Settima edizione del Premio letterario “Matteo Buffon”: oltre 60 i racconti partecipanti

Oltre 60 racconti hanno partecipato quest’anno alla settima edizione del concorso letterario “Matteo Buffon”, con autori e scrittori, appassionati e professionisti che hanno inviato i loro scritti da tutta Italia. 

Il tema proposto per il 2025 era “Libertà”, pensandolo e declinandolo ai mondi che trasportano la complessità del pensiero e del vivere umano. 

Il concorso letterario è organizzato da un comitato composto da amici e familiari di Matteo Buffon. 

La segreteria organizzativa è realizzata in collaborazione con l’associazione “La Via dei Mulini” e il patrocinio del Comune di Cison di Valmarino

La serata di premiazione, presentata da Simone Bortolini, si è svolta sabato 25 ottobre, mentre i racconti sono stati letti da Erica Pradal, con l’accompagnamento musicale di Ivano Zambet.

La giuria del concorso quest’anno era composta dalla giornalista Elvira Fantin, dalla professoressa Carla Meneghin, dalla scrittrice Martina Dei Cas (già vincitrice delle due precedenti edizioni del premio), dal poeta e critico Paolo Steffan ed era presieduta dallo scrittore Fulvio Ervas.

Giuria che ha selezionato i vincitori, valutando la sensibilità e la profondità dei racconti inviati. 

Quest’anno a vincere il concorso è stata Morena Terenzi di Roma, con il racconto “Libera (con due sacchetti della spesa e un esaurimento nervoso)”.

Di seguito i vincitori del premio, con le relative motivazioni:

– primo premio: racconto “Libera (con due sacchetti della spesa e un esaurimento nervoso)” di Morena Terenzi (Roma). Non è solo il tema a colpire: una donna che esce da una relazione. È l’irresistibile sequenza di funamboliche osservazioni sulla quotidianità del vivere in una gabbia affettiva. 

È l’uso dell’ironia, mescolata all’acuta coscienza dei propri bisogni e dei limiti a cui essi sono vincolati. Ironia che arriva a definire la libertà “come una fitta lombare, mentre carichi un flacone di ammorbidente”. 

Un racconto che pare il canto del canarino che si libera scoprendo che era cosciente di poter volare, ma non immaginava quanto lontano. Sino al luogo dove non sentirsi più solo un’Alexa umana, dove riscoprire che si può ridere da soli. 

Dove essere soli è, a volte, un’ottima compagnia. E raccontarlo, con stile, un bel traguardo. La libertà fa rinascere.

– secondo premioMariachiara Marzoli di Revine Lago con “L’unica quercia al mondo”. Una piccola ghianda diventa un albero di quercia che radica lungo un pendio. Quella condizione le appare subito un limite da superare. 

La quercia, che osserva l’umanità, la immagina dotata d’ogni sorta di libertà e intende imitarla. Vorrebbe perdere la propria identità, cercando di sradicarsi dal suolo. Sarà impossibile e ne pagherà un prezzo. 

Il racconto ci accompagna nel dissolversi dei sogni dell’albero, nel suo riconquistare un posto su quel pendio instabile a cui dovrà legarsi con ostinazione. Quella ripartenza verrà riconosciuta dagli umani e la quercia si legherà a una donna che ne apprezza l’importanza. 

Una delicata narrazione sul legame tra uomo e ambiente e sulla necessità di comprendere il valore della rete dei viventi.

– terzo ClassificatoBruno Centomo di Vicenza con “Questo freddo patito stancamente”. Scuotono le lacrime del padre, che chiudono questo racconto. Perché la narrazione ci trascina davvero attraverso emozioni che gelano l’anima, come deve provocare la notizia che un figlio s’è tolto la vita.

Si è trattato di un suicidio in un carcere: prima senza libertà, poi senza vita. Come accade spesso nel nostro sistema penitenziario. 

Quel padre osserva perplesso, accolto dai funzionari che gli comunicano il decesso del figlio, un crocefisso e la foto del presidente della Repubblica, sghembi sulla parete. 

In quell’immagine simbolica, di stortura, si condensa il patimento genitoriale, senza retorica, quasi in punta di piedi di fronte alla tragedia e a guardare poi il corpo del figlio, a sentirne ancora i desideri. 

Comunicandoci a fine narrazione, quasi un saluto, che il figlio gli avrebbe sistemato le vecchie imposte appena fosse tornato in libertà. Aggiustare, come un atto di cura. La cura come alimento della libertà.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto: Premio “Matteo Buffon”)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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