Il finale del Festival La Musica nel Sacro, il Duomo di Santa Maria Assunta di Pieve di Soligo accoglierà, domenica 19 ottobre 2025, un doppio evento di straordinaria intensità: il concerto del Coro di Stramare e della Piccola Orchestra Veneta, diretta dal Maestro concertatore Giancarlo Nadai, e la presentazione dell’installazione pittorica “Ecce Crucem Domini”, opera dell’artista Federico Lucchetta.
Il concerto conclude un percorso di grande successo nell’ambito della rassegna Armonie, Musica nel paesaggio, musica per il paesaggio e vedrà la partecipazione dei solisti Iara Ferrari (soprano), Emanuele Bastanzetti (violino), Costanza Battistella e Stefano Soncini (violoncelli). Durante la serata verranno eseguiti alcuni brani del compositore don Mansueto Viezzer, nel centenario della nascita, con la presentazione a cura di Elisa Nadai e una breve introduzione storico-artistica sul Duomo affidata alla storica dell’arte, Cristina Chiesura.
Olio su cartone applicato su tela (405,6 × 283,3 cm), realizzata nel 2016, l’opera di Federico Lucchetta, si articola in otto tele che una volta unite rappresentano la scena maestosa della Crocifissione. Essa sta toccando diverse chiese del territorio, in concomitanza di diversi eventi organizzati nelle parrocchie, prima di venir collocata definitivamente in una chiesa di Roma patria della cristianità. Ha ricevuto anche l’apprezzamento di Sua Eminenza Cardinale Parolin, segretario di stato Vaticano.
“Ecce Crucem Domini”, motto di Sant’Antonio di Padova, è una preghiera antica incisa da Papa Sisto V alla base dell’obelisco di Piazza San Pietro: “Ecco la croce del Signore! Fuggite, o nemici! Ha vinto il Leone della tribù di Giuda, la Radice di Davide! Alleluia!”. Un’invocazione di protezione, ma anche di vittoria spirituale, che diventa chiave interpretativa dell’intera composizione.
L’opera pittorica di Lucchetta si distingue per una palette severa e meditativa, dominata da toni bruni, grigi e terre profonde. La luce, invece, emerge con discrezione e potenza: l’oro, simbolo di luce e di mistero, materiale fondamentale nelle opere dell’artista, circonda le tre croci, suggerendo la presenza del divino nel cuore della tragedia.
È una luce che non cancella il dolore, ma lo trasfigura, trasformando lo strumento di supplizio in segno di redenzione.
Come nei Vangeli, il buio cala sul Calvario — ma da quel buio si leva una promessa di rinascita. Al centro della scena, Cristo crocifisso domina il monte del Golgota, nell’attimo che precede la morte.
Ai suoi piedi, una figura femminile — forse Maria o Maria Maddalena — offre il contrappunto umano al dramma divino: il volto scavato dal dolore, lo sguardo rivolto verso l’alto, nella disperazione di chi assiste impotente alla perdita del figlio e del Salvatore.
Intorno, corvi neri attraversano un cielo cupo, presagio di morte e simbolo della condizione umana segnata dal limite e dalla paura.
Le croci, disposte su un piano orizzontale che contrasta con il pendio discendente del colle, generano una tensione compositiva che riflette il paradosso della croce: la discesa nel dolore come via di ascesa spirituale.
La scena non ha tempo, racchiude al suo interno la consapevolezza dello spettatore di poter interpretarla e usarla come strumento ancora contemporaneo di redenzione, che trova le radici in una cultura ben salda e radicata dell’occidente.
Nel contesto del Festival, l’opera e l’esperienza musicale si fondono in un dialogo silenzioso ma profondo. La Crocifissione rappresenta il momento estremo, l’abbandono; la musica sacra, invece, ne raccoglie l’eco, trasformando il dolore in preghiera, il silenzio in speranza.
L’occhio contempla, l’orecchio ascolta — ma è il cuore che comprende. Con “Ecce Crucem Domini”, Federico Lucchetta consegna al pubblico non solo una riflessione teologica, ma un messaggio universale: in ogni dolore può celarsi il germe di una rinascita.
La Crocifissione non è soltanto il racconto di una sofferenza, ma la rappresentazione della condizione umana stessa, attraversata dal buio ma sempre aperta alla luce.
Nel dialogo tra pittura e musica, il Festival La Musica nel Sacro rinnova così la sua vocazione: mostrare come arte, fede e bellezza possano diventare, ancora oggi, un’unica preghiera condivisa.
(Autore: Dplay)
(Foto: Giancarlo Nadai)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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