I Templari, tra leggenda e storia. Riponti: “Ora nuove ricerche sulle presenze in Alta Marca”

Antonio Menegon (ArcheoSusegana Aps), l’avv. Danilo Riponti e l’assessore Daniele Chiesurin

Nel territorio di Collalto ci sono state presenze dei Templari, l’ordine militare potente e misterioso della storia dell’Occidente medievale?

L’avvocato Danilo Riponti

Si è conclusa con l’auspicio di nuove ricerche storiche e cartografiche in zona la conferenza di approfondimento “Fra Pietro da Bologna difensore dei Templari” a cura di Danilo Riponti, avvocato penalista, membro del Comitato Scientifico di “Scrinium”, fiduciaria dell’Archivio Segreto Vaticano, quale esperto di Storia degli Ordini Cavallereschi e dell’Età delle Crociate.

L’evento, tenutosi sabato pomeriggio in sala consiliare a Susegana, gremita per l’occasione, è stato promosso da ArcheoSusegana Aps, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale.

“Nelle cartografie del Cinquecento – ha spiegato Riponti – c’è una località denominata “Il Tempio” e situata all’inizio della Crevada. Ora non c’è più nulla, ma è lecito supporre ci siano state delle tracce del loro passaggio sulle prime colline”.  

La conferenza è stata aperta dall’introduzione del presidente Antonio Menegon, che ha evidenziato la rilevanza storica e divulgativa dell’iniziativa e ha consegnato all’avvocato Riponti la tessera onoraria di Acheosusegana. All’appuntamento era presente anche l’assessore alla cultura di Susegana, Daniele Chiesurin.

Menegon consegna la tessera onoraria di ArcheoSusegana all’avv. Riponti

“Quello dei Templari – ha esordito Riponti – è un tema estremamente trattato ed affascinante, che anche a distanza di 700 anni attrae moltissimo l’attenzione del pubblico. La maggior parte della letteratura che leggiamo, però, è pura fantasia”.

“Nel Medioevo i ceti erano sociali erano chiaramente distinti tra i produttori di economia, coloro che pregavano e coloro che facevano la guerra – ha precisato -, e non era concepibile pensare a una figura che potesse riunire le dimensioni del mistico e del soldato”.

Tutto questo durò “fino a Bernardo, teologo straordinario che ha introdotto la venerazione mariana come la conosciamo oggi. In un suo trattatello, descrive una nuova milizia per un itinerario geografico e spirituale nella Terra santa, tracciando la logica teologica possibile per scavalcare la divisione tra ministri e monaci, il milites Christi: prototipo del Crociato, che si fa carico di missione spirituale e liberazione di terra santa da gioghi di altre religioni”.

“Ma come mai questa istituzione del cavaliere templare è sopravvissuta al mito e alla soppressione amministrative dell’ordine del 1312, e si è perpetrato con forza fino a oggi?” si è domandato Riponti, che ha guidato un lungo approfondimento storico e religioso dell’Ordine.

“Al di là dell’investitura di essere cavalieri del Bene e di usare violenza a fine di sconfiggere male teologico contro la cristianità – ha specificato Riponti -, i Templari avevano una visione del mondo molto complessa e affascinante”.

Il relatore ha evidenziato la profonda dimensione culturale dei Templari, che “avevano grandissima considerazione di tutte le religioni del Libro, studiavano in modo rigoroso e custodivano un grande patrimonio intellettuale e culturale”: “Dimostravano una singolare sensibilità verso gli altri Credo – ha ribadito – e si tramanda che i Templari scortavano gli islamici in pellegrinaggio prestando garanzie”.

Lo studioso ha pure approfondito la funzione sociale che ricopriva l’ordine dei Templari, i quali si distinguevano anche per la capacità di amministrare i beni e la loro economia: “Nel mondo dell’aristocrazia militare, il primogenito ereditava; il secondo era destinato alla vocazione religiosa, e dal terzo figlio la questione poteva farsi problematica. Data la medesima formazione, questi potevano destabilizzare l’ordine per la loro ambizione a ruoli e possedimenti, e minare la sicurezza sociale. Invece, l’ordine dei Templari, come altri nel tempo, risolse questo problema dell’assorbimento degli altri figli dopo il secondo, garantendo il riconoscimento della dignità e del prestigio sociale, e arricchendosi di componenti di cultura, valore, e formazione nobiliare per la loro crescita istituzionale”.  

Nel territorio della Marca, quali sono le testimonianze di passaggio dei Templari? “Il Tempio di Ormelle – ha spiegato Riponti – è di certo molto rilevante. Sono state segnalate anche delle case a Venezia e Treviso. Non sono chiare le fonti su chi abbia istituito la sede di Ormelle, costruita tra il 1147 e il 1149, in una zona deputata alle attività tessili a fianco di quelle agricole: forse Ezzelino I il Baldo, o i vescovi di Belluno, o i da Camino”.

Il relatore si è soffermato sulla conclusione della parabola storica dei Templari, avvenuta in concomitanza con “lo scontro finale e la fine della missione di cristianità in Terra Santa”, nel maggio 1291. Egli ha evidenziato il ruolo che ha giocato la riflessione europea sulla loro funzione, unita alle ambizioni del re di Francia Filippo IV il Bello e a un tempo di debolezza della Chiesa, che “in quell’occasione non riuscì a difendere questi suoi figli”.

“Il processo ai Templari – ha concluso Riponti – è stata un’inammissibile forzatura giuridica”. In quel 1307, ci fu uno scambio di accuse con emissioni di ordini di arresto, bolle papali, assoluzioni e confronti tra regno di Francia e Chiesa, che si tradusse “in un processo falso e pure infiammato dai media del tempo. Filippo IV fece sparire i testimoni, compreso fra Pietro da Bologna, che si spese a difesa dei Templari”.

(Autrice: Beatrice Zabotti)
(Foto e video: Qdpnews.it)
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