Montebelluna, mancano addetti all’orlatura nel settore calzaturiero: arrivano i corsi per apprendere il mestiere che tiene alto il nome della scarpa sportiva made in Veneto

Se indossando una scarpa tecnica non si percepiscono fastidi, se il settore calzaturiero veneto è considerato qualitativamente tra i migliori, se l’avvento della tecnologia non ha ancora superato del tutto la precisione manifatturiera, è, secondo gli esperti del settore, soprattutto merito degli addetti all’orlatura: oggi sono figure professionali ricercatissime, specialmente nel distretto Montebelluna-Asolo, perché il loro mestiere è talmente specifico che, per impararlo, ci vogliono sia delle competenze manuali da apprendere sul campo sia delle nozioni tecniche sui materiali e sulle altri fasi della produzione.

È questo il quadro che si osserva dialogando con i titolari dei calzaturifici della Marca, che lamentano la mancanza di corsi di specializzazione in questo delicato e fondamentale elemento del ciclo di produzione di un paio di scarpe tecniche d’alta gamma. Per rispondere a questa esigenza si è attivata Fondazione Museo dello Scarpone, l’Associazione dello Sportsystem e della Calzatura Sportiva di Montebelluna, che assieme al Politecnico Calzaturiero di Stra, in provincia di Venezia, ha attivato dei corsi specifici di formazione.

Si tratta di un percorso di ben 160 ore, oltre a uno stage di tre mesi in un’azienda legata alla produzione di scarponi o scarpe sportive nel territorio dello Sportsystem. La proposta è riservata a disoccupati o inattivi over 30, che siano residenti o domiciliati in Veneto.

“Vogliamo offrire un’esperienza di insegnamento delle parti pratiche dell’orlatura – spiega Francesca Sfoggia, della Fondazione Museo dello Scarpone – Perché l’orlatura rappresenta una fase fondamentale per garantire la qualità massima del prodotto finito”.

Intervistata con lo sfondo di una delle linee produttive che è riuscita a completarsi di uno staff di addette e addetti all’orlatura, alla Meet Italia di Volpago del Montello, la dottoressa Sfoggia spiega che il mestiere dell’orlatura risultava un tempo più spontaneo per via dell’apprendimento pratico all’interno delle aziende e del passaggio delle competenze dal professionista esperto all’apprendista.

In una linea di produzione, per esempio, gli addetti all’orlatura lavorano in squadra, rispettando un determinato ritmo che regola anche le fasi successive: ogni professionista occupa un preciso passaggio, che ripete identico con massima precisione, per poi posizionare il singolo articolo su un nastro e farlo scorrere.

Inoltre, se oggi viene ricercata una figura specialmente femminile, per via degli echi della traduzione del cucito, un tempo a svolgere quest’operazione in azienda c’erano anche molti uomini: “Negli scorsi decenni c’è stata una delocalizzazione delle aziende e, ora che alcune ditte vogliono far rientrare la produzione, queste figure tornano a essere ricercate – continua Sfoggia, – Per questo percorso è molto importante è la presenza in azienda di professionisti che abbiano acquisito questa tradizione storica e che siano disposti a trasmetterla”.

“Spesso nel settore vengono assorbite anche persone provenienti da altri background culturali: ben venga, l’importante è che vi sia nel professionista un’apertura all’acquisizione di capacità pratiche e nozioni tecniche. Attualmente non tutti sono disposti a imparare un mestiere che pur essendo puramente manuale richiede anche la collaborazione con altri reparti”.

Spesso quella figura che si occupa di coordinare una linea di orlatura, in genere con maggiore esperienza e capacità in gran parte delle fasi, viene coinvolta nelle fasi di progettazione.

(Foto e video: Qdpnews.it © riproduzione riservata).
#Qdpnews.it

Total
0
Shares
Articoli correlati