Prendiamola con Filosofia. La felicità: che cosa posso sperare?

Decima (e ultima) puntata della rubrica di Qdpnews.it – Quotidiano del Piave “Prendiamola con Filosofia”: accompagnati dal professor Simone Ferraro del Collegio vescovile Pio X di Treviso proseguiamo e terminiamo il viaggio a puntate alla scoperta di questa disciplina antica e fondamentale, quanto mai preziosa in questi tempi contrassegnati da cambiamenti (iper)veloci e a volte contraddittori. Buona lettura e grazie per l’attenzione!

Con la domanda di oggi, “Che cosa posso sperare?”, proviamo a chiudere un cerchio che abbiamo aperto all’inizio del nostro percorso, quando ci siamo interrogati sul significato del motto “prendila con filosofia!”. Quella di oggi è infatti l’ultima delle dieci domande che ci hanno accompagnato nell’esplorazione di questo invito, ed è una domanda che ci interroga su quale sia il senso e il fine che gli attribuiamo. In altre parole, con la domanda “Che cosa posso sperare?”, oggi vogliamo chiederci che cosa possiamo aspettarci se decidiamo di prendere la vita con filosofia, che cosa possiamo sperare che ci accada se filosofiamo.

Se proviamo a confrontarci con i filosofi di ogni luogo e tempo scopriamo che, al di là delle differenze di orientamento e approccio, il loro pensiero sembra convergere sempre in un punto, che è più o meno questo: quando facciamo una scelta, scegliamo ciò a cui attribuiamo valore e ciò che ha valore è desiderato perché è considerato un bene, e il massimo bene è la felicità.

Qualsiasi cosa significhi questa parola, tutti considerano la felicità uno stato d’animo che ci concilia con la realtà: che ci dice che stiamo bene, che il nostro desiderio profondo di ben-essere è appagato, che siamo in pace e armonia con noi stessi e con ciò che è altro da noi.

Intesa in questo senso, la felicità non coincide con nessun piacere fugace né con nessuna cosa determinata, cioè non c’è nulla che, in quanto è ciò che è e in modo definitivo, possa renderci felici. Piuttosto, la felicità va intesa come un “concetto limite”, uno stato precario del nostro essere, che emerge dal nostro vissuto come risultato complessivo dalle sensazioni e dei sentimenti che viviamo, del significato e del senso che gli attribuiamo, delle scelte che facciamo e delle speranze che nutriamo. È uno stato d’animo che ci indica ciò che siamo e a che punto siamo, ma che non può mai essere ottenuto in modo definitivo, perché non dipende solo da noi.

Come sosteneva Eraclito, infatti, “ogni cosa muta e noi con essa”. “Non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume”, perché la seconda volta l’acqua non è la stessa e nemmeno noi siamo gli stessi. La vita è come un fuoco, è continuo cambiamento: “panta rei”, diceva Eraclito, “tutto scorre” e di volta in volta ne emerge un nuovo equilibrio.

La felicità, quindi, è un equilibrio dinamico che emerge da un processo di costante cambiamento. Se provata, non è comunque data una volta per tutte e va invece costantemente desiderata e cercata. E questo desiderare e cercare ha a che fare con quella stessa tensione che caratterizza l’indagine della filosofia, che abbiamo detto essere “amore per il sapere”.

Il sapere, come abbiamo visto, è la conoscenza della realtà in cui viviamo, è la casa che abitiamo e nella quale facciamo ordine grazie alla ragione. La ragione è infatti lo strumento che ciascuno ha a disposizione per vivere in modo consapevole la relazione con ciò che è “altro”, in particolare con l’altro che come me è dotato di ragione. In tal senso, la ragione è il filo con il quale uniamo ogni vissuto ad ogni altro e con il quale intrecciamo il tessuto della nostra realtà con il tessuto della realtà degli altri, con i quali comunichiamo e cooperiamo per mantenere ordinata la casa comune del sapere, da cui dipende la felicità di ciascuno.

