Ukulele, ninne nanne e gato box: la musicoterapia entra in intensiva neonatale

C’è un nuovo, dolce suono che risuona nella Terapia intensiva neonatale dell’Ospedale di Treviso. Da alcuni giorni, infatti, è approdata in reparto la Musicoterapia, un viaggio emozionale dedicato ai piccoli guerrieri nati troppo presto e ai loro genitori per riscoprire, attraverso le note, quel legame prezioso e profondo messo alla prova dalla nascita anticipata.

L’iniziativa, parte del progetto regionale GeNI – Generazioni e nuovi inizi (finanziato dalla Regione del Veneto e coordinato dal Consorzio Intesa CCA, con Ulss 2 in qualità di partner), trasforma l’ambiente clinico in uno spazio di ascolto, vicinanza e speranza.

“La Musicoterapia in Terapia Intensiva Neonatale – spiega la primaria, dottoressa Paola Lago – è un percorso clinico dedicato e non invasivo che utilizza il suono, la voce ed il mondo sonoro per sostenere il benessere del neonato e dei suoi genitori. È un intervento non farmacologico consolidato, con note evidenze scientifiche che ne dimostrano i benefìci sia per i neonati prematuri che per i loro genitori. L’obiettivo principale è creare un ambiente sonoro più fisiologico e meno stressante, simile all’ambiente intrauterino. A condurre le ore di condivisione con le persone in TIN è una professionista musicoterapeuta, Francesca Poloni”.

Gli incontri vengono eseguiti direttamente dalla musicoterapeuta alla culla del neonato oppure, con il coinvolgimento dei genitori, in una saletta dedicata. I genitori vengono accompagnati a dialogare con il loro bambino attraverso il suono, ninne nanne create insieme, canzoni e storie.

Ascoltare la voce della mamma o le ninne nanne da lei cantate è fondamentale per rafforzare la relazione con il bambino e garantire un senso di familiarità e sicurezza, ma anche la musica dal vivo diventa un valido supporto con l’utilizzo di strumenti specifici come il gato box, usato per aiutare a regolarizzare il ritmo cardiaco attraverso la percussione, l’ocean-disc, un disco contenente piccole sfere che, muovendosi, ricreano il suono e la vibrazione dei fluidi intrauterini, utile per stabilizzare il respiro o durante la transizione al sonno, o anche l’ukulele.

OBIETTIVI DEL PROGETTO

  • sostenere la genitorialità e la generatività familiare e sociale nei primi mille giorni di vita del bambino/a; l’attività è family-centered, si incoraggiano i genitori a partecipare attivamente, anche scrivendo ninne nanne per i propri figli, questo rafforza il ruolo della famiglia nel processo di cura;
  • attivare interventi di family coaching e networking per rafforzare i servizi di assistenza e prossimità alle famiglie, da realizzarsi direttamente all’interno del reparto.

“Questo bellissimo progetto rappresenta un ulteriore step sulla strada dell’umanizzazione delle cure che perseguiamo con grande attenzione e determinazione – sottolinea il direttore generale dell’azienda sanitaria, Francesco Benazzi -. La musicoterapia ha effetti benefici importanti, evidenziati scientificamente sui bimbi prematuri: tra questi la stabilizzazione dei parametri vitali del neonato, il miglioramento dello sviluppo neurologico e socio-affettivo, una regolazione più efficace dei ritmi sonno-veglia, la riduzione tempi di ricovero. Rafforza, inoltre, il legame affettivo dei genitori con il proprio bambino e riduce le tensioni e lo stress, contribuendo in tal modo a supportare lo sviluppo del neonato prematuro e a sostenere l’intera famiglia”.

(Autore: Redazione di Qdpnews.it)
(Foto: Ulss 2 Marca trevigiana)
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