In un periodo storico contrassegnato da uno scenario geopolitico complesso, frammentato dai conflitti in corso, la serata di ieri ha assunto un significato ancor più particolare.
Canti e lettere dal fronte hanno caratterizzato l’appuntamento ospitato nell’auditorium di Banca Prealpi SanBiagio a Tarzo, curato dall’Associazione nazionale del Fante – Federazione provinciale di Treviso, in collaborazione con la Sezione dei Fanti di Tarzo e la Corale dei laghi di Revine Lago e Tarzo.
Tutto con il patrocinio dei Comuni di Tarzo, Follina, Cison di Valmarino, Revine Lago e Miane.
La serata è stata presentata da Annamaria Viggiani, con le letture condotte da Luciano Tumburus. Il materiale epistolare proposto è stato concesso da Franco De Biasi, Francesco Casagrande, Sebastiano Lazzarato e Piero Giorgi.
L’appuntamento ha avuto inizio dopo i saluti di Aurelio Dal Gobbo (presidente dei Fanti di Tarzo) e di una rappresentanza della Federazione provinciale di Treviso, seguiti da quelli di Flavio Salvador (vicepresidente di Banca Prealpi SanBiagio) e del sindaco di Tarzo Gianangelo Bof.


In platea Massimo Magagnin, Cristina Da Soller, Paola Carniello e Moreno Guizzo, rispettivamente primi cittadini di Revine Lago, Cison di Valmarino, Follina e Miane, assieme a Vincenzo Sacchet dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene Unesco.
Come è emerso dalla serata, quasi il 70% dei caduti nella Grande Guerra erano fanti. “Abbiamo il dovere di ricordare la nostra storia – il messaggio lanciato -. La pace e la libertà non sono scontati, ma sono stati conquistati, pertanto vanno apprezzati e mantenuti. Questa sera c’è qui un esercito invisibile che, con la sua silenziosa presenza, chiede di non essere dimenticato”.
L’iniziativa ha previsto la lettura di lettere dal fronte e da parte dei parenti dei soldati della Grande Guerra (sullo sfondo erano visibili i filmati d’epoca dell’Istituto Luce), alternate all’intonazione di diversi eseguiti dalla Corale dei laghi (che quest’anno è giunta ai suoi 45 anni di storia), diretta dalla maestra Silvia Pradella.
Le lettere hanno mostrato i diversi toni succedutisi negli anni, a seconda delle fasi che hanno caratterizzato la prima Guerra mondiale.
“Ardiamo tutti dal desiderio di combattere”, sono le parole ottimistiche ed energiche risalenti all’inizio del conflitto, con resoconti di battaglie e sullo stato di salute dei soldati. I toni pieni di forza lasciano spazio alla stanchezza per una guerra presentata come rapida e, invece, non ancora finita.
Lo sconforto, la dimensione della preghiera si affiancano nelle lettere, alternandosi al resoconto dei tanti feriti, “dagli occhi sbarrati, intontiti, che guardano e non vedono”. Significativi i toni delicati usati per riferire la morte degli amici avvenuta in battaglia.


Poi, dopo Caporetto, arrivano il disorientamento e la preoccupazione, specialmente per i parenti rimasti nei territori occupati e oltre il fronte (quindi in territorio nemico), dove la circolazione di lettere e di informazione era difficile, se non addirittura impossibile: ne è l’esempio il caso del soldato con sette figli, tutti sotto ai 12 anni, che non si ricorda il nome dell’ultima nata, perché “ha rotto la mente”.
Oppure il caso del soldato vedovo e con tre figli, lasciati a una cognata, essendo morti anche i suoi genitori.
La “speranza di vivere è ridotta a un filo sottile”, ma poi lascia spazio nelle missive a una ritrovata fiducia per la vittoria, fino alla gioia per la fine del conflitto. “La guerra porta con sé una serie di effetti collaterali – è stato il messaggio conclusivo della serata -. Abbiamo voluto dare voce ai fanti, conoscere e far conoscere le loro storie, altrimenti schiacciate dall’oblio”.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Arianna Ceschin)
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