Una grande adunata, carica di storia e senso civico, ha animato la domenica montebellunese. Gli Alpini trevigiani si sono ritrovati domenica 28 settembre per celebrare il loro raduno sezionale, un evento reso ancora più solenne dal centenario dell’Ossario di Santa Lucia, luogo simbolo della memoria collettiva di Biadene.
La giornata è iniziata con l’ammassamento alle 9.30 presso il MeVe (Memoriale Veneto della Grande Guerra), seguito dalla grande sfilata delle 10.00. Le Penne Nere hanno attraversato in festa le strade cittadine cittadino fino a Piazza Negrelli, dove si sono svolte le cerimonie ufficiali: l’alzabandiera, gli onori ai Caduti e le allocuzioni delle autorità.




Un legame indissolubile con la storia e la comunità
Il presidente della sezione ANA di Treviso, Franco Giacomin, ha voluto sottolineare il profondo legame tra gli Alpini e il territorio. “Festeggiare il raduno di tutta la nostra sezione qui, ai piedi del Montello, è davvero un contributo a questo territorio, ricco di storia e di cultura,” ha dichiarato Giacomin, citando l’importanza della zona come “uno dei luoghi simbolo della memoria collettiva nazionale” grazie a luoghi come l’ossario di Santa Lucia che in questi giorni festeggia i suoi cento anni.




Giacomin ha rivolto un sentito ringraziamento a tutte le autorità presenti e agli uomini e donne del Settimo Reggimento Alpini. “La vostra presenza insalda ancora di più l’attaccamento di questa comunità agli alpini”, ha aggiunto, esprimendo gratitudine: “Grazie per farci sentire parte di un’unica famiglia.”.




Non è mancato il ricordo del padre fondatore della sezione, nato proprio a Montebelluna: Augusto Serena, personaggio di primo piano della realtà cittadina, scrittore, poeta, preside del liceo e poi anche provveditore agli studi.




La “Stecca” e il passaggio di testimone
Tra i momenti più significativi della mattinata, c’è stata la consegna della “stecca”. Per la prima volta, questo simbolico testimone in legno è stato istituzionalizzato all’interno del raduno sezionale.
Il passaggio è avvenuto tra i capigruppo di Biadene e Montebelluna e il presidente sezionale, che l’hanno affidato al Gruppo di Oderzo, incaricato di organizzare il raduno sezionale del 2026.
Memoria come dovere e costruttrice di pace
Il capogruppo del Gruppo Alpini di Montebelluna, Davide Poloni, ha espresso grande soddisfazione per la riuscita della manifestazione, frutto di un “grande lavoro di squadra”.




Poloni ha messo l’accento sul valore duraturo dell’impegno alpino: “Con questo raduno, fortemente voluto, vogliamo non solo ricordare la storia della nostra comunità, ma rafforzare l’amore nostro, affinché i valori come la solidarietà, il senso di appartenenza, il rispetto reciproco, possano continuare a vivere nelle nostre generazioni”.
Rivolgendosi ai giovani, ha citato il messaggio della mostra allestita con gli studenti delle scuole: “Abbiamo imparato che ricordare è un dovere, per capire il passato, per non ripetere gli stessi errori, per costruire un futuro di pace.” E ha concluso con orgoglio alpino: “Noi alpini ce la mettiamo tutta, nonostante le grandi difficoltà, l’età che avanza… ma non moriamo mai. Siamo sempre a disposizione.”.




Il sindaco di Montebelluna, Adalberto Bordin, ha ribadito il concetto di memoria tramandata. Dopo aver ringraziato “i nostri insostituibili alpini” e l’organizzazione, ha sottolineato come la memoria non debba essere un concetto “autoreferenziale e chiuso in sé stesso”.
Riferendosi alla presenza dei giovani nei campi scolastici, il Sindaco ha affermato: “Ecco, come ha detto il presidente nazionale venerdì sera, la memoria deve essere custodita ma la memoria deve essere anche tramandata, e quindi cosa c’è di più bello se non vedere quanti giovani dei gruppi scolastici hanno partecipato ai campi scolastici?”.




Mentre l’ultimo applauso si spegneva in piazza Negrelli e le Penne Nere si confondevano tra la folla per il rinfresco, nell’aria restava non solo l’eco delle fanfare, ma anche un sentimento ben più profondo.
Il raduno sezionale non è stato una semplice commemorazione delle trincee e dei sacrifici di un secolo fa, bensì la celebrazione di un presente fatto di solidarietà e civismo, con lo sguardo rivolto a un auspicabile futuro di pace.
(Autore: Francesco Bruni)
(Foto e video: Francesco Bruni)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
#Qdpnews.it riproduzione riservata