Stanno quindi a ciascuno il compito e la responsabilità di mantenere viva la meraviglia di fronte a quell’intreccio, di interrogarlo e comprenderlo in modo critico e razionale dialogando con gli altri, e infine di viverlo facendo le proprie scelte, con la speranza di agire bene ed essere felici.

Come ci suggerisce Socrate, il significato e il senso del motto “prendila con filosofia!” risiedono nell’invito a “conoscere sé stessi” coltivando nei confronti della realtà un atteggiamento attivo di ricerca. Ed è a questa ricerca che dobbiamo attribuire il massimo valore se vogliamo prendere la vita con filosofia, coltivando la speranza che filosofando ci sia possibile realizzare quei quattro aspetti di cui abbiamo parlato nel primo video e che dovrebbero consentirci di resistere agli imprevisti della vita e di superare gli ostacoli con equilibrio interiore:

  • non farti sopraffare dalle emozioni, cerca invece di comprendere in profondità ciò che vivi facendo uso della ragione;
  • accetta ciò che non puoi cambiare, concentrati invece su ciò che puoi cambiare, facendo scelte consapevoli;
  • trova una prospettiva più ampia, mantenendoti aperto alla meraviglia e lasciandoti stupire da ciò che dai per scontato;
  • impara dalla situazione, ammettendo di non sapere tutto ciò che c’è da sapere e assumendo un atteggiamento critico e razionale sulla realtà.

Ricordando questi quattro punti da cui siamo partiti, chiudiamo il cerchio che abbiamo aperto con il primo video e chiudiamo anche il nostro percorso. Con la speranza di avere in qualche modo stimolato il desiderio di filosofare, non mi rimane che augurarvi buon cammino.

Abstract

Dopo aver affrontato il problema del sapere (“Che cosa posso sapere?”) e dell’azione (“Che cosa devo fare?”), il video conclude il percorso con la domanda “Che cosa posso sperare?”. Questa domanda, l’ultima delle tre kantiane, esplora il senso e il fine del filosofare, riconducendoli al concetto di felicità.

Il video propone l’idea che la felicità non sia un piacere fugace o un obiettivo raggiungibile in modo definitivo, ma piuttosto un “concetto limite”: uno stato di precario equilibrio e armonia che emerge dal nostro vissuto. Citando Eraclito e la sua idea che “tutto scorre” (panta rei), si sottolinea che la vita è costante cambiamento e, di conseguenza, la felicità non è un equilibrio statico ma dinamico, che va costantemente ricercato e desiderato.

Nel video si ribadisce che la ragione è lo strumento che ci permette di vivere consapevolmente e di “fare ordine” nella nostra “casa del sapere”. Inoltre, la ragione ci connette agli altri, con i quali costruiamo la “casa comune” del sapere che va mantenuta attraverso il dialogo e la cooperazione. In questo senso, la ricerca della felicità è una responsabilità individuale e collettiva, che si basa sull’essere in relazione con gli altri e con la realtà.

In conclusione, si chiude il cerchio del percorso affermando che, giunti alla fine, ciò che possiamo sperare è che filosofando si possano realizzare quei quattro punti che si era visto essere il cuore del motto “Prendila con filosofia!”:

  • non farti sopraffare dalle emozioni: usando la ragione per comprendere in profondità.
  • Accettare ciò che non puoi cambiare: concentrandosi sulle scelte consapevoli.
  • Trovare una prospettiva più ampia: rimanendo aperti alla meraviglia.
  • Imparare dalla situazione: assumendo un atteggiamento critico e razionale.

Il video si chiude con la speranza di aver stimolato il desiderio di filosofare e che, filosofando, per ciò che in suo potere, ciascuno possa contribuire attivamente alla propria felicità.

(Autore: Simone Ferraro)
(Foto e video: Mihaela Condurache)
(Articolo, foto e video di proprietà di Dplay Srl)
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