Le corali della Marca al Giubileo. Papa Leone: “Siate un prodigio di armonia e bellezza”

C’erano delle importanti rappresentanze di Marca al Giubileo dei cori e delle corali che si è tenuto in Vaticano nel fine settimana appena trascorso, in coincidenza con la ricorrenza, sabato 22 novembre, della patrona della musica sacra, Santa Cecilia.

L’evento, il penultimo dell’anno giubilare, ha suggellato una settimana caratterizzata da varie iniziative di formazione per coloro che si occupano dell’animazione delle celebrazioni liturgiche. A Roma c’era, tra gli altri, il Coro femminile “Voci in canto” di Oderzo (in foto) – organista m.o Andrea Tessarotto, direttore m.o Cristina Roveda – che sabato ha partecipato al pellegrinaggio alla Basilica di San Pietro e poi ha animato la messa vespertina alla parrocchia dei Santi Fabiano e Venanzio.

Domenica mattina, in una giornata fredda ma molto soleggiata, Papa Leone XIV ha presieduto la messa in Piazza San Pietro con circa 60 mila pellegrini, secondo le fonti vaticane.

La storia della musica appartiene a quella del mondo: “Le grandi civiltà ci hanno fatto dono della musica affinché possiamo dire ciò che portiamo nel profondo del nostro cuore e che non sempre le parole possono esprimere – ha esordito il pontefice nell’omelia -. Tutto l’insieme dei sentimenti e delle emozioni che nascono nel nostro intimo da un rapporto vivo con la realtà possono trovare voce nella musica. Il canto, in modo particolare, rappresenta un’espressione naturale e completa dell’essere umano: la mente, i sentimenti, il corpo e l’anima qui si uniscono insieme per comunicare le cose grandi della vita”.

“Voi appartenete a cori che svolgono la loro attività soprattutto nel servizio liturgico – ha detto ancora -. Il vostro è un vero ministero che esige preparazione, fedeltà, reciproca intesa e, soprattutto, una vita spirituale profonda, che, se voi cantando pregate, aiutate tutti a pregare. È un ministero che richiede disciplina e spirito di servizio, soprattutto quando bisogna preparare una liturgia solenne o qualche evento importante per le vostre comunità. Il coro è una piccola famiglia di persone diverse unite dall’amore per la musica e dal servizio offerto”. 

“Ricordate, però, che la comunità è la vostra grande famiglia: non le state davanti, ma ne siete parte, impegnati a rendetela più unita ispirandola e coinvolgendola – ha osservato -. Come in tutte le famiglie, possono sorgere tensioni o piccole incomprensioni, cose normali quando si lavora insieme e si fatica per raggiungere un risultato. Possiamo dire che il coro è un po’ un simbolo della Chiesa che, protesa verso la sua meta, cammina nella storia lodando Dio. Anche se a volte questo cammino è irto di difficoltà e di prove, e ai momenti gioiosi se ne alternano altri più faticosi, il canto rende più leggero il viaggio e reca sollievo e consolazione”.

“Impegnatevi, dunque,- ha concluso – nel trasformare sempre più i vostri cori in un prodigio di armonia e di bellezza, siate sempre più immagine luminosa della Chiesa che loda il suo Signore. Studiate attentamente il Magistero, che indica nei documenti conciliari le norme per svolgere al meglio il vostro servizio. Soprattutto, siate capaci di rendere sempre partecipe il popolo di Dio, senza cedere alla tentazione dell’esibizione che esclude la partecipazione attiva al canto di tutta l’assemblea liturgica. Siate, in questo, segno eloquente della preghiera della Chiesa, che attraverso la bellezza della musica esprime il suo amore a Dio. Vigilate affinché la vostra vita spirituale sia sempre all’altezza del servizio che svolgete, così che esso possa esprimere autenticamente la grazia della Liturgia”.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
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