Svelata ieri, sabato, Antifona, l’opera realizzata da Shezad Dawood, vincitrice della prima edizione del Premio “Colline ad Arte”, promosso dall’Associazione per il Patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene e realizzato con il contributo della Camera di Commercio di Treviso-Belluno.
Il Premio, del valore di 10 mila euro e destinato a sostenere la ricerca e la produzione dell’opera, mira a intrecciare arte contemporanea, paesaggio e sostenibilità, costruendo nel tempo una collezione d’arte diffusa nei luoghi iconici del territorio.
Con Antifona, Dawood ha trasformato il paesaggio in suono: un’opera che nasce dall’ascolto profondo della natura e ne restituisce la voce. La prima manifestazione sonora si è tenuta nella suggestiva Pieve di San Pietro di Feletto, dove l’opera ha dialogato con l’architettura romanica, restituendo un’esperienza immersiva che intreccia paesaggio, arte e vibrazione.
“Con il Premio ‘Colline ad Arte’ – commenta Marina Montedoro, presidente dell’Associazione per il patrimonio delle Colline del Prosecco di Conegliano e Valdobbiadene – abbiamo immaginato le nostre Colline come un luogo in cui il paesaggio diventi laboratorio di creatività e di sperimentazione, un territorio capace di ispirare e accogliere l’arte contemporanea nel suo dialogo con la natura. L’opera Antifona di Shezad Dawood dà piena forma a questa visione: è un lavoro che nasce dall’ascolto profondo della terra e la trasforma in un linguaggio universale, in cui scienza, musica e paesaggio si fondono. Con questa prima edizione, il Premio dimostra come le Colline possano essere un centro di produzione culturale vivo e innovativo, aperto al mondo ma radicato nella propria identità. L’arte sonora di Dawood ci restituisce un nuovo modo di percepire il territorio: non solo con lo sguardo, ma con l’ascolto, attraverso quella voce silenziosa che da secoli lo attraversa.”
Il Premio, nato da un’idea di Sabrina Donadel e, per questa prima edizione, sviluppato e co-curato con Valeria Szabó Facchin, ha portato Shezad Dawood – artista multidisciplinare britannico le cui opere spaziano tra pittura, tessuti, scultura, cinema e media digitali – sulle Colline Patrimonio dell’Umanità, dove, insieme all’etnobotanico Michal Mos, ha raccolto durante la propria residenza una serie di registrazioni bioelettriche delle piante. Utilizzando sensori capaci di tradurre le micro-variazioni di potenziale elettrico in dati sonori, le piante sono così diventate impulsi ritmici e frequenze variabili, rivelando un paesaggio vibratorio altrimenti impercettibile.
Terminata la fase di raccolta, i segnali sono stati puliti e filtrati e poi affidati alla compositrice e musicista Teresa Winter, pioniera della musica elettronica inglese, che li ha accolti non come campioni da arrangiare, ma come presenze da ascoltare. Seguendo la visione di Dawood – che ha agito come regista della composizione, guidandola sulla base della sua esperienza diretta del paesaggio e delle sue vibrazioni – la compositrice ha sviluppato una struttura organica e intuitiva, dove ogni suono e voce si riflette nell’altro. Per trasformare questa relazione in un’esperienza immersiva, il sound designer Rupert Clervaux ha curato il mix multicanale, modellando la presenza sonora nello spazio. Attraverso la rifinitura timbrica e la spazializzazione, ha creato una traccia a tre canali concepita per avvolgere l’ascoltatore e restituire la sensazione di trovarsi dentro un paesaggio vivo e in ascolto. Il risultato non è un brano che descrive il paesaggio, ma un paesaggio che si lascia percepire: un’esperienza sinestetica che invita chi ascolta a entrare nella stessa sonorità respirata sulle Colline dal loro interno.
“Sono molto grato a tutti coloro che hanno preso parte a questo progetto corale dedicato a dare voce alle Colline – commenta Shezad Dawood -. Dall’Associazione alle curatrici, ai miei collaboratori e alla comunità locale, abbiamo ricevuto grande incoraggiamento e sostegno. Svelare l’opera nel contesto della Pieve di San Pietro di Feletto, con la sua storia millenaria, è anche un dono immenso, un momento di profonda sinestesia e di armoniosa connessione con il paesaggio, la sua ricca biodiversità e cultura, che invita all’ascolto attento e alla contemplazione”.
Con Antifona, l’artista ha unito ricerca scientifica, sensibilità artistica e ascolto ambientale, trasformando la materia viva del paesaggio in un linguaggio condiviso che restituisce voce alla terra e alle sue vibrazioni più profonde. Dopo il suo primo svelamento alla Pieve di San Pietro di Feletto, l’opera sarà presentata in forma itinerante nel territorio delle Colline, per poi trovare collocazione permanente a Villa dei Cedri, dove diventerà parte integrante del percorso di fruizione pubblica.
(Autore: Alessandro Lanza)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
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