Il legame nascosto tra Cornuda e Taybeh filo simbolico della missione veneta in Terra Santa

Esiste una chiesa a Taybeh, l’ultimo villaggio interamente cristiano della Cisgiordania, le cui mura raccontano un dettaglio curioso: si tratta di un legame architettonico e umano nato negli anni Sessanta, quando un sacerdote trevigiano partì dalla Marca portando con sé i disegni originali della chiesa di Cornuda per ricostruirla identica in Terra Santa. «È una curiosità che va a ricollocarsi nell’ottica di riprendere i contatti che i nostri comuni e la Camera di Commercio hanno da tempo con questi territori», ha spiegato il Segretario generale Romano Tiozzo, sottolineando come la missione in programma sia, in realtà, il ritorno a una casa comune.

Dall’8 al 14 gennaio 2026, questo filo rosso tornerà infatti a tendersi con una missione istituzionale della Camera di Commercio di Treviso-Belluno | Dolomiti. L’iniziativa, deliberata dalla Giunta camerale, si muove nel delicato equilibrio di una regione che cerca di respirare dopo la tregua siglata a Gaza lo scorso ottobre.

Il presidente Mario Pozza ha voluto dare a questo viaggio un significato che va oltre il protocollo, definendolo un atto di diplomazia necessaria e concreta: «Vorremmo dare un segnale di “normalità” all’interno della quale rafforzare le relazioni positive ed il dialogo costruttivo a partire dal basso, proprio dalle istituzioni locali». Pozza, guardando con preoccupazione alla sofferenza economica della Camera di Commercio di Tel Aviv e al blocco degli scambi tecnologici dopo il 7 ottobre, ha ribadito che la pace non può prescindere dal benessere: «Israele offre eccellenze dalla cybersecurity all’agricoltura, una tecnologia che deve tornare a essere uno strumento a disposizione delle nostre imprese».

La delegazione che varcherà i confini mediorientali è imponente e rappresentativa dell’intero sistema territoriale: saranno 47 i partecipanti ufficiali, tra cui spiccano ben 21 sindaci delle province di Treviso e Belluno, presidenti di associazioni di categoria come Confcooperative e Coldiretti, amministratori locali e imprenditori del calibro di Stefano Bottega, oltre a 17 accompagnatori. Si tratta della prima missione civile e istituzionale a livello nazionale a tornare in questi territori dopo il conflitto, un primato che ha spinto il Ministero degli Esteri a garantire il massimo supporto.

Tiozzo ha infatti citato il messaggio del Ministro Antonio Tajani, che ha incoraggiato il gruppo a «consolidare la tregua al fine di garantire l’ingresso di aiuti umanitari e avviare quanto prima la ricostruzione». Per il sistema camerale veneto, la ricostruzione inizia dal lavoro: «Se la gente qui lavora, se c’è occupazione perché arrivano i pellegrini e il turismo riparte, le tensioni conflittuali tenderanno naturalmente a scemare» ha sottolineato Tiozzo, delineando una visione dove l’impresa diventa l’antidoto primario al conflitto.

Sul piano economico, la Camera di Commercio ha voluto chiarire con trasparenza la gestione delle risorse: l’ente ha stanziato circa 23 mila euro attraverso la società Venicepromex per coprire esclusivamente i costi logistici, le traduzioni e l’organizzazione degli incontri istituzionali in loco. Tuttavia, ogni singolo partecipante contribuirà con una quota individuale per coprire le proprie spese di viaggio e soggiorno, a testimonianza di un impegno personale che va oltre il ruolo pubblico. Gli obiettivi strategici sono chiari: favorire la cooperazione tra imprese locali e internazionali, promuovere la responsabilità sociale d’impresa e costruire veri e propri “corridoi di pace” attraverso il dialogo tecnologico e culturale.

I sindaci del territorio hanno accolto questa sfida con la consapevolezza di chi sa cosa significhi rialzarsi dopo una crisi. Maria Rosa Barazza, sindaca di Cappella Maggiore, ha evidenziato come il compito della missione sia «creare relazioni che sono la cosa più importante in questo momento, un modo concreto di costruzione della pace». Andrea Manente, sindaco di Ormelle, ha parlato della necessità di riportare fiducia, mentre è emerso con forza il parallelo con la tempesta Vaia: allora come oggi, il grido delle popolazioni colpite è lo stesso, ovvero «fateci tornare alla normalità, dite che qua si può venire».

Un pilastro fondamentale della missione riguarda la formazione e il futuro dei giovani locali. La delegazione incontrerà infatti padre Ibrahim Faltas, direttore delle scuole della Custodia di Terra Santa, per avviare collaborazioni concrete con centri d’eccellenza veneti come la Scuola Lepido Rocco e l’ITS di Belluno. Proprio quest’ultimo ha già dato disponibilità ad accogliere due studenti palestinesi all’anno per formarli nel settore del turismo, con l’idea che possano poi «tornare nelle loro terre e costruire impresa lì», come sottolineato durante la presentazione.

Andrea Avveduto, di Pro Terra Sancta, ha ricordato quanto questo sia vitale in una Betlemme che vive di turismo giornaliero e dove ventimila persone sono senza reddito da mesi. In questo scenario, il viaggio istituzionale assume anche una forte valenza morale e spirituale. Accanto ai tavoli tecnici con la Confindustria israeliana e le Camere di Commercio locali, sono previste visite ai Luoghi Santi e incontri con figure di riferimento come il Patriarca cardinale Pizzaballa e il Custode di Terra Santa. Per il sistema Treviso-Belluno, ripartire significa riconoscere che «l’economia può essere uno strumento di pace capace di generare fiducia reciproca», trasformando quel pezzo di Cornuda a Taybeh da semplice curiosità architettonica a simbolo vivente di una cooperazione che non si è mai veramente spezzata.

(Autore: Francesco Bruni)
(Foto e video: Francesco Bruni)
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