I nostri paesi cent’anni fa: Sernaglia

Dai “Luoghi dimenticati” alle curiosità locali. Raccogliendo sempre, grazie alla rubrica di Eventi Venetando, promossa dal Consorzio Pro Loco Quartier del Piave, fatti, avvenimenti o aspetti della vita riguardanti i singoli paesi della nostra zona un secolo fa.

Il tutto per merito anche del sapiente lavoro di recupero, riordino e stesura a cura del professor Enrico Dall’Anese. Proseguiamo, in questa seconda puntata del nuovo format, da Sernaglia della Battaglia.

L’anno 1922 si apre con una nevicata eccezionale nella notte tra il 13 e 14 gennaio.

Il paese è in piena ricostruzione dopo i danni della guerra.

Si sta ricostruendo anche l’oratorio di San Rocco. Sorge l’idea di dotare il campanile di un orologio, dal momento che occorreranno alcuni anni prima che quello del campanile della chiesa parrocchiale, in costruzione, possa funzionare. Si forma un apposito comitato che in breve tempo riesce a raccogliere la metà della somma necessaria.

Continua la piaga delle classi scolastiche superaffollate.

Nel 1921 l’insegnante Pillonetto Maria ha 107 alunni, Gardin Maria 106, Trinca Agnese 144, Savoini Antonietta 76, Poli Luigia 73, Tandura Luigia 107, Trinca Elisa 72. L’anno dopo si adotta la misura dello “sfollamento”: le classi numerose vengono divise e l’insegnante con doppio turno ottiene un aumento corrispondente ai due quinti dello stipendio.

Il Comune è troppo “generoso” e regala i testi scolastici e il materiale di cancelleria a tutti.

Si è così raggiunta l’esorbitante cifra annuale di lire 15.000 rispetto a quella, per es., di sole lire 1500 a Pieve di Soligo. Il Sindaco propone l’istituzione di un Patronato scolastico che, in parte finanziato dal Comune, conceda i testi solo agli alunni più bisognosi. Del resto, osserva, “i fanciulli stessi quando sanno che i loro genitori devono comprare i libri hanno più economia nell’usarne ed un libro di lettura può bastare alle famiglie anche due anni e più”.

In estate la persistente ed eccezionale siccità prosciuga perfino l’acquedotto. Si provvede la popolazione di acqua non potabile per gli usi domestici e degli animali. Si costruisce subito con tubi di cemento una cisterna sul letto del torrente Gavada.

Numerosi abitanti del colmello Busche chiedono che sia costruito al centro della borgata un pozzo ad uso pubblico “perché la pompa che ivi esisteva non funziona essendo stata male riparata dal Ministero delle Terre Liberate dopo la distruzione della guerra”. La spesa prevista si aggira sulle 880 lire. Il consiglio comunale approva all’unanimità.

“D’altra parte, osserva il Sindaco, è noto ormai che le pompe non sono adatte al pubblico, che ne fa cattivo uso, e sono sempre soggette a devastazioni e vandalismi specie nelle ore notturne quando manca la sorveglianza, per cui quegli abitanti stanno continuamente senza acqua”.

La costruzione del pozzo, su progetto dello studio tecnico Pillonetto&Maroso, comincerà nell’autunno del 1923.

(Autore: Venetando)
(Foto: Eventi Venetando)
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