Innovazione, tecnologie e multidisciplinarietà: neurochirurgia del Ca’ Foncello polo all’avanguardia

Sono moltissime le patologie che colpiscono la colonna vertebrale. Problematiche, in alcuni casi particolarmente complesse, legate a condizioni traumatiche o patologiche che richiedono un approccio neurochirurgico non convenzionale.

La neurochirurgia negli ultimi anni ha registrato significativi passi in avanti, grazie anche allo sviluppo di tecnologie diagnostiche e interventistiche all’avanguardia meno invasive.

Nuove frontiere nel trattamento delle patologie della colonna vertebrale che incoronano la neurochirurgia dell’Ospedale Ca’ Foncello di Treviso, che può vantare una lunga tradizione in questo ramo della ricerca medica, quale centro di eccellenza in Veneto e punto di riferimento sul tutto il territorio.

Risultati brillanti, costruiti negli anni con impegno e dedizione, che riempiono di orgoglio Francesco Benazzi, direttore generale dell’Ulss 2 di Treviso. Nel corso di un incontro con la stampa tenutosi questa mattina nella sala delle scuderie di Villa Carisi, il numero uno dell’azienda sanitaria ha rivendicato e ricostruito gli sforzi fatti per trasformare l’unità di neurochirurgia nella punta di diamante della sanità veneta.

Da sinistra Del Verme, Canova, Benazzi e Stafa

“Siamo il fiore all’occhiello della nostra sanità – esordisce Benazzi – una storia dalle radici lontane che ha inizio nel 1984 con il professor Carteri: un’epoca che possiamo considerare l’anno zero della neurochirurgia. E’ giusto ricordarlo perché quello trevigiano rappresenta un modello, grazie anche all’impegno del compianto professor Enzo Di Stefano. Da allora siamo cresciuti grazie a un gruppo di professionisti eterogeneo e altamente specializzato in grado di intervenire sia a livello del sistema nervoso centrale che periferico”.

Un settore in crescita, quello della neurochirurgia e neuroradiologia interventistica, che oggi può contare su professionisti prestigiosi come il dottor Jacopo Del Verme, direttore dell’unità spinale di Neurochirurgia e del dottor Altin Stafa, direttore di neuroradiologia interventistica spinale.

Chirurgia vertebrale con numeri in costante crescita che può contare su innovazione tecnologica, con pratiche meno invasive rispetto alla tradizionale chirurgia, e sulla cooperazione tra professionisti di lungo corso: un binomio più volte ribadito come chiave dirimente per una diagnosi corretta e l’individuazione di interventi più adatti alle necessità di ogni singolo paziente: “L’evoluzione della chirurgia spinale a Treviso ha registrato un crescendo esponenziale – spiega Giuseppe Canova, direttore di neurochirurgia –. Negli anni abbiamo sperimentato nuove tecniche sia nell’ambito della neurochirurgia che in quello della neuroradiologia. Una quota interventistica, anche protesica, che ci vede primi in Veneto e in Italia. Molti i colleghi che arrivano da noi da tutto il territorio nazionale per conoscere e apprendere le nostre tecniche di intervento”.

Ernia del disco lombare e cervicale, fratture vertebrali, stenosi del cranio lombare, instabilità vertebrale, sindrome delle faccette articolari, aderenze cicatriziali, come conseguenza di interventi chirurgici precedenti, discectomie per cutanee e vertebroplastica sono solo alcuni degli interventi risolutivi realizzati dal duo Altin – Del Verme: professionisti che potenzieranno, rispettivamente, la neurochirurgia di Conegliano e Vittorio Veneto.

Ampissima la varietà degli interventi effettuati con numeri in crescita costante: “Oltre 2500 interventi di chirurgia della colonna negli ultimi tre anni – ricorda Canova – con un incremento del 15%. L’affiancamento alla neurochirurgia della neuroradiologia con procedure meno invasive, come quelle percutanee, ci consente di affrontare situazioni che precedentemente necessitavano interventi strettamente chirurgici. Le casistiche che affrontiamo sono estremamente eterogenee, sebbene alcune persone soffrano di problematiche e sintomatologie analoghe – sottolinea il primario di neurochirurgia -. Le cause che possono averle determinate sono estremamente diverse”.

