La chiesa di Cison di Valmarino non è riuscita a contenere la folla di persone che oggi si è riunita per dare l’ultimo saluto a Ginevra Giacomin, deceduta in questi giorni.
Una vita spenta troppo presto, a soli 21 anni, da una malattia, contro la quale Ginevra ha combattuto con coraggio.


La scrittura, sua autentica passione di vita, era diventata un antidoto perfetto contro il buio che la malattia tentava di far calare sulla sua vita. Non riuscendoci.
A testimonianza di ciò sono le sue passione rimaste intatte, l’affetto per la famiglia e gli amici. Tanti amici che anche oggi non l’hanno lasciata sola. Persone che hanno condiviso la tristezza di oggi, il silenzio e le lacrime che, nonostante lo sforzo, non sono riuscite a trattenere.


Commoventi le parole pronunciate da don Fabio Mantese, il quale ha richiamato tante volte la metafora del libro e della scrittura, per dare l’addio a Ginevra. “Vogliamo vivere tutto ciò che oggi si sente: siamo in tanti”, la sua premessa.
Anche il vescovo Riccardo Battocchio ha voluto far sentire la propria presenza spirituale, affidando il suo messaggio a una lettera: “Mi unisco alla tristezza della famiglia per la perdita di Ginevra, condividendo la speranza e il dono della fede”, le sue parole.
“Ci sono libri che, dopo averli letti, si dimenticano in fretta e altri durano in eterno – così ha avuto inizio l’omelia di don Mantese – Ci sono libri che si scrivono per se stessi e per gli altri. Alcuni vengono alla luce e altri rimangono nel cassetto”.
“Ginevra conosceva molto bene il mondo dei libri: accanita lettrice, il suo sogno era quello di diventare scrittrice, raccontando e raccontandosi, aiutando a pensare, cosa più che mai necessaria oggi – ha proseguito – Negli ultimi due anni e mezzo scriveva sui social, anche per condividere la sua malattia, raccontandola con coraggio e con rabbia. Il tutto condito da una tenacia che non aveva mai riposto“.
Don Fabio ha quindi fatto un parallelismo con la Bibbia, “un libro che resiste al tempo e che ci aiuta a trovare le parole in questo momento, così delicato e triste”.
Il sacerdote ha poi rivolto un pensiero alla famiglia, che le è stata sempre vicina e ai giovani: “Lasciatevi e lasciamoci raggiungere da quella promessa (di vita eterna, ndr”, ha detto.
“Ginevra si è diretta verso un porto sicuro, dove attraccare dopo una tempesta – ha proseguito, ricordando come poche settimane fa la giovane avesse pubblicato un racconto in ricordo della nonna Maria – Ginevra, tu non sarai un libro dimenticato: la malattia ha cercato di sgualcire le tue pagine, ma non c’è riuscita”.
“Il Signore apprezzerà il romanzo che sei e ci sarà una postfazione di luce. Tu e Gesù riuscirete a scrivere quelle pagine a quattro mani – ha aggiunto – Buon lavoro Ginevra, buona scrittura”.


La bara di legno chiaro, con sopra un tappeto di fiori lilla, è quindi uscita dalla chiesa, nel cordoglio di tutti.
(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Arianna Ceschin)
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