Sulle orme di Ottavio Bottecchia: prima rievocazione e ciclostorica in memoria del grande campione di ciclismo

Crema, Pistoia, Firenze, Milano: sono solo alcune delle città da cui provengono alcuni dei partecipanti che, indossando divise e abiti del periodo 1900-1930, ieri hanno partecipato alla prima edizione della rievocazione con ciclostorica in memoria di Ottavio Bottecchia, grande campione del ciclismo, originario di San Martino di Colle Umberto.

L’anno di questa prima edizione non è stato scelto a caso: ricorrono infatti i 100 anni dalla sua seconda vittoria del Tour de France, dopo che l’anniversario della prima conquista del titolo è stata invece festeggiata lo scorso anno.

Una manifestazione, quindi, “sulle orme di Ottavio”, come recita il titolo della kermesse inaugurata ieri e in programma fino alle 17 di oggi in piazza Marconi, proprio a San Martino di Colle Umberto, con musica dal vivo, punti ristoro con cibo della tradizione, mercatino vintage, spazi con giochi in legno di un tempo.

E ancora, un angolo d’altri tempi per farsi una foto ricordo, un tendone da circo nello stile degli anni Venti, la mostra all’aperto su Ottavio Bottecchia con documenti di Renato Bulfon e il museo “Ottavio Bottecchia” (poco distante dalla piazza) aperto al pubblico.

Un viaggio indietro nel tempo, per rivivere l’atmosfera degli anni Venti di Bottecchia, grazie al lavoro della Pro loco di Colle Umberto, in collaborazione con l’amministrazione comunale e il supporto di una cordata di sponsor, a partire da Banca Prealpi SanBiagio.

Protagoniste della cerimonia, sicuramente le tenute per ciclisti degli anni Venti e le biciclette (tra cui una del 1910), complete delle borracce di un tempo.

Presenti all’appuntamento il vicesindaco di Colle Umberto Alessandra Covre con l’assessore allo Sport Laura Zin, la presidente della Pro loco Tiziana Gottardi, i consiglieri regionali Sonia Brescacin Roberto Bet (il quale ha suggerito l’idea di valorizzare i tracciati degli allenamenti di Bottecchia), il consigliere provinciale Paola Chiesdon Arnaldo Zambenedetti per la benedizione, Francesca Bertolin del comitato Unpli.

E ancora, Carlotta Tinarelli dell’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano-Valdobbiadene Unesco, il fiduciario del Coni regionale Sergio FaraonMauro Chiarot del comitato regionale Cip (Comitato italiano paralimpico), il presidente del Golf Club Cansiglio Flavio ModoloRenza Salvador del Team Ottavio Bottecchia, Valter De Martin in rappresentanza del Comune di Portogruaro e del Museo del ciclismo Alto Livenza.

Non sono mancati neppure Franco e Domenico Bottecchia con Renato Zarpellon, il quale non ha nascosto il piacere di vedere come il campione venga così ricordato, dopo che “era stato un po’ dimenticato negli anni”.

Dopo il tradizionale taglio del nastro, ha avuto inizio la ciclostorica, con i ciclisti impegnati in un tracciato tra Vittorio Veneto e Conegliano, sui luoghi scelti dallo stesso Bottecchia, “un personaggio che ha lasciato il segno nel mondo”, così come è emerso.

Oggi la ciclostorica proseguirà invece in Cansiglio, dove la carovana sarà attesa dai golfisti del Golf Club del Cansiglio, rigorosamente in abiti degli anni Venti.

Un po’ di storia su Ottavio Bottecchia (1894-1927)

Per chi non conoscesse bene la figura di Ottavio Bottecchia è bene ricordare come la sua figura sia stata riconosciuta dalla Regione Veneto come “patrimonio etico sportivo, autentico esempio per le nuove generazioni di sportivi”.

Una figura che ha così contribuito a costruire la storia del ciclismo italiano. Ottavio, proveniente da una famiglia numerosa, partecipò alle prime gare amatoriali grazie alla bicicletta prestatagli dal fratello Giovanni.

Con l’inizio della Grande Guerra venne chiamato alle armi e assegnato ai Bersaglieri ciclisti, prima sul Carso e poi sull’Altopiano di Asiago. Venne quindi assegnato alla squadra portaordini, iniziando a formare il suo profilo di futuro campione.

Una volta concluso il conflitto (fu Medaglia di bronzo al valor militare), nel 1920 iniziò a partecipare e a vincere alcune gare ciclistiche dilettantistiche e, con i premi ottenuti, comprese come lo sport potesse diventare per lui una professione.

Nel 1921 divenne campione veneto dei dilettanti e nel 1922 passò al professionismo. L’anno successivo gli amici, a sua insaputa, lo iscrissero alla Milano-Sanremo, dove attirò l’attenzione della stampa, incamerando così i primi soldi, grazie ai premi vinti e alla sponsorizzazione di una fabbrica di biciclette.

Proprio nel 1923 partecipò al suo primo Giro d’Italia, dove arrivò quinto, ma primo tra gli atleti senza squadra.

Venne quindi ingaggiato dalla squadra francese Automoto per il Tour de France, come gregario di Henri Pélissier: Ottavio arrivò secondo e il giorno dopo vinse la sua prima tappa, diventando il primo italiano a indossare la Maglia gialla.

Mentre i tifosi francesi lo avevano ribattezzato “Botescià”, alla decima tappa fu vittima di un presunto avvelenamento, che gli provocò dei crampi allo stomaco, tali da indurlo a continue fermate ma, nonostante ciò, riuscì a concludere il Tour in seconda posizione.

Nel 1924 fu il primo italiano a vincere il Tour de France e il primo ciclista in assoluto a tenere la Maglia gialla dalla prima all’ultima tappa (capiterà soltanto altre due volte nella storia dello stesso Tour), nonostante diverse difficoltà, come alla terz’ultima tappa quando cadde battendo violentemente la testa, rimanendo svenuto al suolo per un po’ di tempo.

Il suo fu un esempio di determinazione, sia di fronte ai compagni di squadra che non furono solidali con lui, sia nel caso di un meteo difficoltoso e questa tenacia gli permise di vincere il Tour de France anche nel 1925, con ben 56 minuti di vantaggio rispetto al secondo classificato.

Il 3 giugno 1927 Bottecchia venne trovato da alcuni contadini gravemente ferito alla testa, lungo una strada nel territorio di Trasaghis, in Friuli Venezia Giulia, apparentemente caduto durante un allenamento.
Trasportato all’ospedale di Gemona, morì lì il 15 giugno 1927 e ai suoi funerali fu presente il suo storico avversario, Henri Pélissier.

La sua salma venne tumulata nel cimitero di San Martino di Colle Umberto. E la storia di questo campionissimo è così destinata a essere tramandata.

(Autore: Arianna Ceschin)
(Foto e video: Arianna Ceschin)
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