dalla morte, ma passa, diventa un dono nelle mani del Padre ed è questo che noi vogliamo dire semplicemente, come era semplice lui, anche nella sua fede, nella sua visione della vita, vogliamo dire semplicemente questo al Signore, comprendilo fra le tue braccia, accompagnalo nella tua gloria e fatti vicino a tante persone che in questo momento stanno soffrendo. Iniziamo riconoscendo soprattutto che, davanti a fatti così tragici, non sappiamo vedere quello che è il progetto, il disegno del Signore, cosa c’è dietro a questo”.
Quel che resta, pur nel dolore straziante di una morte così assurda e insensata, è la “traccia” lasciata da Mario e dalla sua bontà, dal suo “darsi per gli altri”, fino all’ultimo. Anche subito dopo la sua morte, con la donazione degli organi che hanno consentito di salvare quattro vite.
“I suoi valori era tanti e solidi – ha proseguito il parroco -. La famiglia, soprattutto con la malattia e la perdita della mamma Silvana, il papà con il quale avrebbe dovuto condividere una bella e tranquilla serata di festa, la sorella Tania, i nipotini, Aida in particolare, li vedeva, li sentiva ogni giorno, la casa, ristrutturata con cura e proprio per renderla aperta e accogliente verso tutti. Il lavoro, che sapeva gestire districandosi tra tanti impegni. Lo sport, praticato e seguito con passione. Il servizio, un’attitudine maturata fin da ragazzo nelle file della Pro Loco e diventata quasi un suo biglietto di riconoscimento. Infine, l’amicizia sincera di cui hanno goduto tante persone. Fedele fino in fondo a sé stesso e alle sue responsabilità verso la famiglia, verso le persone alle quali aveva dato la sua disponibilità, aperto e sempre positivo, come nella tragica serata che l’ha portato via”.
“Tanto che mentre veniva a soccorso, mi hanno detto, pensava a come risolvere l’impegno che si era assunto per il giorno dopo. Mario non aveva bisogno di tante parole e di tanti gesti. C’era, sapeva dire e fare quello che era necessario per arrivare là, dove le parole sarebbero state in più, mentre le cose da fare, da organizzare, erano sempre molte”.
“Il dolore e lo sconcerto di questi giorni, il desiderio che tante persone hanno sentito di farsi presenti con la famiglia, gli amici, gli aneddoti, i racconti, le testimonianze, la nostra partecipazione numerosa e corale a questo saluto, sono il segno più evidente che Mario lascia una traccia profonda e che, come singoli e come comunità, non possiamo restare indifferenti alla perdita di una persona che si è spesa generosamente per gli altri e ha saputo conquistare il cuore di tante persone”.
Verso la fine delle esequie, il saluto con le preghiere del Donatore, quella degli Artiglieri d’Italia e, infine, il “Signore delle Cime”. Poi l’uscita del feretro, accompagnato sul sagrato dalla canzone dei Nomadi “Ti lascio una parola (Goodbye)” e da un lungo commosso applauso. Prima degli abbracci, delle condoglianze ai suoi cari, delle lacrime e di quella maglia stesa sul feretro dagli Amici del Rugby club Trevisan.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Alessandro Lanza)
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