“Luoghi dimenticati”: la Chiesetta Oratorio di San Nicolò a Tovena

Luoghi “dimenticati”, oggi, ma che un tempo avevano un’importante funzione per la comunità. Ai giorni nostri, invece, molti di questi edifici storici sono trascurati e o addirittura ignorati.

Quando al contrario meriterebbero un’appassionata riscoperta, la stessa che tenta di fare questa rubrica – ribattezzata appunto “Luoghi dimenticati” – che riprende fedelmente quella di Eventi Venetando, promossa dal Consorzio Pro Loco Quartier del Piave.

In questa quinta puntataa cura di Flavio De Bin – Pro Loco Tovena, ci occupiamo della Chiesetta/Oratorio di San Nicolò a Tovena (Cison di Valmarino).

Questa piccola costruzione che si trova all’inizio dell’abitato di Tovena, immersa nel verde, tra prati e vigneti, forse sconsacrata, comunque non più utilizzata da tempo, faceva parte di quei numerosi di luoghi di culto che si trovano fra Tovena, e i borghi di Soller, Gai e Mura. Presenti già alla fine del 1700, erano molto frequentati per la preghiera e la catechesi in un momento di forte impegno religioso. 

A tutt’oggi è censita nell’elenco dei Beni ecclesiastici di culto della Diocesi di Vittorio Veneto. La chiesetta è a unica navata, ora spoglia di tutto e solo la croce posta sul tetto sopra la porta di ingresso indica un fabbricato religioso.

Il santo cui è dedicata, San Nicolò o Niccolò appunto, è noto anche come san Nicola di Myra, san Nicola dei Lorenesi, san Nicola Magno, san Niccolò e san Nicolò (Patara di Licia, 270 circa – Myra, 6 dicembre 343).

La storiografia ci dice che fu vescovo di Myra in Licia, oggi Demre, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane.  Il Santo è protagonista di molte leggende riguardanti miracoli a favore di poveri e defraudati.

Parte delle spoglie del santo sono anche a Venezia Lido, dove il Santo era venerato come protettore della flotta della Serenissima, quindi dei marinai e di tutti coloro che andavano per mare o per fiumi.

Ma perché a Tovena un santo del genere?

Tovena era, un tempo, luogo obbligato di transito degli “Zattieri o Zateri”, gente che trasportava dai monti il legname su zattere, quindi avevano a che fare con l’acqua e la meta del loro navigare era quella di raggiungere Venezia, dove si onorava il San Nicolò.

Così, da Venezia, proprio questi avrebbero portato la devozione a questo santo protettore e lungo la strada del ritorno troviamo i segni di quella devozione. 

In particolare, gli zattieri di Belluno se ne tornavano a casa a piedi attraverso le Prealpi trevigiane e per il passo di San Boldo, mentre quelli di Codissago preferivano il passaggio per Praderadego. Quella del San Boldo era la strada più breve.

Ma c’è di più intorno alla devozione per San Nicola.

“Nel 1492, anno della scoperta dell’America, precisamente la domenica 3 giugno, avvenne, nella chiesa di Borgo Piave (Belluno) dedicata a San Nicolò, la stesura dello Statuto della Scuola (ossia Confraternita o Corporazione) dei zatari di San Nicolò che fissava le regole del navegàr per la Piave” (da “Il Veses”, Gianni De Vecchi).

Insomma, i monti si legano al mare attraverso la devozione al Santo Nicolò o Nicola.

(Autore: Venetando)
(Foto: Eventi Venetando)
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