Una visione della neurochirurgia che è profondamente cambiata: “Nell’immaginario collettivo la neurochirurgia generalmente è associata alla diagnosi – spiega Altin Stafa, direttore di neuroradiologia interventistica spinale -; da anni la neurochirurgia non diagnostica soltanto ma è in grado curare il paziente grazie a tecnologie come la crioablazione, le tecniche a caldo e a freddo, il laser per il trattamento delle ernie cervicali e lombari ma anche dorsali, una patologia di nicchia, quest’ultima, che sta dando importanti risultati”.

Parole chiave, dunque, sono innovazione e tecnologie non invasive. Un fronte rispetto al quale l’azienda sanitaria sta investendo moltissimo: “E’ la collaborazione tra specialisti l’investimento più importante nel raggiungimento di questi risultati. La tecnologia, se si lavora per compartimenti stagni, ha un limite che non è possibile superare – sottolinea Stafa – cooperare tra professionisti moltiplica le potenzialità della tecnica. I trattamenti standardizzati hanno limiti evidenti ed è per questo che il dialogo e il confronto tra professionisti permette di individuare la soluzione giusta per i pazienti. Siamo stati i primi a utilizzare nel 2019 la tecnica del laser eudermico per il trattamento delle ernie – ricorda il professionista – con circa 70 casi per quella che si presenta come patologia nuova”.

Significativi anche gli interventi di protesi vertebrali e su pazienti oncologici: “Per quanto riguarda la prima condizione, nel Trevigiano si segnala una casistica maggiore di casi che necessitano supporto protesico rispetto a quella regionale e nazionale, con 178 pazienti trattati. Per quanto riguarda gli oncologici – spiega Altin – questi diventano pazienti cronici a causa di dolori che sono conseguenza delle metastasi. Attraverso tecniche non invasive interveniamo bruciando la metastasi e riempiendola di cemento: una procedura che evita l’espansione metastatica a livello spinale, riduce il dolore e le spese per la gestione del paziente”.

Tecnologia e innovazione, richiamate più volte nel corso della conferenza, alle quali Jacopo Del Verme, direttore dell’unità spinale di neurochirurgia, aggiunge un terzo pilastro: quello della multidisciplinarietà. “E’ l’insieme delle riflessioni condivise dalla nostra équipe, rappresentata da figure specialistiche diverse, che ha reso possibile la creazione di un’ampia serie di percorsi diagnostici e interventistici. L’innovazione è necessaria per l’aspettativa di vita di una popolazione che raggiunge età importanti rispetto al passato e in molti casi presenta condizioni pluripatologiche per le quali non si poteva proporre la chirurgia: la presenza di tecniche mini invasive ha permesso di dare risposte anche a loro. Esportare questa operatività a Vittorio Veneto e Conegliano è stata una scelta importante perché, visti gli alti numeri, ci permette di distribuire più uniformemente i nostri interventi anche rispetto a problematiche più diffuse, come l’ernia”.

Interventi che abbracciano una fascia di età ampia, dai bambini ai neonati fino agli ultraottantenni: “Sui pazienti più piccoli sono i tumori, le malformazioni congenite e le patologie traumatiche le cause di intervento chirurgico spinale più frequenti – spiega Del Verme –. Molte le ernie in soggetti non ancora adolescenti, la cui comparsa è sempre più precoce e rispetto alle quali la componente congenita, familiare e uno stile di vita scorretto giocano un ruolo centrale”.

(Autrice: Emma de Maria)
(Foto: Ulss 2 Marca trevigiana ed Emma de Maria)
(Articolo di proprietà di Dplay Srl)
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